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Avvisi di garanzia, le ragioni del funzionario comunale Vincenzo de Michele, vice segretario comunale, destinatario del provvedimento, si discolpa
26 luglio 2006

MOLFETTA - È Vincenzo de Michele (nella foto), vice segretario comunale e dirigente della sezione Affari generali, da cui dipende anche l'Unità operativa commercio, il funzionario comunale interessato da un avviso di garanzia nell'ambito dell'inchiesta, avviata nei mesi scorsi dalla Procura di Trani, sui controlli in merito alle occupazioni di suolo pubblico di alcuni esercenti commerciali locali. Lo ha rivelato lui stesso nel corso di una conferenza stampa convocata stamattina per chiarire la sua posizione e, ci è sembrato, anche per sgomberare il campo dai pettegolezzi che si sono rincorsi in città quando si è diffusa la notizia dei provvedimenti giudiziari. La vicenda è presto riassunta, il dott. De Michele è accusato di aver violato l'art. 20 del Codice della strada. Questi, al comma 3, stabilisce che: “Nei centri abitati, ferme restando le limitazioni e i divieti di cui agli articoli ed ai commi precedenti, l'occupazione di marciapiedi da parte di chioschi, edicole od altre installazioni può essere consentita fino ad un massimo della metà della loro larghezza, purché in adiacenza ai fabbricati e sempre che rimanga libera una zona per la circolazione dei pedoni larga non meno di 2 m”. In almeno tre casi, fino ad ora accertati, secondo la Procura di Trani, non sarebbe stata garantita ai pedoni questa fascia di marciapiede di 2 metri per poter circolare, insomma l'ufficio competente avrebbe consentito che bar, ristoranti e quant'altro si allargassero ad occupare tutto lo spazio utile ai cittadini per camminare. In più, stando a quanto rivelato stamani dal dirigente comunale, gli si addebita di aver autorizzato occupazioni di suolo pubblico in violazione a questa norma su “istigazione” dell'assessore alla Polizia Municipale competente al momento in cui i fatti si sono verificati, mai nominato a microfoni accesi, ma che tutti sanno essere Pino Amato. Il dott. De Michele ha negato decisamente che vi sia stata istigazione di qualsiasi tipo. “Anche durante la mia testimonianza – ha dichiarato stamani – ho ribadito che istigazioni da parte dell'Amministrazione all'Unità operativa commercio non ve ne sono mai state.” Aggiungendo anche: “Non ci sono situazioni di tangenti, non ho mai ricavato beneficio per queste autorizzazioni, anzi, per due casi su tre non so nemmeno chi siano i commercianti interessati, ognuno sa che non mi sono mai seduto ad un bar di Molfetta e del resto non ho certo bisogno di avere l'omaggio di un caffé o di un gelato” La sua linea di difesa va in due direzioni, si tratterebbe di rinnovo di concessioni a occupazione del suolo pubblico e, non essendo intervenuti nel frattempo fatti nuovi a motivare una revoca, non c'erano motivi per non concedere queste autorizzazioni come già fatto in passato; e poi, secondo il dott. De Michele, non si può ostacolare il commercio, è l'art. 20 del Codice della strada, a suo modo di vedere, che è sbagliato. “I pubblici esercizi, come dice lo stesso nome – ha affermato – servono la popolazione e allora vanno agevolati, non ostacolati, soprattutto in una città turistica come la nostra, altrimenti a Molfetta non viene nessuno e questi non lavorano”. Infine, il dirigente comunale ha sottolineato come gli sia parso assai strano che il provvedimento giudiziario arrivi proprio ora, alla vigilia della prima convocazione del primo Consiglio Comunale, quasi ad ipotizzare una macchinazione.
Autore: Lella Salvemini
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