MOLFETTA - Una tela dipinta che perde la sua leggibilità è come una storia a cui mancano delle parole o delle intere frasi. Perde di senso e smette di raccontare. I più penseranno che ad andar smarrita sia solo la narrazione artistica, riprodotta con colori più o meno sgargianti. In verità la storia a rischio non è solo quella che il pittore ha reso opera d’arte.
La storia di un dipinto diventa la storia della sua committenza, la firma e la vita di un artista, lo scrigno che custodisce gli sguardi di quanti l’hanno osservata, il confessionale delle preghiere di coloro che al suo cospetto si son inginocchiati ed il cantore delle numerose storie che il luogo in cui è stato esposto ha vissuto. La storia di un dipinto è la microstoria di una comunità.
Con questa consapevolezza il Museo Diocesano di Molfetta, guidato dalla soc. coop. FeArT, e la comunità parrocchiale di San Gioacchino, hanno messo in campo una raccolta fondi per il recupero della tela raffigurante la “Morte di Sant’Anna”, opera del XVIII sec. di un poco noto, quanto apprezzabilissimo, allievo della tradizione napoletana di Francesco Solimena. Antonio Baldi, pittore originario di Cava de’ Tirreni formatosi alla fortunata scuola partenopea agli inizi del settecento, ben presto si dedicherà all’incisione, arte sconosciuta a molti, che gli valse però grandi collaborazioni e committenze.
A Terlizzi, con buona probabilità, consegna tra il 1723 ed il 1726 gli unici due dipinti ad olio su tela sopravvissuti, autentici capolavori per la loro bellezza dal gusto barocco e l’insolita composizione. La chiesa del Monastero delle Clarisse, oggi parrocchia di San Gioacchino, un tempo era dedicata proprio alla madre della Vergine, Sant’Anna; realizzata per accogliere le celebrazioni claustrali a cui erano votate le donne delle principali famiglie nobili della città. Forse ad una di queste o all’ecclesiastico benefattore Gabriele Giacobbe si deve la commissione della tela grande dell’altare maggiore e di quella raffigurante l’ “Annunciazione”, sempre riconducibile allo stesso autore.
Il progetto “Adotta un’opera d’arte”, nato in seno all’Ufficio Diocesano per i Beni Culturali e l’Arte Sacra, grazie alla sensibilità delle diverse componenti della comunità parrocchiale, alla generosa attenzione di donatori lontani e vicini alla città di Terlizzi, ma soprattutto grazie all’esemplare impegno della Scuola Secondaria di Primo Grado “Gioacchino Gesmundo”, ha ridato voce alle storie di due preziose opere d’arte sacra. L’impegno profuso dai ragazzi nella raccolta fondi rende quest’azione meritoria al di là del restauro in sé dimostrando che si può educare al senso civico, al bello, alla corresponsabilità i cittadini di domani, mettendo in sinergia la scuola e la Chiesa da sempre impegnate nella crescita culturale e umana del territorio.
La presentazione dei restauri, curati dalla ditta ACHG di Giuseppe e Annamaria Chiapparino, avrà luogo martedì 23 luglio, alle ore 20.00, presso la chiesa di San Gioacchino a Terlizzi, alla presenza del direttore del Museo Diocesano, don Michele Amorosini, del Vescovo Mons. Luigi Martella, della comunità parrocchiale e cittadina.
Tutelare il nostro patrimonio artistico significa tutelare e trasmettere la nostra fede e la nostra identità culturale, testimoniarla, comunicarla secondo linguaggi straordinari ed unici, quali sono quelli dell’arte.