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Casa: effetto gru, dall'illusione di tante case, alla disperazione senz'acqua e fogna
15 febbraio 2006

La nuova espansione urbanistica è il risultato che il centrodestra, con o senza Tommaso Minervini, presenterà alla città nella prossima campagna elettorale. La pianificazione di tutta l'edilizia pubblica, con l'attuazione del Piano ex art. 51 con i comparti (1-2-3-14-15-16) e 167 (comparti 4-5-6-7-8-9), l'assegnazione dei suoli e l'incalzante sollecitazione alle cooperative a realizzare i fabbricati, con l'incasso preventivo dei soldi per le urbanizzazioni, in effetti hanno rilanciato l'edilizia, ferma da qualche lustro. Basta andare a vedere cosa sta succedendo tra la scuola “Berlinguer” e la 16 bis, per rendersi conto dell'enormità del cantiere. La scelta dell'Amministrazione è stata chiara: costruire tutto e subito, far partire prima i cantieri, quindi far vedere le gru, tanto care ai molfettesi, poi mettere mano alle urbanizzazioni, nella presunzione, rivelatasi errata, che tutto si sarebbe svolto contestualmente. In molti ci avevano creduto, anche se logica vuole che si realizzino prima le urbanizzazioni. Per l'amministrazione comunale era determinante rimettere in moto l'edilizia, come se dietro i cantieri non ci fossero le persone in carne e ossa, con i loro sogni e le legittime aspettative. Alcune cooperative, appena ottenuti i suoli e pagato in anticipo le urbanizzazioni, si sono date da fare. Nel 2005 le prime palazzine sono state completate e consegnate ai proprietari. L'evento tanto sognato, inseguito per decenni con sacrifici, sudore e per alcuni anche con l'umiliazione di qualche sfratto alle spalle, sembrava imminente. Invece, questi concittadini si sono trovati nelle mani le chiavi per contemplare la propria casa, senza poterci abitare, per la solita e vecchia storia della mancanza degli allacciamenti idrici e fognanti. Alla rimostranze dei cittadini, il Comune, con i vari assessorati, ha sempre risposto che si stava lavorando e che nel giro di qualche mese le cose si sarebbero aggiustate. Solo che è da quasi un anno che il tormentone “nel giro di qualche mese” va avanti. Una cosa è certa, se ci sono queste situazioni qualcosa non ha funzionato e, per coloro che hanno pagato le urbanizzazioni, non importa se i problemi sono tecnici o burocratici, comunque non possono essere scaricati su di loro. A meno che si voglia far credere che la colpa sia delle cooperative che sono andate troppo avanti nei lavori. Coloro che possono aspettare, sia pur con qualche mugugno, hanno assorbito il colpo, ma quelli su cui pende uno sfratto o che si trovano nell'invidiabile situazione di pagare contemporaneamente affitto e mutuo, vivono una situazione pesante, al limite della disperazione. Su queste amare realtà sono pervenute a “Quindici” numerose segnalazioni, segno che il problema riguarda tanta gente disperata (come la signora di cui pubblichiamo la lettera). Certo, se questi cittadini, che giustamente si sentono defraudati di un diritto sia perché non possono abitare nelle proprie case, sia perché vivono nell'incertezza dei tempi, per far sentire la loro voce indignata, si rivolgono alla stampa, significa che le risposte date dal Comune sono reticenti o evasive. Come giornale non possiamo che sollevare la questione. Speriamo che coloro che hanno delle responsabilità diano le risposte che devono: sono pagati dal contribuente anche per questo. Sarebbe inaccettabile considerare questi come casi marginali, perché questi molfettesi non possono essere considerati figli di una città minore. Francesco del Rosso francesco.delrosso@quindici-molfetta.it
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