Assessore Tammacco sotto accusa: propone e ottiene un appalto per la sua azienda
MOLFETTA – 21.9.2002
Gravissimo episodio nell'ultimo consiglio comunale, denunciato dalla consigliera della “Margherita”, Maria Sasso, che ha chiesto le dimissioni dell'assessore Tammacco (nella foto).
Riportiamo l'intervento della consigliera Sasso perché ciascuno possa valutare l'entità del fatto che si commenta da sé.
“Sulla base di documenti ufficiali – ha detto Maria Sasso - pongo all'attenzione del consiglio un fatto gravissimo. Non si tratta di conflitto, ma di convergenza di interessi: un assessore propone se stesso, la sua azienda, per un appalto del Comune e lo ottiene.
1. Il 12 ottobre 2001 la Centro studi levante (C.S.L.) srl presenta al Comune il preventivo per un corso di riqualificazione per terminalista a firma della dr.ssa Damiana Caputi che non ha potere di firma e rappresentanza legale della società;
2. In quella data infatti il ruolo di amministratore unico con potere di firma per la C.S.L. srl era ricoperto dal dr. Saverio Tammacco che ne era anche proprietario al 51%. Contemporaneamente il dr. Tammaccpo era assessore del Comune;
3. Il 30 ottobre 2001 viene affidato dal Comune alla CSL srl l'appalto per il corso di riqualificazione, senza gara, per "sostanziare identità" con un precedente appalto;
4. Nello stesso giorno (il 30 ottobre 2001) viene iscritta la modifica dell'atto costitutivo in cui il dr. Tammacco cede la sua quota a Vendola Ignazio. L'atto viene depositato il 6 novembre 2001;
5. Il 4 febbraio 2002 viene effettuato il mandato di pagamento;
6. Il 22 marzo 2002 Vendola Ignazio ricede la quota maggioritaria ad Amato Damiana che diventa amministratrice unica ed è la moglie dell'assessore Tammacco”.
La consigliera Sasso mette in evidenza “l'equivoco di fondo diventato prassi naturale in questa amministrazione: gestione della cosa pubblica non della cosa propria. La logica continuamente praticata è che dal proprio ruolo pubblico bisogna trarre benefici ersonali.
Che garanzie di trasparenza può dare un assessore che ha questo stile di comportamento. Purtroppo questo è il filo conduttore di tutta questa amministrazione. Il sindaco lo sa e autorizza anche questa operazione. Dicono che legge tutto che verifica tutto: allora condivide? E' questa l'etica politica di cui parlava non abbiamo niente da imparare da lui. Molfetta sta regredendo per la cultura del baratto che è diventata norma di vita. Tutto è oggetto di scambio, tutto è in vendita, anche l'immagine della città. Quello che è accaduto è molto grave, perciò, chiedo le dimisssioni immediate dell'assessore e invio gli atti alla Procura della Repubblica e al Prefetto”.
Silenzio, finora, da parte del sindaco, Tommaso Minervini, che vuole vederci chiaro in questa vicenda: non sono esclusi sviluppi clamorosi nelle prossime ore. Dopo i casi di nepotismo per la piscina comunale - dove, lo ricordiamo, sono stati affidati incarichi al fratello della consigliera Minuto e cognato dell'assessore Panunzio, e secondo le ultime notizie pervenuteci sarebbero stati anche favoriti parenti di altri consiglieri e assessori comunali – questo episodio aggrava ancora di più l'immagine dell'amministrazione comunale. La città ha diritto di sapere e soprattutto di una spiegazione per questi comportamenti che con l'etica politica hanno poco a che fare. Chiediamo al sindaco: è questo il governo a rete? E' questa la rete che propone alla città?
Felice de Sanctis