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Alcune tristi vicende di marinai molfettesi
15 luglio 2010

È risaputo quanto la vita vissuta sul mare sia sempre rischiosa. Una volta era ancora peggio, vuoi per mancanza di mezzi di comunicazione, di norme antinfortunistiche o per carenza di preparazione professionale, ecc. Con tutto ciò i giovani intraprendevano il mestiere del marinaio spesso sulla scia del proprio genitore o di qualche familiare. Essendo un lavoro alquanto rischioso, era forse più facile essere assunti. Numerose sono le vicende che interessano da vicino la classe marinaresca; quelle che attirano di più la nostra attenzione sono quelle luttuose. Anche dopo molto tempo dall’evento, quando ci si imbatte in cronache che hanno come oggetto la marineria, la curiosità stimola a conoscere queste vicende. E’ il caso di quello che proponiamo: si tratta di due fatti luttuosi che interessarono la marineria locale verso la fi ne del XIX secolo. Era gergo comune e locale indicare come marinaio viaggiante o da viaggio colui che abitualmente trovava ingaggio d’imbarco sui velieri commerciali. Non trovando a Molfetta opportunità di lavoro molti marinai molfettesi emigravano verso altre piazze mercantili dove, per l’affl uenza di numerosi bastimenti, era più facile trovare imbarco. Trieste, Venezia, Bari, Palermo, Napoli, Genova erano i luoghi maggiormente predestinati agli imbarchi. Annese Cosmo, un giovane mozzo di 17 anni, aveva trovato un imbarco sul brigantino battente bandiera italiana, chiamato Teresa Olivari, comandato dal capitano Marini Pietro. La nave ritornava da Pensacola (Florida), essendo salpata il 25 gennaio 1899, ed era diretta a Castellammare di Stabia con un carico di legname. Il 15 aprile alle ore 5,00 pm. trovandosi nel Mediterraneo alla Lat. 39° 04’ N e Long. 4° 53’ E di Greenwich, navigando in poppa con le verghe in croce con leggiero vento da ovest, mare poco mosso da detto vento e cielo sereno, il mozzo di bordo Annese Cosmo, mentre stava sul colombiere dell’albero di mezzana per raschiare al posto occupato dai cerchi della freccia dell’alberetto di mezzana, tanto per potervi raschiare invitava il giovinetto Ramicelli Luigi a sospenderglieli d’incoperta, avendovi legati ai predetti cerchi la cima per alzare e passare da una parte all’altra il cappuccino della freccia dalla drezza della randa quando è di vela, mentre esso da riva aiutarlo a sospendere i cerchi con le mani, strappatosi la cima data volta per sospendere i cerchi esso trovandosi in piedi sulla testa di moro nel tornare a basso i cerchi dovendo averli lasciato andare deve aver perduto l’equilibrio e cadde, battendo di fi anco, a detta del timoniere che lo vide cascare prima sulla drezza della randa essendo caricata e quindi sullo spiraglio della camera. Dal momento della caduta rimase stramortito fi no alle ore 8,30 pm. dando sangue dalla bocca e dall’orecchio sinistro. Accuratamente visitato non si rinvenne nessuna rottura di ossa, vendendolo anche che nelle contorsioni che faceva normalmente articolava gambe e braccia. Prodigategli tutte quelle cure che si stimarono bisognose alle 8,30 pm. ebbe un momento di lucidità conoscendo ognuno che le chiamava, ed interrogato cosa si sentisse soggiunse che gli doleva il ventre. Applicatigli dei cataplasmi di semi di lino quasi subito vide uscire dalla bocca una grande quantità di sangue gugliato, facendosi il rantolo che aveva dal principio della caduta più lento ed alle ore 10,35 pm. del 15 aprile 1899 trovandosi in lat. 38,57 N. e long. 4,33 E. G. moriva. Questa è la descrizione riportata sul libro di bordo e poi resa dal capitano alla Capitaneria di Porto di Castellammare di Stabia all’arrivo. Cosmo Annese di Gaetano e di Scardigno Vincenza era nato a Molfetta il 28-8-1882 era iscritto al n. di matr. 10160 della Gente di mare di I cat. del Compartimento di Bari. Il brigantino a palo Teresa Olivari di t 806,39 fu costruito a Sestri Ponente nel cantiere navale di S. De Barbieri e varato a maggio del 1870; di legno di quercia era lungo 53,04. Col nominativo di Ave Maria fu iscritto al Compartimento di Genova col n. di matricola 2110. Acquistato dai Piaggio di Quinto gli fu cambiato il nome in Erasmo Piaggio. Fu ancora rivenduto al capitano Gaetano Olivari che lo rinominò Teresa Olivari. Un dipinto raffi gurante il suddetto veliero è conservato presso il Museo Marinaro di Camogli, opera del pittore Th omas Willes (Brooklyn) e, per gentile concessione lo pubblichiamo. Sullo scorso numero di questo periodico abbiamo riportato la foto di un marinaio molfettese, tale Michele de Candia, morto a Gaeta nel 1895. Da ulteriori ricerche abbiamo rilevato che Michele de Candia fu Michele e di Stravecchia Nicola, di 38 anni e marito di Rosa Zaza, morì la notte tra il 18 e 19 gennaio 1896 cadendo e annegando dalla bilancella Fedeli Compagni nelle acque di Borgo Gaeta contrada Spiaggia; la dichiarazione di morte fu fatta al comune di Elena, luogo quest’ultimo di imbarco e sbarco di diversi marinai molfettesi che si recavano lì a pescare. Questi episodi riguardanti la marineria molfettese, anche se tristi, schiudono una fi nestra sulla nostra storia marinara.

Autore: Corrado Pappagallo
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