Artisti molfettesi fanno rivivere Verdi e Puccini a Bisceglie
Il terzo Concerto al Tramonto dell’Orchestra Biagio Abbate con l’Alter Chorus
Metti un tardo pomeriggio di una domenica di fine agosto, di quelli che più spalancano le porte ad ogni nostalgia per un’altra estate che volge al termine e per un tempo che, man mano che si diventa più adulti, pare sempre più sfuggire dalle mani. E metti che ciò abbia creato una misteriosa turbolenza spazio temporale per cui, negli ultimi scampoli estivi del 2023, Giuseppe Verdi e Giacomo Puccini si ritrovino a camminare insieme sul litorale di Bisceglie e, attratti da quell’anfiteatro con gli spalti che degradano decisi verso il mare, concordino di fermarsi lì a godere di un meraviglioso tramonto che infiamma di nuance brillanti e cupe insieme l’acqua dell’Adriatico e il cielo e le nubi che la sovrastano. E metti che in quel teatro all’aperto, tra un sigaro e l’altro, i due operisti ripercorrano le loro storie artistiche e umane, quelle storie che, proprio come i contrasti di quei colori che assumono il mare e il firmamento al calar del sole, sono piene di buio e di luce, di muri e di ponti, di fallimenti e di successi, esattamente come le storie dei personaggi dei loro più eloquenti lavori che in quella cavea i due compositori si mettono a rievocare. Ci piace sintetizzarlo con questa suggestione il gran galà lirico Da Verdi a Puccini, andato in scena alle ultime luci di domenica 27 agosto presso l’Anfiteatro Mediterraneo di Bisceglie, appuntamento questo che ha costituito la terza edizione dei Concerti al Tramonto, organizzato, godendo del patrocinio della locale Amministrazione Comunale, dall’Associazione “I Fiati”, sodalizio facente parte della Fondazione Musicale “Biagio Abbate” di Bisceglie. Un viaggio appassionante in cui il Cigno di Busseto e l’esponente più in vista della Giovane Scuola operistica italiana, impersonati, col sempre apprezzabile savoir faire che li contraddistingue, rispettivamente dagli attori Pantaleo Annese e Francesco Tammacco, hanno condotto per mano lo spettatore nel loro mondo artistico, raccontando la genesi e i messaggi di alcune delle loro opere più significative. A dare vita alle musiche e ai personaggi di questi capolavori l’Orchestra Sinfonica “Biagio Abbate” Provincia BAT, il soprano Giulia Maggio, il tenore Sokol Preka Gjergji e l’Alter Chorus, facente parte dell’APS don Tonino Bello e preparato dall’esperto Antonio Allegretta, diretti con la capacità e la padronanza che gli sono propri dal M° Benedetto Grillo. Una cast con una nutrita delegazione molfettese, essendo attori, soprano, coro e direttore originari della nostra città. Un viaggio che è iniziato a partire da Suor Angelica, la seconda delle opere del Trittico di Puccini, la storia di una donna afflitta dal dolore, forzatamente monacata dalla famiglia per una fuga d’amore da cui era nato un figlio illegittimo che non potrà mai più vedere perché nel frattempo morto. Da quest’opera l’orchestra ha eseguito calorosamente il Preludio. Ciò ha dato la stura al confronto artistico tra Puccini e Verdi. Il primo privilegia storie più vicine al comune vissuto, temi più intimi, esalta le figure femminili, come Suor Angelica appunto oppure la Lauretta figlia di Gianni Schicchi, il protagonista dell’omonimo atto unico comico, terza opera del Trittico, di cui Giulia Maggio ha interpretato in maniera appassionata la preghiera al padre O mio babbino caro, la famosissima romanza. Ma Verdi gli risponde che anche lui ha puntato lo sguardo sull’universo delle donne, soprattutto con La Traviata, di cui Maggio ha cantato il finale primo, l’aria e cabaletta Ah, forse è lui… Sempre libera, affrontando egregiamente, nonostante la sua giovane età, una delle più impervie partiture per soprano e facendosi notare anche per una estensione vocale molto ampia. Ha poi proseguito Puccini con le sue storie d’amore, come quelle de La Boheme, con il soprano che, con altrettanto cimento, ha interpretato la celeberrima romanza Si, mi chiamamo Mimì e l’aria di Musetta Quando men vo. Altra grande storia tinta del rosso del cuore e del rosso del sangue musicata da Puccini è quella di Tosca, nella quale troviamo la leggendaria aria di Cavaradossi E lucevan le stelle, eseguita con passione dal tenore Gjergji. Verdi invece è attratto più da ambientazioni epiche, quelle che richiedono peraltro il ricorso alle masse corali, che infatti sono molto meno presenti nei melodrammi pucciniani. E quando parliamo di coro nell’opera lirica non si può prescindere da quello degli schiavi ebrei del Nabucco, il glorioso Va pensiero, brano di baule dell’Alter Chorus la cui interpretazione è sempre ben accolta e anche in questo caso non si sono registrate eccezioni. Altro momento epico verdiano del melodramma italiano è poi il gran concertato Gloria all’Egitto del secondo atto di Aida, inframmezzato dalla iconica Marcia Trionfale e dai successivi Ballabili: lo stentoreo impasto vocale dell’Alter Chorus, e il solenne suono dell’Orchestra Abbate si sono uniti a dare una emozionante interpretazione. Ciliegina sulla torta, il Brindisi di Traviata che ha fatto sintesi di tutte le doti artistiche di tutto il cast che ha così incassato l’ampio gradimento del pubblico presente e del presidente dell’Associazione “I fiati” Tommaso Regina, intervenuto a margine del concerto. Un successo certificato dalla richiesta di bis soddisfatta con la ripetizione dell’ultimo brano. © Riproduzione riservata