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Caso Englaro, scrive un medico di Molfetta: si trattava di vita
10 febbraio 2009

MOLFETTA - Sul caso che ha sconvolto l'Italia in questi giorni, e promette di far discutere per i prossimi, la morte di Eluana Englaro dopo la sospensione della alimentazione ed idratazione forzata, ci scrive per esprimere un parere professionale, ma ancora di più etico ed umano un medico molfettese. Pubblichiamo la sua opinione integralmente. "Cara Redazione, In un momento di grande senso di impotenza e sconforto, permettetemi di usare l'ospitalità delle vostre pagine per esprimere il mio parere, di semplice uomo e di modesto medico, di fronte alla tragica morte di Eluana Englaro. Una morte ancora più tragica della sua ultima parte di esistenza, vissuta in coma vegetativo per diciassette anni. Vissuta, perché di vita si tratta. E come ogni vita è stata una grande testimonianza. Testimonianza di come la vita è anche dolore, accudimento, speranza cristiana nel miracolo e amore. Come padre ho provato ad avvicinarmi al dolore del sig. Beppino. Ho provato a capire la disperazione di chi vede quotidianamente sua figlia in uno stato apparentemente non stato. Non ricevere il suo sorriso, il suo abbraccio, a non poter ascoltare la sua voce. Ma come padre credo di aver voluto comunque che al mio cuore arrivasse, ancora ed ancora, il suono del respiro di mia figlia, del suo alito vitale, che caparbiamente non voleva abbandonare il suo corpo e la sua anima. Se come uomo non posso e non devo giudicare l'operato di questi anni dei genitori di Eluana, come medico mi corre l'obbligo di affermare fortemente che da parte dei sanitari di Udine questo non è stato un caso di “buona morte” o di eutanasia. Anche il medico più laico e cinico, facendo solo per un attimo mente locale alle motivazioni che lo hanno portato ad abbracciare questa professione-missione, non può interrompere l'idratazione e l'alimentazione, in qualsiasi forma, del proprio assistito. Quello che Udine è stato perpetrato, con calcolo e metodo, è stato un omicidio su commissione. Se provo compassione e dolore per il mandante non posso provare che sdegno e disprezzo per chi si è prestato, violentando il senso dell'etica e dell'arte medica, a compiere il più grave dei reati".
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Dott. Balducci Io codivido a pieno una cosa sola : Se una persona deve vivere in uno stato VEGETATIVO e meglio che smetta di soffrire perche' non e' una vita DEGNA da vivere ( voi medici purtroppo non la condividete questa teoria per dei motivi che non voglio elencare ) ; le chiedo di spiegarmi tecnicamente che differenza intercorreva tra Sig.WELBY con quello di ELUANA ... per me soffrivano allo stesso modo entrambe e vivevano nella stessa situazione , tanto e' vero che non si sono mai mostrate foto per come stavano in VITA ma prima dell'accaduto ( ELUANA diciasette anni fa era una bellissima ragazza ..... sono convinto che se noi vedessimo una foto di come era fino a pochi giorni fa' non credo che staremo a controbatterci con giudizi e pregiudizi di cosa sia stato giusto o sbagliato );dove sono in questo momento ( da cattolico ) sono nel PARADISO TERRESTRE e forse conducono una VITA Migliore di quella che hanno avuto in passato . In riguardo all'AIDO mi meraviglio di lei perche' se si continua a creare confusione fra la vita e la morte e si lascia ritenere che uno stato vegetativo sia vita a tutti gli effetti, secondo me si parla imprudentemente di omicidio e temo che si faccia un danno alla cultura della donazione. A questo punto codivido a pieno il parere espresso da Greatest Generation e dal Sig. Gaudio . Dott. Balducci ci sono delle situazioni che bisogna vivere in primis prima di giudicare ......e mi rifaccio al detto "PROVARE PER CREDERE " ; Comunque ELUANA Riposa in PACE >>>>>>>

