Ballottaggio: c'è chi chiede l'apparentamento
Come sarebbe il Consiglio Comunale se fosse accettata un'ipotesi che trova contraria l'Unione
MOLFETTA - Nemmeno il tempo per una decente analisi del voto che i due schieramenti, il centro destra che ha portato al ballottaggio Antonio Azzollini, ed il centro sinistra che ha espresso Lillino di Gioia, si trovano nelle condizioni di dover fare delle scelte per arrivare all'appuntamento dell'11 e 12 giugno con prospettive di vittoria.
La prima possibilità che la legge stessa indica ai candidati giunti al ballottaggio è quella dell'apparentamento. Entro sette giorni dalla prima votazione possono dichiarare il collegamento con ulteriori liste rispetto a quelle che li hanno appoggiati al primo turno, in questo caso la distribuzione dei 18 consiglieri di maggioranza avviene fra tutte le liste, anche quelle successivamente collegate, in base ai voti ottenuti.
Pochi giorni ancora, quindi, per Azzollini e Di Gioia per prendere la loro decisione.
Azzollini con i suoi 15149 voti è in una posizione di forza che probabilmente gli fa escludere a priori questa scelta, data anche la maniera brusca con cui si è interrotto il suo rapporto con Tommaso Minervini, il candidato escluso dal ballottaggio per trecento voti e che dovrebbe fare da ago della bilancia.
Del senatore si dice che già la mattina dopo lo spoglio dei voti abbia piuttosto avviato contatti con qualcuno dei grandi suffragati delle liste della “Nuova Alleanza”, cercando di fare accordi diretti, per dirottare sul suo nome il loro bacino di consensi.
Lillino di Gioia, piazzatosi abbondantemente secondo con 10.780 è nella condizione di chi deve superare il divario.
Cosa accadrebbe se accettasse l'apparentamento che pare la coalizione di Tommaso Minervini chieda, anzi imponga?
La sua maggioranza, , in caso di vittoria di 18 consiglieri, cambierebbe non poco.
I consiglieri provenienti dai partiti dell'Unione, cioè quelli che hanno sostenuto Di Gioia al primo turno, calerebbero da 18 a 9, esattamente la metà.
Per essere più specifici, la Margherita che, stante le cose così come sono, avrebbe diritto a 5 consiglieri, ne avrebbe solo 3, quindi resterebbero fuori Mauro de Bari e Michele Amato. I Ds passerebbero da 4 a 2, quindi sarebbero esclusi Corrado Minervini e Cosimo Angeletti; ugualmente per il Riscatto della città, che ridimensionato da 4 a 2, escluderebbe Nicola Angione e Cosimo Mezzina; l'Udeur scenderebbe da 3 a 2 consiglieri e in questo caso sarebbe Mauro Squeo a rimanere a casa; nessun consigliere, infine, per Rifondazione e Movimento del Buon governo.
Per contraltare le liste collegate a Tomamso Minervini balzerebbero da 5 a 9 consiglieri, 2 in più alla Rosa nel Pugno, che dagli attuali 1 passerebbe a 3, portando in Consiglio anche Nunzio Fiorentini e Antonio Visaggio, I Socialisti ne aggiungerebbero un altro, Vito de Ceglia a quell'unico che ora hanno e uno andrebbe anche alla liste civica Città per tutti, Ignazio Cirillo.
Per il meccanismo di ridistribuzione dei voti gli altri cinque consiglieri andrebbero alla coalizione di opposizione, a questo punto composta solo dalla liste di Azzollini, che passerebbe, così, da 6 ad 11 consiglieri. Entrerebbe in Consiglio anche Maria Antonia Tulipano, alias Pino Amato, che in caso di vittoria di Lillino di Gioia senza apparentamento alcuno, resterebbe invece fuori.
Come si vede l'assetto del Consiglio Comunale cambierebbe radicalmente e il probabile sindaco Di Gioia si troverebbe in pratica senza una vera maggioranza, possibile ostaggio dei vari gruppi, sarà per questo che da L'Unionepare che questa possibilità, per non dire imposizione, venga considerata impossibile da accettare, una sconfitta nella ipotetica vittoria.