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“Anarchia urbanistica e politica degli affari” Lillino Di Gioia denuncia il centro-destra e chiede l'intervento della magistratura
15 ottobre 2003

Non è rimasto deluso chi si aspettava un “coup de théatre” dalla manifestazione pubblica organizzata lo scorso 30 ottobre dal Riscatto della città” sul tema “La città ed il suo Piano Regolatore… fantasma”. Ma decisamente non si è trattato di quanto auspicato dal promotore dell'iniziativa e mattatore della serata, Lillino di Gioia tornato prepotentemente alla ribalta della scena politica locale col suo cavallo di battaglia, l'urbanistica. E il colpo ad effetto è andato in scena sin dall'inizio della serata quando, sul palco allestito per l'occasione, accanto al “padrone di casa” De Gioia, non sono comparsi gli attesi relatori e cioè i progettisti del Prg, Cirillo e De Salvia. Ma l'inquietudine in platea (composta in larghissima parte da “addetti ai lavori”, rappresentanti delle forze politiche e giornalisti) è durata solo un attimo, giusto il tempo che Lillino Di Gioia prendesse la parola per chiarire con toni durissimi il mistero: “La clamorosa assenza dei progettisti – ha attaccato senza perdersi in stucchevoli preamboli di rito o in frasi di circostanza – non è certo dovuta ad indisponibilità sopraggiunta, ma al fatto che i relatori previsti per questa sera hanno ricevuto calorosi inviti e autorevoli interventi che hanno sconsigliato loro di prendere parte all'iniziativa”. La “bomba” era partita ma il nostro non si è fermato qui e, atteso solo un attimo per saggiare (da “animale politico”) la reazione della platea, ha rincarato la dose, visibilmente irritato: “Numerosi fax e mille telefonate sono partite dai poteri forti di questa città per invitare i progettisti a starsene a casa e questi hanno ritenuto che oggi manchino le condizioni ambientali minime per parlare di Prg nella nostra città. Questi sono i fatti. Bisogna prendere atto che Molfetta sta vivendo un periodo di oscurantismo politico e culturale mai visto prima. Non si vuole che la città si confronti liberamente sul suo principale strumento di pianificazione urbanistica, questo è gravissimo. Ciò sta a significare che la nostra iniziativa costituisce fumo negli occhi per chi, temendola, ha fatto tanto per boicottarla. Ma dimostra anche che siamo sulla strada giusta e per questo andremo fino in fondo e fino alle estreme conseguenze. Molfetta deve riacquisire quella dignità oggi calpestata!”. Fatta questa premessa che getta davvero un'ombra sinistra sulla gestione del potere in questa città e sui metodi che ormai sono abitualmente utilizzati, tanto da assurgere al rango di “ordinaria amministrazione”, Di Gioia si è caricato sulle spalle l'onere di portare a compimento una iniziativa pensata in tutt'altro modo e divenuta suo malgrado un “one man show”. E le bordate non sono mancate. Dopo aver ripercorso brevemente l'iter di approvazione del Prg e aver constatato come l'attuale amministrazione di centrodestra sia “nata con la camicia” con tutti i principali strumenti di pianificazione urbanistica approntati, in attesa solo di essere attuati, Di Gioia ha cominciato a snocciolare il lungo (a suo dire) elenco di inadempienze amministrative che a tutt'oggi hanno impedito al Prg di trasformarsi nel volano tanto atteso per lo sviluppo di questa città, registrando ritardi inaccettabili. “Il Piano Regolatore ha bisogno di due strumenti attuativi fondamentali: Piano dei Comparti e Piano dei servizi. Le Norme Tecniche di Attuazione imponevano l'approvazione di quest'ultimo entro sei mesi dall'approvazione del Piano. Sono passati oltre due anni e non se ne vede neanche l'ombra. Le opere di urbanizzazione sono all'anno zero, così come la pianificazione attuativa. Le cooperative assegnatarie della 167 costruiranno (chissà quando!) nulla sapendo delle opere di urbanizzazione primarie e secondarie. Ma non si muove niente neanche sul fronte del Piano delle coste e silenzio assoluto anche sul Piano dell'agro. Non c'è alcun coordinamento per la gestione del Piano e la stessa scelta mirata di non fare il Piano dei servizi risponde pienamente alla logica degli affari che si fanno in questa città”. E qui l'ex assessore all'Urbanistica della Regione Puglia ci va giù duro: “In assenza di un Piano di Servizi che disegni i bisogni reali della città, i privati sono indotti a presentare progetti in deroga al Prg e pretendono che l'amministrazione conceda loro i permessi, di fatto svuotando la ratio stessa di uno strumento di pianificazione urbanistica. Ma ecco che nasce il dolo dell'amministrazione che si ostina a non approvare quel Piano di fatto spingendo a che i privati presentino progetti in deroga. Qui si aprono scenari che meriterebbero approfondimenti in sede giudiziaria, visto che ormai vige un regime di anarchia urbanistica e di politica degli affari”. La chiusura è tutta dedicata ad una durissima reprimenda contro l'azione amministrativa definita “fedifraga e traditrice nei confronti della città, tesa solo ad affossare consapevolmente il Prg per far fare affari a poca gente, generando una situazione che ha bisogno di denunce politiche, amministrative ed anche giudiziarie”. Sarà solo una suggestione, ma ad un certo punto si è sparsa nell'aria della Fabbrica di San Domenico quell'inconfondibile aroma di… campagna elettorale. Ma non mancano ancora tre anni per le elezioni amministrative? Giulio Calvani
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