Allarme dell'opposizione: “Il Consiglio comunale si è arenato, il sindaco non vuole controlli”
MOLFETTA – 5.3.2004
Nuova presa di posizione dei consiglieri di opposizione del centro sinistra e di Rifondazione (gli altri consiglieri, si sa, sono passati direttamente o indirettamente alla maggioranza anche in cambio di qualche poltrona, pur se qualcuno per salvare la faccia ogni tanto prova a strillare) per il blocco dell'attività del consiglio comunale, malgrado ci siano importanti e urgenti problemi da discutere.
I Consiglieri comunali Maria Sasso, Nino Sallustio e Leonardo Lucanie della “Margherita”, Nunzio Fiorentini dello Sdi, Antonello Zaza di “Rifondazione comunista” e Corrado Minervini dei “Democratici di sinistra” hanno diffuso un documento di protesta per la paralisi del massimo organo cittadino: “Urge discutere e approvare il piano delle coste in mancanza del quale Molfetta rischia il commissariamento della Regione; continua l'invasione di cartelloni pubblicitari a causa degli scandalosi ritardi nell'approvazione del piano Generale degli Impianti pubblicitari, proliferano selvaggiamente le antenne della telefonia mobile; non c'è ancora il Piano dei Servizi per le nuove zone di espansione ma il l'amministrazione di Centro destra di Molfetta è impegnata in beghe interne e trascura i problemi della città.
L'irresponsabilità del centrodestra dilaga quotidianamente senza limiti.
Molfetta se ne ricorderà!”.
Sarebbe opportuno che il consiglio comunale riprendesse il ruolo che gli è proprio e discutesse dei gravi problemi sul tappeto: si parla tanto di governo a rete, ma nella rete si comprendono tutti (gli amici), tranne le opposizioni che rappresentano una garanzia di democrazia.
“Ma quest'amministrazione già dal suo insediamento – dicono i consiglieri della Margherita – ha fatto una scelta di campo chiara e precisa: nei ruoli di revisione e di controllo del governo della città solo persone nominate dalla maggioranza di centro-destra.
Per Tommaso Minervini i controllori devono dipendere dai controllati. Forse ha qualche dubbio il sindaco di Molfetta sulla trasparenza e sulla correttezza amministrativa del suo governo tanto da sbarrare la strada a qualsiasi possibilità di controllo o di intervento critico da parte del centrosinistra! Perché altrimenti, tutti insieme compatti sindaco e consiglieri di maggioranza avrebbero assunto questa posizione insostenibile in democrazia.
Nei fatti sono stati nominati i revisori dei conti del Comune, i sindaci dell'ASM, i sindaci della Molfetta Multiservizi tutti rigidamente di maggioranza.
E così, tra l'altro, i revisori del Comune non rispondono, da circa un anno e mezzo, alla richiesta del loro parere su procedure di acquisto a dir poco discutibili, il Consiglio di Amministrazione dell'ASM è tutto sotto inchiesta per un presunto concorso “riservato” a parenti ed amici e la Multiservizi distribuisce lavori e lavoretti senza gara d'appalto.
Ma non finisce qui.
Su questioni specifiche, come le discutibili gestioni della piscina e dell'impianto di compostaggio, il Consiglio decide di creare delle commissioni di indagine, questa volta c'è dentro qualche componente di minoranza, ma attenzione, i presidenti, cioè coloro che le convocano sono rigidamente di maggioranza. Ed è quindi questo il nuovo espediente per evitare che le commissioni lavorino, semplicemente non convocandole. Viene lesa così la legge che prevede esplicitamente “l'attribuzione alle opposizioni della presidenza delle commissioni consiliari aventi funzioni di controllo e di garanzia”.
Attualmente il Consiglio comunale è bloccato. E sapete perché? Perché all'ordine del giorno c'è il regolamento del Consiglio stesso che prevede, per la minoranza, i ruoli che le spettano, ma la maggioranza su questo à divisa. Non sono assolutamente in grado di rispettare nemmeno i più basilari principi della democrazia – concludono i consiglieri comunali Sallustio, Sasso e Lucanie - e il sindaco li autorizza e li sostiene in questa logica che stride ovviamente col ruolo di “garante di cartone” che quotidianamente ostenta”.
Secondo il consigliere regionale dei Ds, Michele Ventricelli, "l'abrogazione della legge regionale n.34/1994 da parte del Consiglio regionale, assume una particolare importanza in un momento in cui alcune aree della Puglia sono aggredite selvaggiamente per autorizzare insediamenti industriali in territorio agricolo non poteva essere consentito in maniera ordinaria uno strumento derogatorio come quello dell'accordo di programma".
"Si contribuisce così a riportare un minimo di rispetto della legalità e di uso e tutela del territorio pugliese nell'osservanza delle scelte programmatorie degli enti locali. Ciò - secondo il rappresentante DS al Consiglio regionale - appare ancora più significativo per alcune aree pugliesi, come la Murgia, dove in questi ultimi dieci anni si è adoperato lo strumento dell'accordo di programma per mutare le destinazioni urbanistiche delle aree agricole, consentendo l'aggressione al territorio. È assurdo e dannoso che in questa ottica il Ministero dell'Ambiente e il governo regionale non pongano fine all'annosa vicenda dell'istituzione del Parco dell'Alta Murgia che contribuirebbe a dare un ulteriore e serio contributo alla tutela e salvaguardia dei quel territorio".
"In tal senso - conclude Ventricelli - è necessario che in queste ore il presidente della Regione e l'assessore Saccomanno facciano sentire con forza al governo centrale la propria inequivoca volontà d'istituzione del parco dell'Alta Murgia".