Ciao Silvia
Ci sono perdite che non rimangono circoscritte alla famiglia, ma che impoveriscono l'intera comunità. Quella di Silvia Favuzzi è sicuramente una di queste.
Quattordici anni ancora da compiere, Silvia, figlia di Mimmo Favuzzi, fra i fondatori di questo giornale, e di Franca de Marco, ci ha lasciato qualche giorno fa in modo improvviso, per la recrudescenza di una malattia che sembrava avere sconfitto anche grazie alla sua determinazione a vivere e al sostegno della famiglia.
I capelli ricci, così belli, così suoi, erano cresciuti, Silvia era tornata a scuola, ripreso a fare teatro, la sua attività di sindaco del Consiglio Comunale dei ragazzi, aveva iniziato piena di curiosità e di voglia di sapere il Liceo Classico, ma ha fatto giusto in tempo a farsi amare dai nuovi compagni e docenti prima di esserci strappata via.
Una di quelle perdite per cui chi ha fede cerca disperatamente una risposta in Dio, mentre per chi non crede, lo smarrimento è ancora più grande. Muti i libri di filosofia, silenti i saggi, che pure hanno già sperimentato l'incomprensibilità dell'esistenza.
Rimane il dolore immenso della famiglia, cui la città si è stretta al momento dell'ultimo commiato, rimane il senso di perdita, d'impoverimento, perché senza il sorriso di Silvia e i suoi capelli ricci e ribelli e il suo impegno entusiasta di chi ha ancora fiducia che il mondo possa essere cambiato, siamo tutti più soli e più tristi.
Il Direttore e la Redazione di “Quindici”