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Cappella Passari, presentati i lavori del restauro: ieri la benedizione
06 maggio 2012

MOLFETTA - Il più bell’altare del barocco leccese esistente in terra di Bari. Dopo un meticoloso restauro lungo 3 anni, la Cappella Passari (nella foto) della chiesa di san Bernardino è stata riconsegnata alla comunità parrocchiale e alla città di Molfetta. Un’altra iniziativa impostata sulla proficua collaborazione tra Museo Diocesano, Comune di Molfetta, diocesi e Soprintendenza di Bari.
 
IL RESTAURO E LA BENEDIZIONE
Un intervento complesso e laborioso, che non solo ha palesato delle “anomalie” sulla struttura compositiva dell’altare, ma ha anche permesso di rivelare una serie di aspetti rimasti celati per secoli. Assenti documenti scritti sul committente, la cappella sarebbe stata eretta su mandato di Francesco Passari, come monumento funebre. Lo conferma anche lo stemma della famiglia Passari, incastonato nell’altare. Notizie certe sull’autore, un certo Giovanni Crisostomo De Marino di Molfetta (1645), la cui firma è riportata sul lato destro dell’altare. Una presenza strana, secondo la dott.ssa Rosa Stella Lorusso, direttore dei lavori e sostituto del funzionario delegato della Soprintendenza della Puglia, perché «non ci sono altre testimonianze o informazioni di questo magistro».
È evidente che il principale documento è stato il monumento stesso, che per il vescovo, mons. Luigi Martella, intervenuto alla presentazione, può essere anche un modello educativo soprattutto per le giovani generazioni. Lo stesso vescovo ha benedetto ieri sera la cappella, cerimonia impreziosita dal concerto del coro giovanile della parrocchia Harmonia Mundi.
Nel pomeriggio si terranno in parrocchia una serie di visite guidate, a cura la dott.ssa Maria Raffaella la Grasta dell’Università degli Studi di Bari.
 
LE RIVELAZIONI STORICO-ARTISTICHE
Prima importante rivelazione del restauro, come ha spiegato la dott.ssa Lorusso durante la conferenza di presentazione dei lavori al Museo Diocesano, lo stemma della famiglia Tortora sotto l’effige «Caritas» sul fastigio dell’altare (il Pio Monte della Pietà, istituito nel 1592, rivendica dopo il 1837 la gestione della chiesa e del convento).
Una sorpresa, che conferma quanto già riferito a Quindici dalla dott. Nori Meo Evoli, restauratrice ed esecutrice dei lavori, lo scorso dicembre 2011: mentre la parte inferiore presenta una sua omogeneità e coerenza (opera di una mano esperta), la parte alta dell’altare è stata oggetto di un montaggio sui generis, con il recupero di materiale già esistenti. Proprio per questo motivo, è stato necessario reperire le fonti artistico-storiche che ripercorrono la simbologia barocca e classico-rinascimentale pugliese: ad esempio, putti, angeli e figure alate, rami di uva, mascheroni, grifoni, conchiglie, scheletri (immagine della morte), leoni e intrecci vegetali (colonne).
Insomma, un recupero artisto-culturale importante per il sindaco Antonio Azzollini, che ha annunciato la prossima apertura della Casina Cappelluti.
Impiegando i fondi ministeriali nel 2007 (45mila euro), i lavori sono stati avviati nell’ottobre del 2009 dall’impresa Nori Meo Evoli di Monopoli, su richiesta della Sovrintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici di Bari.
Rilevante è stato il supporto dell’ing. Angelo Petruzzela, la cui consulenza è stata resa necessaria da alcuni problemi di carattere strutturale emersi nel corso dei lavori. Infatti, poco dopo l’inizio dei lavori, è stato rilevato un notevole problema statico, che ha richiesto una perizia di variante (i lavori si sono articolati in due lotti): le travi in legno che sostenevano l’altare erano ammalorate, come ha spiegato la dott.ssa Meo Evoli.
Di solito, i blocchi di pietra erano inseriti nella muratura, invece per l’altare della Cappella Passari all’interno di lastre caratterizzate da tagli a coda di rondine sono state inserite delle zanche che servivano a sostenere l’altare. Un precario gioco di spinte e controspinte. Le vecchie strutture lignee sono state sostituite da architravi in acciaio inox, cui sono stati ancorati i blocchi scolpiti, precedentemente rimossi e consolidati.
Con la rimodulazione della Legge finanziaria del 2005, ridefinita da un Decreto ministeriale del 2010, è stato possibile finanziare un secondo lotto (110mila euro), estendendo i lavori all’intera Cappella Passari e inserendo anche le lunette del chiostro ora ultimate e fruibili al pubblico (dal pittore Michelangelo Capotorti e datati al 1765,gli intonaci sono costituiti da calce e paglia).
 
Sul prossimo numero di Quindici, in edicola il 15 maggio, maggiori approfondimenti sui lavori di restauro.
 
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Autore: Marcello la Forgia
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