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Aneb Molfetta, incontro sul tema: il carcere, punizione e redenzione… Esperienze di volontariato Lunedì, alle 18.30, presso l'Auditorium Don Tonino Bello, si parlerà della vita in carcere, delle modalità di recupero e assistenza dei detenuti
19 aprile 2008

MOLFETTA - Il trittico di incontri organizzati in aprile dall'Aneb termina lunedì 21 aprile alle 18.30. Presso il Centro Sociale “Don Tonino Bello” (Parrocchia San Pio X) l'Aneb (Associazione nazionale educatori benemeriti), presieduta da Anna La Candia (foto), ha organizzato una conferenza sul tema “Quale carcere? Esperienze di volontariato, Progetti, Istituzioni”. A discutere sul tema ci saranno la prof. Anna Maria Azzarita, già dirigente scolastico, volontaria presso il carcere di Trani; la prof. Maria Carmela de Gioia, referente del progetto europeo V.I.P. (Visita In Prigione) e la Dott. Mirella Malcangi, assistente sociale presso il carcere di Trani L'analisi punterà sul confronto tra mondi antitetici, tra essere e non essere, tra luogo del castigo e quello della vita, tra negazione della persona e sua apparente affermazione. Il carcere è anche momento di redenzione, di allontanamento dagli affetti, di solitudine e spersonalizzazione. La presenza di volontari che fungano da ponte tra le due realtà, che associno la realtà quotidiana all'”antivita” del carcere, riveste un ruolo fondamentale. L'assenza della famiglia, l'allontanamento dalle abitudini consuete, per quanto conseguenza di una colpa commessa, rappresenta un fattore di potenziale distruzione. Mitigare il disorientamento del carcerato, concedergli un barlume di speranza, credere nelle possibilità di recupero di chi ha sbagliato, può essere una fonte di sopravvivenza morale per i detenuti. Ed è in questo contesto che le istituzioni hanno l'obbligo di non circondare di deserto i carcerati; proprio qui devono valorizzarne le positività per favorire l'agevole ritorno alla realtà (vicino o lontano che sia). Allora l'attività di volontariato diventa un elemento di solidarietà formidabile, è in tali frangenti che personalità come Anna Maria Azzarita, Maria Carmela De Gioia e Mirella Malcangi, possono intervenire con la loro competenza e sensibilità per rendere il detenuto un essere umano. Proprio come tutti, con i suoi errori (anche gravi) e le sue possibilità di recupero.
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