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Cetriolo, blocco del mercato locale ma l'agricoltura è in crisi
15 giugno 2011

E alla fine, il macero. Martedì 7 giugno sono stati tritati nel mercato ortofrutticolo di Molfetta quintali e quintali di cetrioli. La psicosi del batterio killer, causa di oltre 24 morti in Germania, ha bloccato il mercato a livello locale da venerdì 3 giugno. Ingenti perdite per produttori e grossisti molfettesi (ma il contraccolpo è stato avvertito in tutta Italia): il consumatore non ha più acquistato l’ortaggio, ingiustamente incriminato di essere stato l’ospite del batterio (la Commissione Europea l’ha scagionato dopo quasi due settimana dall’inizio del contagio). Conservato nelle celle frigorifere per più di tre giorni, il cetriolo si è disidratato per il suo naturale deperimento: sua ultima destinazione, il macero. «A questo deperimento ha contribuito anche l’effetto serra che si crea all’interno del mercato, in cui si raggiungono i 40 gradi e elevati tassi di umidità in periodo estivo - hanno lamentato alcuni produttori e grossisti a Quindici - per questo motivo abbiamo divelto alcuni pannelli della copertura sul tetto del mercato». Non è possibile calcolare la quantità esatta di cetrioli destinati al macero, ma si possono stimare quasi 30-35 quintali per quei posteggi che acquistano e rivendono l’ortaggio ogni giorno. Quasi 200-250 casse a grossista per una perdita di circa 1.400 euro a produttore e 140/150 euro di provvigione a commerciante al giorno (per un prezzo minimo di 40cent/quintale). Insomma, quasi un milione di euro il danno subito dall’agricoltura molfettese. Il macero è stato eseguito con certificazioni che saranno utilizzate per accertare le perdite dei singoli produttori, nel caso in cui siano richiesti e ottenuti incentivi per lo stato di crisi di mercato (in altre occasioni, sarebbero stati gli stessi produttori a ritirare il prodotto agricolo per utilizzarlo come concime). L’INTERVENTO DELLA POLITICA I produttori, pressanti dalle ingenti spese di manutenzione, hanno già tagliato le piante di cetrioli nelle serre, bloccando così un intero ciclo di produzione. È partita la campagna istituzionale pro cetriolo del Comune di Molfetta con l’affissione di manifesti in città. Ancora troppo poco per i produttori, che hanno chiesto all’assessore regionale alle Risorse Agroalimentari Dario Stefàno , in occasione di un incontro pubblico, una verifica urgente dei danni subiti. Intanto, l’Unione Europea ha messo a disposizione 150milioni di euro per tutti i Pesi europei colpiti (a fronte di una richiesta di 400milioni di euro). Dotazione finanziaria che dovrà essere irrobustita, secondo l’assessore Stefàno, che ha spiegato come non sarà possibile fare una stima dei danni ettaro per ettaro, se l’UE chiederà dei quantitativi statistici. La vera sfida sarà canalizzare in modo tempestivo i flussi finanziari, senza l’intermediazione di terze entità, rivolti solo a quei produttori che hanno realmente subito danni economici. Riconosciuto dalla Giunta Vendola lo stato di crisi di mercato per richiedere al Ministero delle Politiche Agricole ulteriori finanziamenti, dovranno essere maggiori le sollecitazioni alla UE, che non solo è stata intempestiva nel contrastare l’errata campagna mediatica contro il cetriolo, ma necessita di una ristrutturazione del settore dei controlli, soprattutto per l’etichettatura del prodotto, ormai scaricata ai singoli Stati membri o alle Regioni. AGRICOLTURA LOCALE CRISI CONTINUA Lo stallo delle vendite del cetriolo e la relativa dispersione economica sono solo la punta dell’iceberg. Destrutturazione dell’economia agricola locale e difficile commercializzazione dei prodotti, i veri problemi: il prodotto agricolo molfettese, destinato solo al mercato locale sempre soggetto a rapide saturazioni, non rientra né nella grande distruzione né nella rete delle esportazioni. Ridotti all’osso i profitti per i produttori. Necessario un rilancio dell’agricoltura locale, ancora troppo fragile di fronte a calamità naturali o umane e nella lotta alle agropiraterie. Dovranno essere le associazioni di categoria ad andare incontro al produttore, e non il contrario, in un lavoro corale e sinergico delle istituzioni per affrontare la situazione e attuare misure che possano salvaguardare il settore. Tempestività, la parola chiave per ridare competitività al prodotto locale, minato dalla crisi strutturale del settore. Perché non canalizzare la tracciabilità del marchio e la certificazione del prodotto, ottenendo il marchio Dop? Una possibile soluzione per risollevare l’agricoltura locale e tenere alto il brand pugliese nel mercato europeo e mondiale. Perché non è più il tempo di propaganda elettorale.

Autore: Marcello la Forgia
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