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Ancora in edicola il numero doppio di “Quindici”: anniversario assassinio Carnicella, la Regione revoca la delega sul porto di Molfetta, Pdl in liquidazione, nuove tasse in arrivo
25 agosto 2012

MOLFETTA - E’ ancora in edicola il numero doppio della rivista mensile Quindici Molfetta (nella foto la copertina di Davide Pischettola), il mensile leader, l’unico che fa opinione e fa discutere a Molfetta, completando così il panorama informativo offerto ogni giorno con Quindici on line, il primo e più diffuso quotidiano in internet, con argomenti diversi e più approfonditi del giornale web. Quindici l’unico giornale che vi offre l’informazione completa e approfondita e le notizie che gli altri non danno.
Nel numero in edicola ci sono ben 12 pagine di uno Speciale dedicato all’anniversario dell’assassinio del sindaco Gianni Carnicella: la verità a 20 anni da una morte inutile. Abbiamo scelto di dare la parola ai protagonisti dell’epoca (Annalisa Altomare, Enzo de Cosmo e Guglielmo Minervini) che, per la prima volta su “Quindici”, raccontano particolari inediti. Una scelta giornalistica perché l’informazione si fa con le testimonianze e non con i compitini in classe di chi all’epoca non era nato o andava all’asilo. E anche in questo caso abbiamo scelto di dire “quello che gli altri non dicono”. Alla vicenda Carnicella è dedicato anche l’editoriale del direttore Felice de Sanctis: “Quel testimone insanguinato” una riflessione su come a Molfetta sia tornata l’illegalità diffusa si quegli anni.
Non poteva mancare il nuovo porto con la grossa notizia e gli approfondimenti sulla revoca della delega regionale al Comune di Molfetta. E tra le tante inadempienze del governo di centrodestra di Antonio Azzollini annoveriamo anche i guasti al depuratore che provocano una cascata di acque reflue, liquami a cielo aperto che vengono scaricati in mare a Torre Calderina.
Per le pagine di politica “Quindici” va ad indagare sulla frattura all’interno del Pdl: ritorna l’Armata Brancaleone tra disertori e transfughi.
Questi alcuni degli altri argomenti: Cronaca, alla ricerca della chianca perduta: ecco dove finiscono. Degrado urbano, sprechi e abusivismo diffuso. Abusi edilizi e cemento, ma il Comune legalizza. Altre tasse: presi di mira i box.
Il mistero dell’immobile di Corso Margherita, Azzollini proprietario indiretto.
Per la Cultura, da Halfaya a el-Alamein di Marco I. de Santis, il racconto
Dèmoni e stelle di Marisa Carabellese; Il regno di Op raccontato da Paola Natalicchio, di Gianni Palumbo; Un contratto di pesca di Corrado Pappagallo; Il gergo della postmodernità, libro di Giacomo Pisani; La comunità a venire; Ricordato il prof. Antonio Balsamo a un anno dalla morte; La Costituzione, è un gioco da ragazzi. La cicala e la formica vince Ti fiabo e ti racconto, Oasi Torre Calderina, rischio di scempio ambientale
Sport, l’assessore Vincenzo Spadavecchia: sport molfettese in crisi totale. Calcio, divisi e senza idee. Basket, problemi finanziari. Pallavolo, corrosa dalla crisi economica. Tennistavolo, bottino eccezionale. Vela, vento in poppa per la Bosch Cup.
Come si nota è un numero, come sempre, ricco di contenuti e temi interessanti con tanti argomenti che non trovate su altri media e che vi terranno compagnia per un mese di piacevole lettura, con approfondimenti che spaziano dalla cronaca alla politica, dall'economia all'attualità, dalla cultura allo sport.

Quindici: quello che gli altri non dicono, Quindici: la rivista che si sceglie in edicola.
 
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Il potere è sempre esistito o nella forma truculenta della tirannide o in quella legale dello Stato. In entrambi i casi si tratta di un potere visibile, a cui ci si può opporre oppure riconoscerlo. Oggi il potere è diventato più subdolo, più mascherato, più nascosto, ma proprio per questo più persuasivo, fino a permeare il nostro inconscio, al punto di farci apparire ovvia quella che in realtà è una sua imposizione. Per rendercene conto dobbiamo domandarci se a volte non abbiamo del potere un concetto troppo grossolano al punto da non riconoscerlo proprio là dove ci assedia. Il potere non si presenta mai come tale, ma indossa sempre i panni del prestigio, dell'ambizione, dell'ascendente, della reputazione, della persuasione, del carisma, della decisione, del veto, del controllo, e dietro queste maschere non è facile riconoscere le due leve su cui si fonda: il controllo assoluto delle nostre condizioni di vita e la massima efficienza delle prestazioni che ci sono richieste. Calandosi dietro la maschera dell'efficienza, il potere ottiene da un lato l'"ubbidienza dei subordinati", inducendo in loro un pensiero a breve scadenza, per cui non si guarda più intorno e in avanti e a lungo termine sui valori di fondo della vita con conseguente “atrofizzazione” dei sentimenti, e dall'altro lato quella “diffusa insensatezza” per cui i “fini” raggiunti diventano “mezzi” per fini ulteriori, dove il semplice “fare” trova la sua giustificazione indipendentemente da ciò che si fa. Pensare esclusivamente in termini di “costi e benefici” secondo il principio che prescrive di ottenere il massimo dando il minimo “non è giusto”, “non è etico, è antisociale, è abusivo, forse è il male” (è stato il male della “cultura italica” ed ancora lo è). Quando un candidato a un incarico politico imposta la sua campagna elettorale su una piattaforma di efficienza del governo, lascia intravedere l'infiltrarsi di ideali fascisti. Mussolini faceva viaggiare i treni in orario: ma a quale costo?
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