Centri commerciali a Molfetta, la grande illusione e l'amaro risveglio
MOLFETTA – Accolti con grandi speranze in una terra dove la disoccupazione è endemica, i centri commerciali da Molfetta outlet Fashion District, all’Ipercoop, alla Mongolfiera, Mediaword, e a tutti gli altri, ora, con la crisi, presentano il conto. E a rimetterci, come sempre, sono i lavoratori.
Dopo l’Ipercoop ora tocca a Mediaword che annuncia 29 posti a rischio (per ora) anche a Molfetta. La società MediaMarket, titolare dei marchi Media World e Saturn, ha comunicato ai sindacati l'avvio della procedura di mobilità. Alla base di questa decisione il solito motivo: calo delle vendite. I negozi a rischio sono quelli di Roma, Milano, Genova, Settimo Milanese, Nola, Napoli e Brescia. Per Bari, Casamassima e Molfetta, invece, si prevede solo una riduzione del personale, ma i punti vendita, almeno per ora, non dovrebbero essere a rischio chiusura, mentre su scala nazionale saranno chiusi ben sette negozi con oltre 900 esuberi.
In realtà questi colossi, dopo aver distrutto il commercio locale con grandi strutture che avevano come obiettivo principale quello di mungere soldi da trasferire al Nord a prezzo di posti precari e a termine, con la crisi gettano la maschera e riversano sui lavoratori errori aziendali che hanno portato all’attuale situazione.
Dopo l’entusiasmo e l’euforia del passato, quando ai centri commerciali sono state concesse grandi agevolazioni, oggi arriva la disillusione e al Sud viene presentato il conto con la minaccia di licenziamenti. In Italia è mancata una efficace politica per il lavoro e il jobs act sembra essere una nuova formula politica buona solo per cercare consenso fra gli imprenditori, aumentando la precarizzazione con l’illusione di futuri posti di lavoro, difficili da conservare senza una valida politica industriale che parta dalle pensioni per arrivare alla creazione di occupazione stabile con un massiccio intervento dello Stato, come è avvenuto in passato in occasione delle grandi depressioni. Finora l’imprenditoria privata ha solo licenziato, senza creare nuovi posti di lavoro e tuttora, per affrontare la crisi, sceglie la strada più facile, il taglio del personale e non di sprechi e investimenti rivelatisi fuori mercato.
Oggi siamo all’amaro risveglio, mentre la disoccupazione cresce e c’è chi specula su questo dramma per acquisire solo vantaggi politici. Dividersi su questi temi è fatale per un’economia già in ginocchio.
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