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Abbandono illegale dei rifiuti a Molfetta, un corso per gli operatori interessati
26 giugno 2018

MOLFETTA - Corso di formazione/aggiornamento di 4 ore presso il Comune di Molfetta sulle problematiche connesse al fenomeno del Littering e dell’Illegal Waste Dumping del 28 giugno.

Il fenomeno dell’abbandono illegale dei piccoli e grandi rifiuti rappresenta una emergenza ambientale per molti Comuni, compreso il nostro, tanto da dover essere considerato un vero e proprio rischio e come tale credo debba essere affrontato.

Conoscere il problema, quantificare e qualificare la portata del fenomeno, renderne edotti o aggiornare gli operatori che a vario titolo ne sono quotidianamente coinvolti, adottare piani d’azioni per mitigare il problema e verificare il raggiungimento degli obiettivi, sono passaggi indispensabili per armonizzare ed ottimizzare gli sforzi necessari.

Gli operatori per i quali il corso è stato progettato comprendono: gli addetti alla gestione dei rifiuti urbani (A.S.M.), la polizia municipale, i tecnici comunali, le guardie campestri e  le guardie ambientali volontarie, i volontari delle associazioni ambientaliste.

Il corso si svolgerà a Molfetta il 28 giugno dalla ore 15 alle ore 19 presso la Sala Riunioni della sede comunale di via Martiri di Via Fani.

Per i saluti istituzionali interverrà il Sindaco del Comune di Molfetta, Tommaso Minervini. Introdurrà il corso il dott. Ottavio Balducci. Il moderatore del corso sarà il Direttore dell’A.S.M., ing. Silvio Binetti.

Ora

Docente/relatore

Argomento

15:00 - 16:30

Prof. GIORGIO GHIRINGHELLI, agronomo, consulente ambientale ed analista specializzato nel ciclo integrato dei rifiuti urbani.

I fenomeni del littering e dell’illegal waste dumping. Quali le possibili strategie di prevenzione e contrasto.

16:30 - 17:30

Magg. Dott. ANGELO COLACICCO, Comando Carabinieri per la Tutela dell’Ambiente di Bari

L’estinzione amministrativa del reato ambientale (L. 68 del 2015). L’efficacia delle sinergie istituzionali nel contrasto al reato ambientale.

17:30 – 18:30

Ten. Col. Dott. GIOVANNI DI CAPUA, Comandante della Polizia Municipale di Molfetta

L’attività di controllo, prevenzione e di repressione amministrativa a tutela della sicurezza ambientale del territorio.

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Da ricordare che già a partire dalla metà del Novecento circa, scienziati e studiosi sollevarono la questione della crisi ambientale e a proporre soluzioni per essa: inascoltati. Gregory Bateson (1904-80) concepì l''ecologia come un punto di riferimento per la ricerca e il comportamento dell''uomo, capace di frenare la hybris, l''arroganza dell''umanità, che mediante la tecnologia tutto pensa di dominare, anche la natura e le sue forze immani: inascoltato. I risultati sono evidenti a tutti, ci troviamo a vivere e navigare in un ambiente e mare di merda. L''inquinamento di molte aree urbane ha raggiunto soglie intollerabili. Nessun altro essere vivente ha mai avuto la capacità di alterare in modo tanto drastico la biosfera quanto l''uomo. Lo sviluppo tecnologico è accompagnato a un incontrollato sfruttamento delle risorse naturali e alla distruzione di interi ecosistemi. Poiché l''inquinamento tende a diffondersi anche a grande distanza dalle fonti di emissione e assume sempre più una dimensione planetaria, da pochi anni è nata un''importante branca dell''ecologia, l''ecologia globale, specializzata nello studio di problemi ambientali di vastissimo raggio come l''effetto serra, le deposizioni acide, le rarefazioni dello strato d''ozono, la deforestazione etc., etc.. Di interesse planetario è anche il problema del rapporto tra attività umana e disponibilità di risorse energetiche che per la moderna tecnologia, problema che si connette con quello del controllo della popolazione e dei consumi e con l''esigenza di affinare la tecnologia per un impiego più efficiente dell''energia. Problemi diventati vitali per la stessa l''esistenza dell''uomo. Da irresponsabili e incoscienti non tenerne conto.
Ogni tipo di inquinamento ha effetto diretto sulla salute dell’uomo, messi in evidenza quando accadono fatti tragici come quello che colpisce, nel 1932. Gli abitanti di una regione incassata nella Valle della Mosa in Francia: una situazione anticiclonica comprime al suolo aria fredda, brumosa e molto inquinata dalle industrie metallurgiche. Risultato: una sessantina di morti. Nel 1948 una serie di circostanze analoghe uccide una ventina di persone a Donora in Pennsylvania; la situazione si ripete a Poza Rica, in Messico, nel 1950. Alcuni scienziati, naturalisti, geografi sono sensibili a queste nuove devastazioni e inquinamenti, risvolti inevitabili della marcia trionfale della civiltà industriale. “Come definire – scrive il geografo russo Alexander Woiekof – le scorie dei stabilimenti siderurgici, la devastazione che lascia dietro di sé l’estrazione di minerali ferrosi e soprattutto , fatto capitale dell’attuale civiltà, l’ammassamento sempre crescente delle popolazioni nelle città dove respirano un’aria viziata dal fumo delle industrie e dalle esalazioni umane, e sono private della luce del sole?” Emergono qui alcuni temi classici dell’anti-industrialismo, condivisi da molti contemporanei del geografo russo. Tuttavia, nonostante il ruolo crescente del carbone, gli usi del legno rimangono una risorsa indispensabile del mondo industriale: armatura delle miniere, traversine delle ferrovie, vagoni, pali per il telegrafo, il telefono o il trasporto di elettricità, paste per l’industria cartaria, ecc.. Il geografo francese Joan Bruhnes sottolinea nel 1910: “ Mai nella storia dell’uomo gli alberi sono stati oggetto di una cupidigia più sistematica e, diciamo anche più avida”. La foresta, vittima di ogni oltraggio, è il tema di veementi requisitorie contro la sua distruzione. Sir John Hoocker usa l’espressione “age of extermination” a proposito della scomparsa delle straordinarie foreste di sequoie degli Stati Uniti. Nei paesi nuovi la foresta è sacrificata, all’inizio del XX secolo, o al dissodamento agricolo o alla fornitura di combustibile, con un ritmo senza precedenti, mentre gli europei portano le deforestazione a livelli sconosciuti nei nuovi paesi da loro colonizzati. Così il dottor Jacques Liouville, che partecipò alla seconda spedizione antartica del dottor Charcot, illustra, nel 1913, i due motivi dello sperpero costituito dalla caccia alla balena: il primo è che vengono fatte a pezzi in mare; “il secondo – egli scrive – proviene dl dilemma posto dalla concorrenza commerciale alle compagnie: esaurire l’oggetto dell’industria baleniera per lottare contro rivali ogni anno sempre più numerosi o abbandonare tale industria. Non si può fare altro che catturare e sfruttare il Maggior numero di cetacei nel minor tempo possibile. Il progresso degli strumenti per tale caccia rendono certe queste sciagure. La pesca ordinaria ha ceduto il posto a uno sfruttamento razionale delle risorse marine a favore del profitto dei capitalisti. L’attrattiva di cospicui guadagni ha cosparso il mare di fabbriche d’olio galleggianti e sterminato le specie animali per convertirli in moneta sonante. Lo stesso anno si tiene a Berna la conferenza internazionale per la salvaguardia della natura, durante la quale il naturalista svizzero Paul Sarasin pronuncia una dura requisitoria contro “gli affaristi del denaro” che hanno organizzato una “guerra di sterminio”. - Ora dove si va?

