Bari. La migrazione dei cervelli. Conversazione con Davide Sgobba alla Teca
BARI - “Sebbene il lavoro in Irlanda mi gratifichi e mi realizzi dal punto di vista professionale, in realtà mi sento sempre lontano da casa”. Sta in queste malinconiche parole il senso dell’incontro con Davide Sgobba, giovanissimo credit administrator alla Defpa Bank di Dublino, organizzato da Teca del Mediterraneo, biblioteca del Consiglio regionale di Puglia, a margine della mostra “Migranti”.
“Migranti” è una maxi iniziativa culturale della Regione Puglia che ha l’intento di mettere a fuoco la vicenda migratoria pugliese, indirizzata dapprima verso il nord America e poi, nel dopoguerra, verso l’Europa e il nord dell’Italia, oltre a cogliere il fenomeno dell’immigrazione in Puglia di carattere perlopiù albanese.
Davide Sgobba, pugliese classe 1974, dopo la laurea in Economia e Commercio a Bari, ha completato la sua formazione con uno stage in Ungheria alla Inter Europa Bank. Poi il bivio: un colloquio a Bari come promotore finanziario (“Mi hanno trattato come se mi facessero un favore a darmi un lavoro”) lo convince che in Italia non c’è futuro per un giovane brillante e di belle speranze. “Ho mandato un semplice curriculum ad un’agenzia interinale – racconta – e dopo 15 giorni ho sostenuto un colloquio dove mi sono sentito ‘pari tra pari’. Ora sono credit administrator e non credo che avrei trovato le stesse opportunità in Italia. Del resto, la mia casa è la Puglia e se dovevo trasferirmi a Milano per lavorare, allora ho pensato che l’Irlanda poteva andava bene lo stesso”.
“Il processo integrativo – sottolinea - è l’aspetto più complicato, perché ci si trova catapultati in una realtà completamente nuova e oltretutto da soli. Per fortuna, ho trovato delle persone che mi hanno aiutato a compiere i primi passi, ma cambiare le proprie abitudini e adattarle alla nuova nazione in cui si vive non è molto semplice”.
Il direttore della Teca del Mediterraneo, Waldemaro Morgese, ha concluso lanciando un’idea che viene dalla Repubblica Popolare Cinese. “In Cina, con il ‘programma dei 1000 talenti’ sono riusciti dal 1994 al 2006 a far rientrare decine di migliaia di ‘tartarughe di mare’, come i cinesi chiamano i cervelli che emigrano all’estero. In realtà il problema non è far tornare i cervelli in patria a tutti i costi, ma costruire nel nostro Paese un’istituzione in grado di creare reciprocità, di accogliere in Italia ragazzi brillanti che vengono dall’estero”.(m.r.c.)