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Il harakiri della sinistra
15 febbraio 2001

Gli antichi samurai giapponesi caduti in disgrazia o condannati a morte facevano harakiri: si suicidavano con un rigido cerimoniale che consisteva nello squarciarsi il ventre con una spada, procedendo da sinistra verso destra. Sembra che il centro-sinistra abbia scelto la stessa strada per la designazione del candidato sindaco. I veti incrociati, le vendette e le ritorsioni personali stanno portando a un comportamento autolesionistico che rischia di regalare la vittoria al candidato del centro-destra, il quale mai avrebbe sperato in un così imprevisto favore della sorte. In realtà, Tommaso Minervini che avrà tante qualità, ma in passato non ha dimostrato di possedere quella del tempismo, questa volta, per gli errori degli avversari, si è ritrovato ad aver scelto il momento migliore per tentare di realizzare il suo sogno di diventare il sindaco della città e per il quale sembra disposto a pagare qualsiasi prezzo. Vantaggio insperato per il centro-destra La mancanza di candidati del centro-destra, la cui incapacità di avere un programma e una politica fino al punto di aggregarsi ad una coalizione che comprende di tutto, dai trasformisti ai voltagabbana e perfino ai perdigiorno, gli ha portato un insperato bagaglio di voti. E se i suoi amici continuano a considerare Tommaso come un esponente della sinistra, o a dichiarare che la sua è una lista civica alla quale hanno aderito Forza Italia e An, prive di idee e di candidati, la realtà è quella di “un’accozzaglia” di persone e sigle, contro cui aveva tuonato fino a ieri Beniamino Finocchiaro. E anche su questo fronte, la sorte ha regalato all’unico candidato finora designato, l’uscita di scena del suo ex maestro, impegnato a combattere una battaglia ben più seria e grave di quella politica. Scontro interno suicida nel centro-sinistra Il centro-sinistra, invece, continua a dilaniarsi in uno scontro interno suicida, incapace di convergere almeno su un nome, offrendo all’avversario vantaggi incredibili, che dopo sarà arduo recuperare, nella corsa alla elezione a sindaco. Meglio di così Tommaso non poteva sperare. Alla fine, se riuscirà ad essere eletto, dovrà dire grazie più che a se stesso o ai suoi nuovi “amici” di destra, agli ex amici di sinistra. Che importa: conta il risultato finale. Oggi, purtroppo, si ragiona così. Ma non chiediamoci, poi, il motivo della percentuale sempre crescente dell’astensionismo. Nel centro-sinistra la candidatura che avanza e forse quella che prevarrà alla fine, è quella di Lillino Di Gioia, oggi Udeur, partito di Mastella. Non ci presteremo al gioco al massacro, né alle ipocrite smentite rivelando quali forze politiche stanno portando avanti questa soluzione, ma non possiamo accettare da parte di alcuni esponenti di partiti di sinistra giustificazioni del tipo: “è meglio di altri che abbiamo portato nella precedente consultazione elettorale (con riferimento ai noti voltagabbana)”. E’ un problema di metodo Il problema è - come si dice oggi in politica – di metodo. Cosa deve dire la società civile, quella che ha fortemente voluto il cambiamento anche dei partiti e delle regole: che abbiamo fatto in questi sei anni? Abbiamo scherzato? Se così fosse, è bene dirlo chiaramente, senza continuare con questo stillicidio o con questa sconfortante conventio ad escludendum. Ci chiediamo: è più importante verificare che il candidato sia in quota (cioè spetti a uno o all’altro in base alla ripartizione della torta a livello provinciale o regionale) all’Udeur, ai Ds o ai Democratici o che sia la persona adatta a confrontarsi con gli avversari e soprattutto a guidare la città nei prossimi cinque anni? Perché ancora una volta i giochi si fanno nelle segreterie dei partiti senza coinvolgere la città, alla quale, poi, si dovranno chiedere i consensi? Perché in una situazione così frantumata, non si è pensato a fare le “primarie” per avere indicazioni sul candidato, in modo da togliere ogni alibi a tutti e a coinvolgere i cittadini? Pur non volendo infierire, è difficile, però, non avanzare critiche sacrosante, le stesse che sentiamo ripetere dalla gente per strada, critiche alle quali, però, sono sordi i politici, ormai chiusi nelle loro segreterie a giocare alla battaglia navale: un gioco che può finire anche con l’autoaffondamento. Harakiri, insomma, “procedendo da sinistra verso destra”.
Autore: Felice de Sanctis
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