Vista dallo spazio, la Terra non era – e non è - che un piccolo pianeta azzurro e fragile, che gira indefinitamente, anno dopo anno, intorno al Sole. Questa immagine di fragilità della nostra biosfera non è mai stata così commovente come oggi. Poiché mai le relazioni tra le società umane e i loro ambienti hanno raggiunto una soglia critica come nel XX e nel XXI secolo, momento storico singolare che sconvolge sia i cicli naturali globali, sia le condizioni naturali dell’esistenza umana. Indubbiamente la relazione trofica e conflittuale tra l’uomo e il suo ambiente risale a tempi immemorabili. Per molti millenni gli uomini hanno agito sulla natura con il fuoco e con la caccia, con l’addomesticamento di alcune specie e con lo sterminio di molte altre, mentre la natura agiva sull’uomo con il gioco complesso dei climi, dei regimi idrografici, dei suoli, della flora e della fauna. Ma le interazioni tra l’uomo e la natura, questa coppia indissociabile, restavano pressochè immobili e molto localizzate. Il rapporto dell’umanità con lo spazio si modifica brutalmente nel XVI secolo con la conquista del Nuovo Mondo; poi, con il tempo, si trasforma attraverso lo sfruttamento dei combustibili fossili, a partire dalla fine del XVII secolo. Ma queste rotture, per quanto importanti siano, non coinvolgono ancora il mondo nella sua globalità. Né i grandi dissodamenti medioevali, né i rifiuti industriali dell’Europa del XIX secolo danneggiano direttamente l’ambiente dei popoli africani; non più di quanto, del resto, la deforestazione già avanzata della Cina imperiale modifichi le condizioni dell’esistenza degli europei prima del Novecento. Fino ai primi decenni del XX secolo, le attività umane sono ancora troppo sparse e diversificate per danneggiare i grandi equilibri regolativi dell’ecosfera, e dunque le condizioni di vita complessive dell’umanità. Nel secolo scorso tutto cambia, con rotture di scala e di ritmo sotto il duplice effetto di una crescita demografica e di una moltiplicazione di potenza delle tecniche senza precedenti nella storia: eccezionali accelerazioni di ogni genere hanno coinvolto e coinvolgono l’uomo e il suo ambiente nell’età contemporanea, soprattutto nel corso della metà del secolo. Questi cambiamenti provocano altri non meno urgenti nei rapporti tra gli stessi uomini. Le date che scandiscono la successione dei secoli non coincidono sempre con i momenti di svolta della storia umana. - Il futuro del nostro pianeta è nelle mani degli uomini: starà a noi invertire la tendenza degli ultimi due secoli, che hanno visto un aumento, a livello planetario, di ogni forma di sfruttamento ambientale e di inquinamento.

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