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“Appaltopoli”. Anche il Movimento “Rinascere” chiede le dimissioni del sindaco di Molfetta Tommaso Minervini “E’ il responsabile politico di uno scandalo senza precedenti per la città. Compia un gesto di dignità e responsabilità: si dimetta”
09 giugno 2021

MOLFETTA – “Appaltopoli”. Anche il Movimento “Rinascere” (Felice Spaccavento) chiede le dimissioni del sindaco di Molfetta Tommaso Minervini.

«Lo scandalo giudiziario che ha colpito nelle scorse ore il Comune di Molfetta desta profonda indignazione tra i cittadini e squarcia finalmente quel velo di ipocrisia che sin dal suo insediamento accompagna l’operato dell’amministrazione guidata dal sindaco Tommaso Minervini.

Dietro la facciata di una compagine di governo locale efficiente, operativa ed esperta, infatti, si è in realtà celata in questi anni – stando alle ipotesi accusatorie formulate dalla Procura della Repubblica di Trani, sulla base degli accertamenti condotti dalla Guardia di Finanza – una banale cricca di faccendieri dediti a gestire illecitamente gli appalti pubblici per l’affidamento di lavori o di forniture, in un vorticoso turbine di mazzette, regalie e vantaggi di natura personale in favore di amministratori pubblici e dipendenti comunali, dettagliatamente documentato dagli inquirenti.

A noi non interessano i risvolti penali di questa vicenda. Spetterà alla magistratura accertare eventuali responsabilità e siamo convinti che tutti gli indagati in questa oscura vicenda (a cominciare dal sindaco Minervini) siano da considerare innocenti sino a sentenza definitiva. Ma il nostro giudizio politico sulla stagione amministrativa che stiamo attraversando a Molfetta resta fortemente negativo e prescinde completamente dalle pronunce giurisdizionali che verranno o dai provvedimenti cautelari adottati in queste ore. L’amministrazione targata Tommaso Minervini nasce sin dal primo momento sulla base di un accordo trasversale che aveva al centro la spartizione del potere e la gestione di interessi affaristici molto ben definiti. Il sindaco Minervini si è posto consapevolmente come garante e punto di equilibrio politico dell’ampia coalizione raccogliticcia e trasformistica che, dal Partito Democratico agli storici esponenti del centrodestra locale, governa la città dal 2017, tenuta insieme solo dalla brama di occupare poltrone. Ora la verità viene a galla: dietro ogni opera pubblica, dietro ogni appalto, dietro ogni inaugurazione, dietro ogni nastro tagliato in questi anni, in realtà, c’è stato solo il mercimonio nell’esercizio delle funzioni pubbliche e la svendita della nostra città al miglior offerente.

Quel che appare più inquietante è che dall’indagine della magistratura sembra emergere un grumo insopportabile tra politica, burocrazia e malaffare, un ramificato sistema di potere con articolazioni nei vertici politici dell’amministrazione, nella macchina burocratica e nel mondo imprenditoriale, finalizzato a condizionare gli appalti pubblici per consentire il perseguimento di vantaggi personali per pochi a discapito dell’interesse collettivo.

E così dalle immagini inquietanti diffuse dalla Guardia di Finanza scopriamo che anche a Molfetta esiste quel “mondo di mezzo” oscuro e nauseabondo, fatto di faccendieri, politici, imprenditori e dipendenti comunali infedeli dediti a spartirsi appalti e mazzette. E dinnanzi a questo scenario allarmante il sindaco Tommaso Minervini, il vertice dell’amministrazione comunale, il responsabile istituzionale dell’Ente, non si è mai accorto di nulla? Davvero è stato così cieco, così ingenuo o così incapace da non rendersi conto di quello che stava succedendo sotto i suoi occhi? Dove è finita la sua (presunta) grande esperienza, la sua grande capacità amministrativa, la sua grande efficienza, mentre ad un palmo dal suo naso giravano mazzette e tangenti? Come può tirarsi fuori da tutto questo, sgravarsi da ogni responsabilità, fingendo quasi che siano questioni che non lo riguardano? Egli è il responsabile politico principale della cloaca nella quale ha catapultato Molfetta e ha un solo atto responsabile da compiere per restituire dignità all’istituzione comunale che così ostentatamente sta calpestando: presentare immediatamente le sue dimissioni, evitando così di trascinare ancora a lungo questa lenta e inesorabile agonia per la città.

Molfetta vive oggi una delle pagine più buie della sua storia, dovendo fare i conti con una questione morale che non ha precedenti e che sta inquinando i gangli vitali della città. Siamo convinti, tuttavia, che Molfetta saprà reagire e rialzare la testa per liberarsi dalle catene che la opprimono e riprendere a guardare al futuro con fiducia e speranza. Per fare questo è necessario che tutte le forze sane della città, i movimenti politici organizzati, le associazioni di base, i singoli cittadini dimostrino di avere ancora a cuore (come già successo in passato) il destino di questa comunità e si impegnino direttamente per la costruzione di una alternativa forte e credibile a questo sistema di potere che opprime la città, lanciando un grande progetto di rinnovamento non solo generazionale che abbia nei valori della legalità e della trasparenza i suoi pilastri fondamentali».

SUL PROSSIMO NUMERO DELLA RIVISTA MENSILE "QUINDICI" - IN EDICOLA QUESTO SABATO 12 GIUGNO - ARTICOLI, FOTO E COMMENTI SULLA VICENDA "APPALTOPOLI" CON L'ATTESO EDITORIALE DEL DIRETTORE FELICE DE SANCTIS "QUESTIONE MORALE E DIGNITA' PERDUTA"

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