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Ascoltare ed educare i ragazzi a vivere i propri conflitti, l'attualità all'UPM di Molfetta
06 dicembre 2011

MOLFETTA - La vita notturna, l’uso smodato di alcool e droghe, il prematuro abbandono degli studi, le principali piaghe di una generazione di giovani, quelli di oggi, che molto spesso soccombe davanti a certi tipi di tentazioni. A discuterne e ad approfondire l’argomento ci hanno pensato tre esperti in materia:  il cav. Luigi Fino, sociologo e ispettore capo della Polizia di Stato, Ivan Iacovazzi, sociologo e presidente dell’Associazione Nazionale Sociologi Puglia, e Katia Blasi, pedagogista (nella foto).
L’incontro «Ascoltare i ragazzi educandoli a vivere i propri conflitti» si è svolto all’Università Popolare Molfettese ed ha rappresentato un momento di riflessione e di discussione importante per tutti quelli che vivono da vicino le problematiche legate al mondo giovanile. I tre conferenzieri hanno testimoniato esperienze vissute in prima persona, perché gestiscono con altri educatori uno sportello d’ascolto con cui inquadrare e combattere fenomeni come la devianza minorile e la dispersione scolastica e sostenere tutti quei genitori che ne fanno richiesta.
Importante è anche la figura del il collettivo (il cosiddetto “gruppo”) in cui il giovane si relaziona e, trasportato dall’estasi corale, si lascia inebriare e condurre in quello sballo, senza cui sembra non riesca a divertirsi e a dar un senso a momenti di comune baldoria. «È questo un eccesso che spesso provoca le assurde stragi del sabato sera – ha spiegato il cav. Fino - sciagure a cui ho spesso assistito e in cui, quando si è ancora in grado di chieder soccorso, il giovane trova nella Polizia stradale l’unico appiglio su cui aggrapparsi». L’agente non è più considerato come il repressore che ti segnala l’infrazione, ma «diventa il primo soggetto in grado di aiutarti, di darti soccorso in quei terribili momenti».
Non si tratta solo di dipendenze psicotrope, ma anche cibernetiche, realtà virtuali e cyberspazi che provocano alienazione, distacco dalla vita quotidiana frutto di un vuoto interiore, un malessere che ha origine nell’assenza di dialogo e di comunicazione tra figli e genitori, come. «Queste tecnologie moderne portano a disertare il reale, oltre ai rinomati e diffussissimi social network, perché i ragazzi s’imbattono in siti che rasentano il codice penale - ha commentato il prof. Iacovazzi - questi fenomeni devono farci pensare, dobbiamo ritrovare il rapporto con i nostri figli, il genitore deve tornare a comunicare a creare unione e calore familiare, oggi svaniti per i frenetici ritmi che la società impone».
L’assenza della famiglia si ripercuote anche nelle relazioni scolastiche, dove il bullismo è la conseguenza di un educazione distorta, del cattivo esempio che parte dal genitore e sfocia nell’inciviltà, nella prevaricazione, nella discriminazione e nello scarso senso civico del ragazzo. Ma come ci si rapporta con l’adolescente? «Fondamentale è il riconoscimento dei ruoli - ha risposto la dott.ssa Blasi - il genitore non deve fungere da amico o da fratello o sorella, ma da madre o padre in grado d’ascoltare, di stabilire un approccio simbiotico non giudicante ma partecipato, tentando di capire le motivazioni alla base del suo agire». Dunque, non bisogna condannare aprioristicamente una generazione che fugge dal concreto rifugiandosi nello sballo, logica conseguenza dell’isolamento interiore e del vuoto emotivo. Una situazione molto spesso presente in nelle famiglie “per bene”, dove genitori istruiti hanno la presunzione di saper gestire i propri ragazzi, comprando il loro affetto, usando l’oggetto per ovviare a quelle continue assenze mal digerite dall’adolescente. Proprio in questi momenti il soggetto giovane tenta di colmare il vuoto evadendo, nascondendosi dietro quelle sostanze stupefacenti o in quelle realtà parallele chiamate social network. Per cercare di porre rimedio a tutto questo il prof. Iacovazzi e i suoi colleghi tentano costantemente di combattere contro questi oscuri mali contemporanei partendo dal microcosmo, dalle storie di vita di ragazzi e ragazze bisognosi di comprensione e non di giudizio.
 
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Autore: Davide Fabiano
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