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Bruno Aprea in concerto con l'Orchestra Sinfonica della Provincia di Bari Mercoledì 5 luglio ore 21.00 Parco dell'Auditorium “Nino Rota”
01 luglio 2006

BARI - Il maestro Bruno Aprea torna a dirigere l'Orchestra Sinfonica della Provincia di Bari che sarà in concerto mercoledì 5 luglio alle ore 21.00 nel Parco dell'Auditorium “Nino Rota” (biglietti in vendita solo il giorno del concerto al botteghino allestito presso il Parco dell'Auditorium. Info 080. 5412302 – 080.5588587). Sotto la direzione di Aprea e con l'accompagnamento del violinista Ettore Pellegrino saranno eseguiti brani di Rossini, Beethoven e Haydn. La serata si apre con Ouverture tratta da “Semiramide” di Gioacchino Rossini (1792 - 1868). Opera seria in due atti, “Semiramide” venne presentata per la prima volta al teatro La Fenice di Venezia il 3 febbraio del 1823. La sua ouverture è senza dubbio una delle più belle mai scritte da Rossini. Il primo movimento è un Allegro vivace in 6/8 che nelle sue frenetiche quaranta misure lascia presagire l'intensità del dramma che caratterizza l'opera. Segue quindi, sempre in 6/8, un Andantino il cui tema, eseguito dal corno e successivamente dall'oboe, verrà utilizzato anche nel finale del primo atto. Dopo la ripetizione di qualche misura dell'Allegro vivace, giunge un Allegro in 4/4 che culmina in un crescendo al quale segue un nuovo motivo in forma di marcia che conduce alla conclusione della Sinfonia. Sarà poi la volta del Concerto in re maggiore per violino e orchestra op. 61 di Ludwig Van Beethoven (1770 - 1827). Beethoven scrisse nel 1806 il suo unico concerto per violino per il violinista Franz Joseph Clement, che lo eseguì per la prima volta a Vienna il 23 dicembre dello stesso anno riscuotendo un grande successo di pubblico, ma non di critica che ebbe invece a definirlo “privo di coerenza”. Per meglio collocare l'Opera nell'immensa produzione dell'autore, gioverà ricordare che essa è praticamente coeva della Sinfonia n. 5 e del Concerto n. 4 per pianoforte e orchestra: due opere se vogliamo molto diverse fra loro, ma delle quali sembra a tratti rievocare lo spirito, in bilico fra momenti di maestosa esaltazione e fervida cantabilità. Giova ricordare, in ogni modo, che Beethoven lo compose durante il periodo in cui era segretamente fidanzato con Teresa di Brunswick e più d'uno ha letto in questa composizione il respiro di un poema amoroso. La lunga introduzione sinfonica del primo movimento, scritto nella forma di sonata bitematica, è affidata ai legni, cui tocca esporre i temi principali del Concerto dopo un'introduzione in cui una figura ritmica di quattro note viene eseguita dai timpani; successivamente, il violino fa il suo ingresso in scena con delle ottave ascendenti, prima di intraprendere un monumentale lavoro di sviluppo tematico con il costante sostegno orchestrale. Il Larghetto, senza dubbio tra le più belle pagine beethoveniane, è una sorta di romanza dall' ispirato lirismo. Qui il violino domina la scena, si può anzi dire che “canti” un tema dalla bellezza spasmodica con il costante, ma discreto sostegno dell'orchestra. Il Rondò conclusivo segue senza soluzione di continuità, con un tema popolare che forse, a tratti, si pone a un livello lievemente inferiore rispetto a quelli dei movimenti precedenti, pur brillando per vivacità ritmica e per un paio di eccellenti idee melodiche. A titolo di curiosità, va infine ricordato che Beethoven dedicò il Concerto per violino al suo amico d'infanzia Stephan von Breuning, violinista del Theater an der Wien e che, per la cui moglie, due anni più tardi, ne realizzò anche una trascrizione per pianoforte e orchestra. L'ultima parte del concerto è dedicata alla Sinfonia n. 104 in re maggiore, “London” di Franz Joseph Haydn (1732 – 1809). I due viaggi a Londra compiuti da Haydn fra il 1791 e il 1792 e, successivamente, fra il 1794 e il '95, in qualche modo costituirono una sorta di svolta nel rapporto del compositore con la realtà circostante. In quelle occasioni, infatti, Haydn entrò direttamente in contatto con un nuovo tipo di pubblico: non più e non solo quello delle corti, ma anche e soprattutto quello delle sale da concerto. Al coronamento del successo riscosso in questi due soggiorni londinesi, contribuì anche, per così dire, una nuova musica, come ci è testimoniato dal gruppo delle dodici sinfonie cosiddette “londinesi”, alle quali appartiene appunto anche la “London”, composta nel 1795 ed eseguita per la prima volta, sempre nella capitale inglese, il 4 maggio dello stesso anno. Sempre a proposito di questo gruppo di sinfonie, va detto che Haydn giunse a Londra all'età di 60 anni (all'incirca nello stesso periodo della morte di Mozart) e che esse sono pervase da uno spirito di novità, da una vena sperimentale che sembrano essere l'emanazione di un musicista molto meno avanti nell'età. Nelle sinfonie “londinesi” (che fra l'altro impiegano in maniera decisa strumenti quali le trombe e i timpani) si nota un'evoluzione verso un nuovo genere di equilibrio che sintetizza in maniera estremamente coerente il virtuosismo orchestrale, la profondità espressiva e la libertà delle forme. La sinfonia “London” venne eseguita in occasione dell'ultimo concerto tenuto da Haydn nella capitale britannica. In quell'occasione, Haydn annotò nel proprio diario “Una nuova sinfonia in re, la dodicesima e ultima di quelle inglesi… Il pubblico è stato estremamente soddisfatto dell'opera e lo sono anch'io. Questa serata mi ha fatto guadagnare 4.000 fiorini. Una cosa simile è possibile soltanto in Inghilterra”. A titolo di paragone, per meglio comprendere l'entusiasmo del compositore, va detto che il suo stipendio per i servigi prestati alla corte del principe Esterhazy ammontava a 1.000 fiorini l'anno.
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