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A Molfetta spettacolo teatrale "Ubu Roi"
24 agosto 2012

MOLFETTA - A Molfetta il teatro dell’assurdo apre una nuova finestra su “Ubu Roi”, una parodia sulla scalata al potere perpetrata con metodi abominevoli, pittoreschi, provocatori, surreali.

L’opera, rappresentata per la prima volta nel 1896 da Alfred Jarry, è sempre attuale nelle sue sfumature e nella caratterizzazione dei personaggi.
Non si fatica a riconoscere le eterne “imperfezioni” dell’uomo. I secoli passano, cambiano gli aspiranti al potere ma la turpe essenza del genere umano, messa in risalto dall’autore e reinterpretata dalla regia di Alessandra Sciancalepore, sopravvive al tempo e alla civiltà. Senza tempo è la prerogativa di ciascun uomo di scegliere come solcare la propria linea di confine fra bianco e nero.
In scena Alessandra Sciancalepore e Leonardo Ventura daranno vita a questa prima nazionale del nuovo spettacolo di Arterie Teatro.
Con il patrocinio del Comune di Molfetta. Sabato 25 Agosto, ore 21:00, Chiostro Fabbrica San Domenico, Molfetta - ingresso gratuito.
 
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L'uomo moderno è affamato di vita. Ma poiché, essendo un automa, non riesce a vivere la vita come attività spontanea, prende come suo surrogato qualsiasi sorta di emozione e brivido: il brivido del bere, degli sport, del vivere vicariamente le emozioni di personaggi irreali dello schermo. Ma allora cosa che significa libertà per l'uomo moderno? E' diventato libero dai vincoli esterni, che gli impedirebbero di fare e di pensare come crede. Vorrebbe essere libero di agire secondo la sua volontà, se sapesse che cosa vuole, pensa e sente; ma non lo sa. Si conforma ad autorità anonime, e adotta una personalità che non è la sua. E' più fa così, più impotente si sente, e più è costretto a conformarsi. Sotto la vernice dell'ottimismo e dell'intraprendenza, l'uomo moderno è sopraffatto da un profondo sentimento di impotenza, che lo porta a guardare le catastrofi incombenti come se fosse paralizzato. Osservare superficialmente, le persone sembrano funzionare abbastanza bene nella vita economica e sociale , tuttavia sarebbe pericoloso trascurare la profonda infelicità che sta dietro questa consolante vernice. Se la vita perde il suo significato perché non viene vissuta, l'uomo diventa disperato. Gli individui non muoiono silenziosamente di fame fisica; e non muovono silenziosamente nemmeno di fame psichica. Se consideriamo solo i bisogni economici della persona “normale”, se non individuiamo la sofferenza inconscia della persona automatizzata, allora non riusciamo a comprendere il pericolo che minaccia la base umana alla nostra civiltà: la disposizione ad accettare qualsiasi ideologia e qualsiasi capo, purchè prometta emozioni e offra una struttura politica e dei simboli che apparentemente diano significato e ordine alla vita dell'individuo. La disperazione dell'automa umano è un terreno fertile per le mire politiche del fascismo.
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