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Affittopoli, l'on. Amoruso si difende: sono stato iscritto a Enasarco e avevo più diritti di altri
13 marzo 2011

L’on. Francesco Amoruso 8Foto) di Bisceglie coinvolto nell’Affittopoli romana per aver avuto in fitto dall’Enasarco un appartamento da 150mq a Roma, pagando un canone di appena 1.150 euro, un quarto del valore di mercato nella zona esclusiva dei Parioli, si difende con un’intervista a Repubblica Bari. Come sempre con gli uomini del Pdl, non si attribuiscono alcun privilegio o trattamento di favore, sembra tutto un diritto, peccato che i cittadini comuni non possano fare altrettanto.

Ma leggiamo l’intervista:
«RINUNCIO alla casa? E per quale motivo? Io quell' appartamento l' ho ristrutturato: ho fatto lavori per 50mila euro». Però, proprio per il costo di quei lavori, avrebbe risparmiato sul canone di locazione. «Eh, no. L' ente mi ha riconosciuto solo un quinto delle spese: 12mila euro».
Anche il senatore Francesco Amoruso, coordinatore del Pdl in Puglia nonché vicesindaco di Bisceglie, finisce nel tritacarne di Affittopoli: dal 2004 ha una residenza dell' Enasarco ai Parioli, in via Civinini, e paga ogni mese una pigione pari a 1.141 euro e 11 centesimi che sale a 1.302,11 con i 70 euro di spese condominiali e i 91 per il riscaldamento. Si tratta dello stesso Enasarco che insieme con tutti quanti gli altri enti, pubblici e privati, di previdenza era tenuto al guinzaglio dalla commissione di controllo presieduta tra il 2001 e il 2006 proprio da Amoruso, all' epoca deputato.
C' è puzza di bruciato, senatore. «Gli atti della commissione sono pubblici. E al di sopra di ogni sospetto».
Ma il prezzo dell' alloggio grande quasi 150 metri quadrati, è decisamente accessibile per uno dei più cari quartieri di Roma. «Saranno 400-500 euro in meno rispetto ad un fitto in quella zona della città».
Probabilmente molti di più visto che le quotazioni, da quelle parti, si aggirano almeno tra i 2mila 500 e i 3 mila e più euro al mese. «Ma Enasarco preferisce avere a che fare con persone che saldano i conti».
Soldi sicuri, quelli di un parlamentare. «Io poi sono stato pure iscritto ad Enasarco perché avevo una società di rappresentanza: ho versato fior di milioni (di lire). Ecco perché avevo più titoli di altri. In quel periodo comunque ho presentato regolare domanda un po' dappertutto: perfino all' ambasciata spagnola, che ha delle proprietà nella Capitale. Le lettere di richiesta le ho scritte sulla carta intestata della Camera. Sì, insomma, volevo fare tutto alla luce del sole».
Alla luce del sole. «Avrei potuto fare firmare il contratto a mia moglie e nessuno si sarebbe accorto di nulla. Invece perfino sul citofono ho messo il mio nome». Tutto regolare. «Non sono un privilegiato, né ho abusato della mia carica. Del resto la posizione, ai Parioli, è eccezionale, ma il palazzo fa schifo: ha dei muri che sono spessi non più di dieci centimetri, si sente tutto».
Una vitaccia, ancorché con cinque camere, salone, doppi servizi. «Fosse per me, avrei continuato a vivere in albergo. Ma ho figli piccoli e, per averli vicino, ho preferito una sistemazione più comoda».
Amoruso tiene famiglia. «Nessuna ironia, prego. Non dimentichi che Enasarco è un ente privato. Inps o Inail, che sono pubblici, affittano in pieno centro a prezzi, quelli sì, stracciati. Senza dimenticare che alcuni di questi enti pubblici ancora non hanno cartolarizzato edifici di cui dispongono. Per evitare che saltino fuori, tra gli inquilini, tanti bei nomi». Il suo, di nome, è sui giornali. «Mi fa piacere, perché finalmente mi riconoscono un ruolo».
Lello Parise
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