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Addio alla zona pedonale di Corso Umberto a Molfetta: i commercianti vogliono così. E l’amministrazione obbedisce. Si comincia col rimuovere le panchine-fioriere Dopo Natale ritorneranno le automobili? Un suicidio per gli stessi negozianti che si fanno male da soli. E poi piangono per la fuga dei cittadini ai centri commerciali
29 novembre 2019

 MOLFETTA – Che alcuni commercianti siano dei pessimi gestori della propria immagine (salvo piangere dopo) è notorio. Quelli ci Corso Umberto, poi, si fanno male da soli. E non è la prima volta. Fosse per loro, eliminerebbero la zona pedonale e farebbero ritornare le auto in sosta (le loro, per intenderci), mentre i cittadini preferiscono le aree pedonali, dove poter passeggiare, ammirare i negozi e, se conveniente, comprare. Se c’è difficoltà di parcheggio in centro, preferiscono recarsi nel centro commerciale, dove parcheggi ce ne sono in abbondanza.

Sono anni che lo ripetiamo, ma per alcuni commercianti, questa verità elementare è difficile da capire: restano masochisti. Ora assistiamo alla nuova richiesta boomerang: quella di eliminare le piante e le panchine dalla “loro” strada, che una volta era chiamata il “salotto buono” della città e che oggi è scarsamente popolata (altro che panchine che ostacolano il passeggio, ma di cosa parlano?), mentre si assiste alla continua chiusura dei negozi.

La motivazione è peggiore della richiesta: toglietele perché le aiuole sono sempre sporche. Su questo argomento “Quindici” quello che gli altri non dicono, si è già espresso, attribuendo la responsabilità della scarsa pulizia all’Asm e di riflesso all’amministrazione comunale. Ma anche agli stessi commercianti i quali, invece di lamentarsi, potrebbero contribuire alla pulizia sotto casa, come facevano le brave casalinghe di una volta che lavano anche la strada di fronte alla propria abitazione.

E il Comune che fa? Gli illuminati assessori ed ex assessori cantieri perenni e sperpero di denaro pubblico, aspiranti sindaci e mancati sindaci, invece di organizzare un’operazione di pulizia periodica, eliminano le panchine per venire incontro alle esigenze dei loro elettori commercianti, contro quella dell’interesse generale dei cittadini che avevano accolto con favore queste panchine-fioriere.

Ma agli amministratori non interessa una gestione oculata del denaro pubblico preferendo il consenso dei propri elettori, che comunque rappresentano una minoranza dei cittadini?

Tutto il denaro speso per queste panchine-fioriere ora dove finirà? Verranno gettate via come altri arredi urbani nella pattumiera pubblica che è diventata l’area esterna al palazzetto dello sport di via Giovinazzo?

Sono domande che resteranno senza risposta, perché il destra-centro ciambotto che governa la città, non ha argomenti per rispondere a “Quindici” (quello che gli altri non dicono, anche perché c’è chi ormai è diventato collaterale all’amministrazione e non fa informazione, né tantomeno giornalismo, ma solo propaganda).

Il valore di un amministratore si vede nella capacità di risolvere i problemi, non di rimuoverli, come le panchine. Troppo facile, tanto paga Pantalone e questo vale anche per i giardini e il verde pubblico, dove lo spreco è enorme e si preferisce rifare, piuttosto che rimediare. E’ il fallimento amministrativo: è facile gestire con i soldi degli altri e magari lasciare il Comune in dissesto a chi verrà dopo. Speriamo che l’opposizione di sinistra si faccia sentire (quella di destra non può parlare perché gli attuali amministratori sono figli suoi).

Si vuole la riapertura al traffico di Corso Umberto? Lo si dica chiaramente. Ma poi non si pianga sempre perché la gente preferisce i centri commerciali. Il mondo è cambiato e non si può pretendere di gestire un’attività commerciale come 50 anni fa. Bisogna guardare alle altre città che amplificano le zone pedonali, mentre a Molfetta c’è solo Corso Umberto e fra poco, nemmeno quella. Manca il senso della realtà sia agli amministratori che ai commercianti, che si fanno male da soli e poi magari cercano la solidarietà altrui.

Un po’ di buonsenso, aiuterebbe tutti.

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