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Aldo Moro: memorie e misteri Incontro con Giuseppe Giacovazzo al Liceo Classico
15 febbraio 2004

“Il giornalismo come laboratorio di cultura”. Nell'ambito di questo progetto il Liceo Classico di Molfetta ha organizzato un incontro con il noto giornalista Giuseppe Giacovazzo (nella foto). Si è discusso della figura di Aldo Moro e dei misteri che ancora dopo 25 anni avvolgono la sua morte. Giacovazzo, pugliese di Locorotondo, già giornalista della Rai e direttore della “Gazzetta del Mezzogiorno”, è stato invitato in veste di scrittore, per presentare, durante la conferenza, coordinata dal prof. Sciancalepore, il suo ultimo libro: “Moro. Misteri. 25 anni dopo”. Partecipazione appassionata da parte dei giovani che, pur non avendo vissuto direttamente quel periodo storico, compreso fra gli anni '60-'80, sono stati largamente coinvolti. Questo anche grazie all'attenta lettura del libro, guidata dai docenti ed in particolare dalla prof.ssa Sgherza, che ha preceduto la presentazione e poi alle stesse parole di Giacovazzo. Il giornalista, infatti, non solo da scrittore, ma anche da grande amico di Moro, ha esordito chiarendo quello che è stato il suo principale intento nella redazione del libro: non dipanare i misteri che c'erano allora e che forse rimarranno, ma come pura provocazione, diretta a chi non fece nulla per salvare Moro, credendo che trattare con le Brigate Rosse significasse condannarlo a morte. Un vero e proprio “delitto di abbandono”. Ma perché Moro? Per impedire che attuasse il compromesso storico? E perché non far nulla per aiutarlo durante la sua prigionia di ben 55 giorni? Dal libro e dalle sue parole si evincono dolore e rabbia per la perdita di un grande politico. Moro manca alla politica e alla sua dignità: aveva voluto mettere fine all'odio e alla faziosità, che sempre più mettevano in discussione la serietà della politica, con la “democrazia compiuta” e l'alternanza dei partiti in Parlamento. Moro, autore di una cultura diversa ma profondamente etica, promotore di quel metodo esemplare in politica, per cui era importante l'ascolto e la ragione dell'altro. Manca la dignità del suo linguaggio, ma soprattutto manca al Sud, quel Sud che tanto cercava di liberare dall'umiliazione di essere considerato inferiore. Historia magistra vitae: il caso Moro non deve essere dimenticato. Dalla noncuranza non si può passare alla dimenticanza, non si può rimuovere tutto. Gli uomini e le donne non devono più rimanere inerti dinanzi a vicende simili. Questo può essere considerato l'insegnamento e il desiderio di Giacovazzo, che, comunque, ha rinnovato nei giovani ascoltatori l'importanza e la grandezza politica e sociale di un uomo del Sud. Gabriella Valente Maria Paola d'Amato
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