Campagna di sensibilizzazione alla responsabilità giovanile ideata dal sermolfetta
MOLFETTA - Gli effetti negativi e talvolta mortali dell'alcool sulla guida sono ben noti. Se pensiamo, come cita un comunicato, che la stragrande maggioranza degli incidenti stradali gravi e di quelli mortali sono dovuti a tutta una serie di comportamenti scorretti dovuti a imperizia o imprudenza, quando non a veri e propri comportamenti criminali, possiamo meglio comprendere quanto, in queste occasioni, possa influire in maniera determinante l'abuso, anche occasionale, di alcool.
L'alcool, infatti, agisce sulla mente e sulle sue funzioni (percezione, attenzione, elaborazione, valutazione, scelta razionale, ecc.) e quindi sui meccanismi di controllo del corpo, con effetti diversi e strettamente correlati alla quantità di alcool assunta, ossia al grado d'intossicazione alcolica.
Oltre ai valori del grado d'intossicazione alcolica massima, entra in gioco la diversa sensibilità delle persone ad una stessa quantità di alcool assunto. Le alterazioni nelle funzioni mentali e sensoriali rilevanti per la guida, possono innescarsi a valori diversi da quelli standard: ci sono persone che si ubriacano più facilmente di altre, e non sempre questa variabilità di reazioni dipende dall'abitudine o dall'assuefazione all'uso di alcolici. Altra variabile importantissima risulta l'età: giovani neopatentati (18-21 anni) risultano i soggetti che corrono maggiori rischi a parità di tasso alcolemico, sia a causa della più scarsa capacità di metabolizzare l'alcool, sia a causa dell'inesperienza alla guida.
È per questo che l'associazione di volontariato Sermolfetta, da sempre impegnata nel soccorso sanitario come nella sensibilizzazione giovanile, ha intrapreso l'iniziativa "lieti di non servire" distribuendo sottobicchieri di impatto nei punti nevralgici della movida giovanile molfettese con lo scopo di stimolare la riflessione dei ragazzi.
Le giuste e necessarie sanzioni impartite ai soggetti sorpresi alla guida in stato di ebrezza risultano insufficienti ed inadeguate a spronare i giovani ad una ponderazione dei rischi. Ecco perché, come dichiara il Presidente Salvatore del Vecchio: "è nostro obbligo morale e civile condividere la nostra esperienza al fine di educare i giovani ad una vita maggiormente responsabile".