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Alga tossica a Molfetta, nessuna emergenza per l'ARPA: e i disturbi ai bagnanti? Pubblicati i dati della prima quindicina di agosto: modesta densità. Bollino rosso solo per il porto Badisco allo scalo di Enea a Lecce. Divergenti i dati tra Procura di Trani e ARPA: quali metodiche di campionamento. Inquinamento marino, altra criticità
18 agosto 2012

MOLFETTA - Alga tossica, Molfetta sarebbe un’isola (semi)felice. L’ARPA Puglia ha pubblicato i dati sulla presenza della Ostreopsis Ovata a Molfetta nella prima quindicina di agosto 2012: secondo le analisi (la Prima Cala è stazione di campionamento), sarebbe di modesta entità la densità dell’alga nelle acque di fondo (11,880 cellule/litro), quasi inesistente nei campionamenti di colonna.
Stessa simile sorte sarebbe toccata a san Domino a Foggia, con una presenza abbondante nelle acque di fondo. Bollino rosso solo per il porto Badisco allo scalo di Enea a Lecce. Sembra che per questa estate la Puglia sia stata risparmiata, anche se i sintomi avvertiti dai bagnanti sembrano descrivere una situazione differente. Insomma, nessuna particolare emergenza rispetto al 2011 quando nel mese di agosto la quantità di alga tossica aveva raggiunto anche a Molfetta livelli preoccupanti.
Proprio Quindici lo scorso 14 luglio aveva segnalato a Molfetta l’aumento dei tipici sintomi da contatto con l’Ostreopsis Ovata: disfagea (difficoltà nel deglutire), starnuti, nausea, vomito e dolori addominali, occhi rossi, tosse e malessere generalizzato. La problematica è stata avvertita da Bisceglie fino al Salento, rendendo poco fruibili i tratti più belli della costa pugliese.
Infatti, le elevate temperature di fine luglio hanno favorito la proliferazione dell’alga e il maltempo dell’ultima settimana (vento e mare agitato) ha sicuramente peggiorato la situazione, facilitando l’inalazione delle tossine o dei frammenti di alghe. Unica eccezione il Gargano (esclusa la località san Domino), ancora incontaminato dall’alga.
Resta da spiegare ancora la divergenza tra i dati della Procura di Trani, raccolti durante le indagini condotte per identificare le cause dei disturbi ai bagnanti, e quelli dell’ARPA, secondo cui il tratto di costa Trani-Molfetta sarebbe pulito e balneabile. Di sicuro, è necessario verificare e unificare le metodiche di prelievo dei campioni di acqua: il campione non solo deve mantenere inalterate le proprie caratteristiche fisiche, chimiche e biologiche, ma le apparecchiature tra un campionamento e l’altro devono essere accuratamente pulite e decontaminate.
Tra l’altro, i vari centri di campionamento consigliano di prelevare quantità di campione in eccesso e di distribuirlo in più contenitori, per avere anche la possibilità di compiere altri accertamenti se necessario. Allo stesso tempo, durante il prelievo e l’apertura delle bottiglie sarebbe opportuna una certa cautela per non perdere la frazione più pesante del particolato in sospensione: se la parte solida sospesa non è distribuita uniformemente nella colonna d’acqua, il campione raccolto dovrebbe riferirsi allo strato di colonna interessato dal campionamento e non a tutta la massa d’acqua.
Del resto, anche la corretta misura della profondità del punto di campionamento rappresenta una variabile di campo significativa per le successive interpretazioni della validità del campionamento (dato assente nella tabella redatta dall’ARPA).
È anche vero che l’inquinamento marino ha accresciuto in questi anni le criticità ambientali del mare locale. La stessa Procura di Trani ritiene che probabilmente una serie di disturbi accusati dai bagnanti siano riconducibili all’inquinamento marino. Non è più un mistero che lo scarico dei liquami non trattati a Torre Calderina e il disperdersi di agenti chimici dai numerosi residui bellici disseminati sui fondali vicino Molfetta abbiano non solo depauperato il patrimonio naturalismo marino, ma soprattutto infestato le acque.
Si attendono i dati della seconda quindicina di agosto, che dovrebbero ricalcare quelli già pubblicati.

© Riproduzione riservata
 
 
Autore: Marcello la Forgia
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