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Aneb Molfetta, i coniugi Farah raccontano la loro storia e la terra d'Egitto
07 dicembre 2011

MOLFETTA - “Dall’Egitto a Molfetta”, il terzo incontro di multiculturalità dell’ANEB di Molfetta. Il titolo racchiude la dinamica biografia del dott. George Farah e di sua moglie, la prof.ssa Elisabetta Maggialetti, relatori della conferenza.
Il dott. Farah, di origine egiziana, prima di raccontare la sua storia e di aggiornare il pubblico sugli avvenimenti recenti che hanno visto coinvolto il suo Paese, ha esposto, attraverso un esaustivo iter, la splendida storia della sua terra, dall’Antico Egitto all’Egitto Moderno. «Come ogni civiltà, anche quella egiziana ha curve ascendenti e curve discendenti», ha esordito George Farah riferendosi ai «periodi d’oro» e ai «periodi di crisi e sottomissione» dell’Egitto.
L’interculturalità ha origini molto remote in Egitto. Risale alle 7 principali dominazioni che hanno contribuito anche alla formazione di questa affascinante cultura e, in questo scambio di tradizioni, costumi, usanze, la religione cristiana ha occupato un ruolo fondamentale, regolando i rapporti sociali. A questo si è riferita la prof.ssa Maggialetti definendo il loro matrimonio «un azzardo» per quei tempi, anche se il loro amore non è stato ostacolato dalla famiglia cristiana di Farah (se invece fosse stata musulmana, diversa sarebbe stata l’evoluzione della loro storia, per la diversa concezione della donna, considerata dall’Islam «un mobile di casa»).
L’unico problema che la coppia ha dovuto affrontare per sposarsi è stato quello di far ottenere a George la cittadinanza italiana, che allora non avrebbe potuto conseguire con il matrimonio. Una volta ottenutala, i due coniugi si sono trasferiti per 12 anni in Egitto perché il dott. Farah non avrebbe potuto lavorare in Italia. «I tempi ora sono cambiati. Questa è la curva discendente - ha continuato il dott. Farah - infatti qualche giorno fa è stato eletto, con il 47% dei voti, il Partito dei Fratelli Musulmani, un partito fuorilegge che ha degenerato la situazione dell’Egitto».
Anni fa, secondo i coniugi Farah, le donne non portavano il velo, mentre oggi «il fanatismo imperante ha soffocato la cultura, il cosmopolitismo e lo scambio». Perciò, le donne senza velo, quasi sempre cristiane, sono emarginate e violentate. La situazione è talmente deteriorata che ne risente anche il turismo, diminuito proprio a causa della pericolosità di questo partito apparentemente democratico. Il problema non è stato ancora affrontato dal partito “Libertà e Giustizia”, per niente libero né tanto meno giusto, che sta conquistando a poco a poco tutta l’Africa, appoggiato per interessi economici anche dai grandi Paesi industriali. In realtà, tutti coloro che stanno vivendo questa situazione sgradevole sono consapevoli che Islam e democrazia non potranno mai conciliarsi.
 
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Autore: Elisabetta Ancona
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