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Antonio Cirilli: il mio chiodo fisso è la serie A1
15 novembre 2008

È un vero leader dentro e fuori la pista, il trascinatore dell'Hockey Club Molfetta, il miglior realizzatore della squadra: stiamo parlando di Antonio Cirilli, talentuoso hockeista molfettese, che con il suo carisma e le sue splendide giocate, sta tenendo alti i colori biancorossi, in tutte le piste d'Italia. In passato, ha giocato in nazionale ed ha partecipato ad un Europeo ma per l'attaccamento alla sua famiglia, alla sua città e per motivi di studio ha sempre rifiutato importanti proposte pervenutegli da formazioni blosonate di serie A1. Dopo aver fatto le fortune di Matera e Giovinazzo è tornato nella squadra che lo ha lanciato: l'Hockey Club Molfetta. Adesso, quel ragazzo di belle speranze, di strada ne ha fatta ed è intenzionato a risollevare le sorti della sua squadra del cuore, impantanata nelle torbide acque della serie A2 e a ridare a quel palazzetto dov'è cresciuto, a due passi da casa, il lustro dei palcoscenici della serie A1, dei top team, dell'hockey che conta insomma. Noi di Quindici, lo abbiamo avvicinato, per capire se quest'anno, per la squadra molfettese, ci sono i presupposti per tentare il grande salto di categoria. L'Hockey Club Molfetta, ha avuto un inizio di stagione altalenante. Come te lo spieghi? «Quest'anno la squadra non è la stessa dell'anno scorso; c'è bisogno di un nuovo lavoro di amalgama per i nuovi arrivati, soprattutto dal punto di vista tattico. Ci vuole quindi tempo e pazienza». L'impressione è, che molti giocatori biancorossi, abbiano difficoltà ad eseguire gli schemi di mister Vianna. Cosa ne pensi? «Soprattutto i nuovi acquisti, hanno determinate caratteristiche e stentano a carburare. Questo per forza di cose, cozza con il gioco di Vianna, che è duttile e rapido». Le incomprensioni tra il mister e il difensore Persia, non rischiano di creare una situazione dannosa per la squadra? «Incomprensioni, litigi, discussioni in una squadra sono all'ordine del giorno. Se così non fosse, la situazione sarebbe piatta e preoccupante. L'eterogenità di un gruppo e il diverso modo di pensare, nel rigoroso rispetto dei ruoli, sono propedeutici alla crescita degli uomini e nello specifico di una squadra». Il Molfetta, a tuo parere, ha bisogno di altri innesti o va bene così com'è? «Penso che l'organico sia assolutamente competitivo, ma altri eventuali innesti di valore, sarebbero certamente graditi. Ovviamente però, si può avere anche una rosa infinita, ma se alla base non vi sono impegno, spirito di sacrificio e tanta tanta tanta voglia di vincere, non si va da nessuna parte». Quest'anno sei partito come attaccante, per poi tornare a comporre la linea difensiva. In che ruolo ti esprimi meglio? «Non sono un attaccante ma penso che nell'hockey ogni giocatore abbia delle caratteristiche innate e tutti devono essere duttili ed adattarsi ad ogni situazione tattica». Per la lotta alla serie A1, quali sono le squadre che hanno più possibilità di ottenere la promozione? «Non guardo in casa degli altri, ma il mio chiodo fisso è ripetere la famosa annata di qualche anno fa, quando con questa maglia, raggiungemmo la serie A1». Terminata la carriera da giocatore, ti piacerebbe intraprendere quella da allenatore? «Moltissimo!Con la mia voglia di vincere, i miei giocatori, avranno pane per i loro denti…». Il futuro di Antonio Cirilli sarà ancora a Molfetta o vorresti cambiare aria? «Il mio ritorno a Molfetta nella scorsa stagione, è stato consequenziale all'insediamento della nuova proprietà, persone assolutamente al di fuori delle parti, che hanno riportato la speranza nella Molfetta hockeistica. Mi auguro quindi, che la squadra, riesca a ripagarli nel migliore dei modi».
Autore: Massimiliano Napoli
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