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Amore suicida: crisi politica e amministrativa più vicina serve l'ottimismo della volontà
15 luglio 2015

Il nuovo PD di Piero de Nicolo, Lillino Di Gioia e Annalisa Altomare ha deciso di giocare una partita contro la propria amministrazione comunale. Ormai i giochi sono scoperti e non si possono mascherare dietro la parvenza di ridicole verifiche. Il patto fra i tre è stato siglato da tempo e il prezzo da pagare per i pochi voti dei due ex democristiani, è quello della caduta della amministrazione di centrosinistra. Un film già visto per chi conosce le tresche democristiane dei governi instabili, costretti a cedere per le ambizioni dei suoi “leader”. Il Pd di De Nicolo ribadisce che non è una questione di poltrone. Magari, però, se il sindaco Paola Natalicchio cedesse uno o meglio due assessorati, guarda caso lavori pubblici e urbanistica e le teste di Giovanni Abbattista e soprattutto quella di Rosalba Gadaleta, odiata dalla coppia ex Dc, ex tutto, la crisi rientrerebbe immediatamente. A patto, però, che anche “l’inesperto” sindaco fosse eteroguidato dai tre “saggi” volponi della politica del passato. La verità è che fa più gola la testa del sindaco, di quella degli assessorati e i due ex non vogliono altro per sventolare il loro trofeo alla città, la loro vittoria e la dimostrazione di contare ancora qualcosa nella politica (la vecchia politica) molfettese. E per ottenere questo risultato, che è il loro vero obiettivo, non importa far venire il commissario e tornare indietro alla vecchia politica (magari anche di scempio del territorio?), contro l’attuale “rigidità”, si usano i sistemi della vecchia politica, nella quale la terna diabolica è maestra, quella del logoramento dell’esecutivo, per poi farlo cadere per consunzione. È questo il vero significato del rifiuto del dialogo con l’amministrazione e la conferma del ritiro dalla giunta dell’assessore (obbediente ai voleri del suo segretario) Tommaso Spadavecchia, garantendo solo l’appoggio esterno, per poter votare a proprio piacimento, senza tenere fede ai patti sottoscritti al momento della formazione della maggioranza. Un Pd suicida che perde voti e ne perderà ancora, come ha dimostrato nelle ultime elezioni regionali. Ma le vendette politiche trasversali sono di casa a Molfetta (a destra e a sinistra), dove per colpire l’odiato nemico (Guglielmo Minervini), si prendono di mira le persone a lui vicine, come il sindaco Natalicchio. Un film già visto in passato, che fa parte della storia della Molfetta che si fa male da sola, che non accetta il cambiamento e che vuole una città senza regole a beneficio di tutti, perché le regole non piacciono a nessuno e farle rispettare è impopolare. E soprattutto non si vuole accettare il successo del cambiamento avviato dalla Natalicchio (che brutta cosa la gelosia, soprattutto femminile: ricordate Biancaneve?). E bisogna fermare il processo in atto, prima che diventi irreversibile e la città rifiuti di tornare indietro. Ma Rifondazione comunista non ci sta e fa un appello ai partiti della maggioranza (o della ex maggioranza?) per superare le divisioni che sono esplose durante la campagna elettorale per le regionali, ma che erano fuoco sotto la cenere che covava da tempo, per vendette politiche di chi non si era mai rassegnato alla sconfitta e cercava la rivincita. Ma anche le urne regionali hanno bocciato questi soggetti che sono riusciti a mettere insieme appena 1.500 voti, una miseria, che avrebbe dovuto far dimettere subito la nuova segreteria politica dopo il flop elettorale. Rifondazione chiede di discutere di contenuti, non di poltrone, di amministrare il presente e programmare il futuro, a partire dal bilancio di previsione, che dovrà essere approvato a giorni. Il sindaco Paola Natalicchio ai giochi politici del “nuovo” Pd (PDC ) non ci sta, e forse non accetterà ricatti di alcun tipo e andrà avanti, lasciando al Partito Democratico Cristiano (non sembra vero a Di Gioia e Altomare resuscitare un cadavere mantenuto mummificato in qualche circolo cittadino di Molfetta) la responsabilità di non votare il bilancio e far cadere l’amministrazione di centrosinistra, con i voti del centrodestra, al quale, spaccato e ridotto al lumicino, non sembra vero poter ottenere una vittoria così facile a tavolino (leggi accordo Di Gioia-Altomare-Tammacco). Ma a qualcuno, probabilmente, interessa più il riscatto personale, che il futuro della città e se assumerà le responsabilità, anche se a pagare sarà sempre la nostra povera Molfetta, vittima di un amore suicida. La frattura sembra ormai insanabile, perché quando si ha già un disegno preciso, si punta a realizzarlo e ogni invito al dialogo non esiste. Ma, forse, un dialogo è ancora possibile, se si fa un passo indietro da una parte e dall’altra: il Pd non insiste per due assessorati e per quelli “blindati” dal sindaco e la Natalicchio cede un altro assessorato tecnico che non le crei problemi con gli altri partner. L’ottimismo della volontà non va abbandonato.

Autore: Felice de Sanctis
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