Permettetemi di esprimere modeste opinioni (non giudizi e nemmeno verità ) sul caso “Englaro” e altrettanto modeste valutazioni sulle varie opinioni profonde e intelligenti dei partecipanti al forum. La vicende Englaro, nella sua dolorosa e drammaticità ( altre simili ci sono ancora ), meritava il massimo silenzio e rispetto alle decisioni non certo facili (come facili sono stati certi giudizi popolari ) considerate e prese dai “poveri” genitori e famigliari. Disprezzando e accusando di omicidio coloro i quali con tanto amore avevano dato la vita a Eluana, si è commesso un inqualificabile, imperdonabile e incivile comportamento al di fuori di ogni confine umano. Le diatribe opinionistiche pensate e scritte, notano filosofie di vita che stanno a metà strada tra le scienza e la religione. Nel mondo esistono cose che si sanno e cose che non si sanno, ma che in compenso si credono. Le prime fanno parte della scienza e le seconde della religione. Stiamo vivendo in un'epoca di rinnovato e aggressivo oscurantismo? Molti segnali ci dicono che è così. Quando si parla di Secoli Bui, due sono le domande che vengono in mente: quando sono cominciati e chi è stato a spegnere la luce. Facciamo iniziare il Medioevo dal 312 dopo Cristo, l'anno in cui l'imperatore Costantino sentì una voce che gli consigliava di disegnare una croce sugli scudi dei legionari. Per alcuni quella voce veniva dal cielo, per altri, invece, era sua madre che, nascosta dietro una tenda, gli mandava degli input religiosi. Ho l'impressione che la “guerra” è sempre tra il DUBBIO e la FEDE, la SPERANZA e la CERTEZZA, la voglia di LUCE e la sicurezza nel BUIO. Il contrasto e il conflitto fra la luce della conoscenza e l'oscurità della repressione sono un problema antico, fin dalle origini dell'umanità. Un intreccio complicato e turbolento, che esiste in tutte le fasi evolutive di tutte le culture. Si potrebbe parlare del mito di Prometeo, del vaso di Pandora, delle fatiche di Sisifo o degli ultimi incroci fra storia e leggenda, fra scienza e mitologia, fra filosofia e superstizione. C'è tuttavia un problema, complesso e difficile. Fra conoscenza e pregiudizio, luce e oscurità, non c'è una separazione netta. Ci sono oscurantismi nelle culture più libere e innovative, come possono esserci inaspettati segnali di saggezza e profondità dove crediamo di trovare solo arretratezza e superstizione. Ci sono apparati scientifici e filosofici che sembrano dedicati alla ricerca della conoscenza mentre sono arroccati nell'arrogante difesa di privilegi culturali – o legati a interessi di potere, economico, politico o accademico. Insomma le lezioni della storia sono sempre utili, ma il fatto è che qui siamo, oggi, ed è questa la situazione di cui ci dobbiamo occupare. Se ci illudiamo di essere “ progrediti “ e consapevoli, perdiamo la nozione dei nostri limiti – si spegne il desiderio di imparare, scoprire, migliorare. Se invece ci rendiamo conto di quante cose siano oscure, e cerchiamo ogni giorno di capire meglio certe vicende drammatiche – umane come quella della povera Eluana e della sua famiglia, non solo possiamo attenuare il potere dell'oscurantismo, ma anche arricchire la nostra umanità. Non è facile trovare un piccolo punto di luce in una diffusa oscurità, come un faro lontano nella notte. Ma chi ha avuto quell'esperienza sa quanto sia gradevole – e confortante.

