“A casa vostra” il 37° convegno dell’Associazione “Molfettesi nel Mondo”
C’è chi va e chi viene, chi parte definitivamente e chi torna per sempre, oppure chi, come i Molfettesi nel mondo, torna a casa per ravvivare il legame indissolubile con la propria terra. Quello stesso legame confermato dal 37° convegno dell’Associazione “Molfettesi nel Mondo” in occasione della festa patronale a Molfetta, un appuntamento imperdibile anche per chi vive in America, in Venezuela o in Argentina, ma il cui cuore batte per la propria città d’origine. Una città che riesce ad andare oltre i propri confini, affacciandosi in un mondo, che ancora non sa come reagire di fronte ai continui flussi migratori, con lo spirito dell’accoglienza di cui don Tonino ha lasciato l’impronta. E sulle cui orme l’attuale vescovo della diocesi, mons. Domenico Cornacchia, presente alla serata di apertura assieme al sindaco di Molfetta, Tommaso Minervini, a quello di Bitonto in veste di vicesindaco metropolitano, Michele Abbaticchio, si sta adoperando aprendo le porte della città ai migranti. «La migrazione è una grande risorsa di cui far tesoro, è importante non dimenticarlo» ha spiegato Angela Amato, presidente dell’associazione «Da sempre i flussi migratori hanno caratterizzato la vita dell’uomo e come ogni aspetto sociale sono anch’essi in continua evoluzione. Oggi si parla anche di migrazione giovanile, con nuove prospettive, nuovi sentimenti, nuove idee». Nel novero di queste ultime quella di innovare l’associazione, sorta nel 1981 grazie al contributo di Rodolfo Caputi, cooperando con realtà che permettono ai ragazzi di viaggiare per il mondo. Una trovata che sicuramente gioverà all’associazione, le cui dinamiche sono diventate più complesse per via della presenza di seconde e terze generazioni ma allo stesso tempo sono state agevolate dalla fruibilità della comunicazione tramite mass media. Durante l’apertura del con vegno si è insistito anche sul ruolo centrale rivestito dal turismo, specie marittimo, nella città di Molfetta che, come ha ricordato Michele Abbaticchio, è fondamentale per il progresso del proprio territorio, il quale non preclude i rapporti con i compaesani migrati altrove. Gli stessi che, come sostenuto dal sindaco di Molfetta, ogni volta che tornano, lo fanno portando con sé un valore aggiunto da regalare ad una città che, tra ricordi e stratificazioni, assume sempre più coscienza della propria identità. Proprio a tale scopo i saluti istituzionali che hanno dato il via al convegno sono stati seguiti dalla commedia in vernacolo di Giorgio Latino del Collettivo Dino la Rocca, Re Mélelégue (Le malelingue) mirata a far sentire a casa chi torna e magari ha dimenticato l’italiano, ma non può far a meno di portare nel cuore il proprio dialetto. Caro quasi quanto la Basilica della Madonna dei Martiri, scelta come logo delle targhe di riconoscimento consegnate al vescovo, al vicesindaco metropolitano e al sindaco di Molfetta, e simbolo della festa che animerà la città nei giorni a seguire. © Riproduzione riservata