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Cesare Salvi e Maria Celeste Nardini per l'appello finale ai 4 SI'
10 giugno 2005

MOLFETTA – 10.6.2005 L'attività del “Comitato per il sì ai referendum” di Molfetta” si concluderà questa sera, a Corso Umberto, altezza Liceo Classico, alle ore 19.30, dove parleranno la deputata di Rifondazione Comunista, Maria Celeste Nardini e il senatore dei Democratici di sinistra, Cesare Salvi (nella foto), introdurrà Gianni Porta, segretario cittadino di Rifondazione Comunista. Si tratterà dell'ultimo invito a votare e ad esprimersi per i 4 sì, che consentiranno di rettificare gli aspetti più discutibili della Legge 40 sulla fecondazione medicalmente assistita. Il Comitato molfettese in un mese di attività ha organizzato numerose iniziative, tutte volte a spiegare i vari aspetti della Legge oggetto di referendum e a chiarire perché è necessario modificarne alcuni articoli. Iniziative cui hanno preso parte uomini di scienza, giuristi, politici, per discuterne i diversi risvolti, nella convinzione che non vi sia argomento, per quanto complesso, su cui i cittadini non possano essere informati e messi nella condizione di poter esprimere un loro parere ragionato. La partecipazione al voto e l'espressione di 4 Sì è non solo necessaria per eliminare nella legge sulla fecondazione assistita tutte le parti più oscurantiste e liberticide che mortificano soprattutto i diritti fondamentali delle donne, ma anche per difendere il principio supremo della laicità dello Stato e la libertà di ricerca scientifica. I quesiti referendari riguardano aspetti differenti della legge. Il primo riguarda il divieto ai ricercatori di utilizzare cellule staminali prelevate da embrioni non utilizzati. La ricerca sulle staminali, permessa in molte altre parti del mondo, è fondamentale per combattere malattie come il cancro, la sclerosi, l'Alzheimer, il Parkinson, il diabete e molte altre ancora. Problemi che, con tutta evidenza, non sono circoscritti solo a coppie desiderose di avere un figlio, ma che solo in Italia, investono circa 12 milioni di persone cui la Legge 40, così com'è, sottrae una speranza fondata di guarigione. Il secondo richiede l'abrogazione degli articoli che non consentono il congelamento degli embrioni e obbligano la fecondazione di un numero massimo di tre ovuli alla volta, il che obbliga la donna, in caso di insuccesso del trattamento, a sottoporsi a più cicli di cura, con possibili danni per la sua salute. Inoltre, non permettono alle coppie portatrici di malattie genetiche e infettive la cosiddetta “analisi preimpianto”, cioè un esame dell'embrione prima del suo trasferimento nell'utero della donna. Si espone così la donna a un doppio trauma: la possibilità di impiantare un embrione malato e la conseguente probabilità di dover ricorrere a un aborto terapeutico. Il terzo si esprime per l'abrogazione della norma che assicura al “concepito”, cioè l'ovulo fecondato, ancor prima che si formi l'embrione, gli stessi diritti della madre e di ogni persona nata. Infine si chiede che sia permessa la fecondazione anche utilizzando gameti di donatori esterni alla coppia, cui si ricorre in genere solo in casi di grave sterilità.
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