Spiace constatare che un medico, che dovrebbe avere cognizione di quanto le tecniche mediche siano oggi in grado di prolungare le funzioni vegetative in soggetti gravemente celebrolesi, non riesca a discriminare fra la nutrizione e l'alimentazione forzata, ovvero fra la cura e l'accanimento terapeutico. Ricordo che lo stesso pontefice Paolo VI si è occupato molti anni fa del tema, esprimendo forti dubbi sulla eticità del mantenimento in vita di una persona a tutti i costi e chiedendosi se in tal modo non venisse calpestata la dignità della persona. Di un medico che si accanisca per evitare la morte di un uomo si può dire, esprimendo la stessa arroganza di chi pratica l'eutanasia, che voglia sostituirsi a Dio. Ricordo quando le gerarchie ecclesiastiche decisero la sospensione dell'accanimento terapeutico su Giovanni Paolo II: l'estrazione del famoso sondino che alimentava il Papa non potrebbe equivalere al "pane ed acqua" che è mancato ad Eluana? Potrei continuare a lungo, ma spero di aver dimostrato che il tema è così complesso che nessuno,proprio NESSUNO, può dirsi depositario della verità assoluta. Pertanto, una persona di buon senso dovrebbe portare innanzitutto il massimo rispetto per le persone coinvolte drammaticamente in prima persona, e poi dovrebbe umilmente, sommessamente, civilmente dire la propria. A me pare che questa delicatezza, questa misura, questo rispetto manchino nelle parole del dott. Balducci, di cui rispetto le opinioni anche se non le condivido assolutamente. Provo invece profondo disappunto e persino disgusto, non nei confronti delle sue opinioni bensì nei confronti dei suoi giudizi verso il sig. Englaro, lo stesso disgusto che ho provato ascoltando le analoghe parole del sig. Berlusconi. Esprimere giudizi infamanti (come dare dell'insensibile o, persino, dell'assassino)con la premessa di parlare da padre (o da medico, o da ciò che si voglia) è un espediente retorico squallido, che non fa onore a chi lo utilizza. Cosa autorizza il dott. Balducci a ritenersi più compassionevole del sig. Englaro? Ammesso che il Balducci sappia esprimere il senso paterno nel migliore dei modi, come può biasimare una scelta drammatica che mai egli ha vissuto? Possibile che non abbia saputo, da padre e da uomo, cogliere il dramma di un padre che ogni giorno, per lunghi anni, davanti ad un corpo violato da cannule e farmaci, si è chiesto se quel corpo fosse ancora una persona, con la propria dignità prima ancora che con la propria volontà, sapendo peraltro che la persona che abitava quel corpo, sua figlia Eluana, avrebbe ritenuto disumana quella condizione preferendo ad essa la morte? E' così difficile per il dott. Balducci comprendere le ragioni degli altri evitando di ergersi sul piedistallo del censore, o peggio del giudice, assolutizzando la Sua personalissima morale? Fatico a capire le ragioni che lo hanno condotto a pubblicare le sue riflessioni, peraltro per nulla originali. Da parte mia, non avendo personali ragioni di visibilità, nè di pubblicità, preferisco l'anonimato. A chi legge importa il valore delle mie riflessioni o che sia un medico o un filosofo, un prete o un operaio, uno studente o un contadino, un politico o un candidato alle prossime elezioni?



Caro dott. Balducci, sembri piccato dell'unanime "levata di scudi" (o come lo definisci, sassolino nello stagno) che si è verificata dopo la pubblicazione della tua opinione - rspettabile come ogni opinione, ma che espone, chi la formula, a reazioni più varie. Quello che è difficile condividere ed accettare è il tono violento con cui definisci: - OMICIDIO la sospensione del trattamento di idratazione e nutrizione naso-gastrica; -- quando fai riferimento al cinismo dei tuoi Colleghi che, memori del "giuramento di Ippocrate", non vedo sinceramente quale interesse avrebbero potuto avere nel perpetrare un "delitto", reso ancor più odioso, dal fatto che si consumava su una Persona inerme (avrebbero potuto tranquillamente nascondersi dietro il "ditino" dell'ignavia, come sembri fare tu, invocando etica e sentimentalismo da padre, assolutamente fuori luogo, nella circostanza); - nell'esprimere "compassione e dolore per il mandante" (immagino il sig. Englaro) e "sdegno e disprezzo per chi si è prestato..." . Tutte queste considerazioni fatte oggi, a cose...fatte, senza la famosa legge sul Testamento biologico. Vorrei sommessamente chiederti: quando domani, forti di un Legge dello stato, sarà permesso...staccare la spina ad una persona..."viva", come, per te poteva essere la signorina Englaro, ma che ha espresso la propria volontà per iscritto e davanti ad un Notaio - MA CHE ASSURDITA' - cosa ne farai della tua coscienza e della tua deontologia? Ed ancora, quando la Legge sarà efficace, nel caso di una persona "viva" ma esanime, che viene nutrita artificialmente, di tanto in tanto, si renderanno necessarie anche terapie mediche, tipo somministrazione di antibiotici (per proteggere l'organismo debilitato, da possibili infezioni), antinfiammatori per tenere sotto controllo eventuali flogosi che il paziente "vivo" ma incosciente non potrà denunciare, e che potranno essere scoperti dai medici, solo con esami sistematici, in forza della Legge e della volontà espressa, tali terapie saranno sospese: come reagirà il paziente? Non è che morirà di polmonite o per un ascesso dentale non più curato? (Ma non morirà di FAME!) Ed allora, cosa ne dirai, egregio dottore? Il fatto che sei stato consulente dell'AIDO, nulla toglie, ripeto, alla fanatica violenza insita nel tuo scritto. Come vedi, non ho tirato in ballo la politica, anche se, non mi sento di dar torto marcio a quelli che l'hanno fatto, visto quello che sta succedendo e che spero, quanto prima possa finire. Caro dottore, di sputi e di fango sembra grondare anche il tuo scritto. Cordialmente.





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