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“Un incarico utile anche alla città” Guglielmo Minervini nominato coordinatore regionale dei “Democratici”
15 febbraio 2000

Il sindaco di Molfetta, Guglielmo Minervini, è stato nominato coordinatore regionale dei “Democratici”, di cui è stato uno dei promotori e che è nato dall’iniziativa dei sindaci delle Centocittà. Si tratta di un incarico importante e impegnativo, ma che rischia di sottrarre tempo ed energie alla guida della città. Ne abbiamo parlato con lo stesso sindaco. Quali motivazioni l’hanno spinta ad accettare la carica di coordinatore regionale dei Democratici? “Il movimento aveva bisogno di una leadership che avesse un chiaro profilo, che ne rispecchiasse il carattere di forza politica che non si sovrappone alle altre, semplicemente accontentandosi di affermare la propria esistenza, ma si pone come forza di cambiamento, come impulso perché le altre forze politiche siano sollecitate ad intraprendere quel cammino di innovazione, di riforma della politica, che è iniziato in più tappe nel corso degni anni ’90 e poi si è interrotto bruscamente con la caduta dell’Ulivo. C’era bisogno che, anche in Puglia, ci fosse un interprete di questa concezione politica, tenuto conto che anche al nostro interno si avverte il rischio dell’omologazione, che i “Democratici” diventino una forza che si accontenta di affermare se stessa. Chiusa la fase costituente è riemersa in maniera chiara la necessità di riprendere il cammino che aveva contraddistinto i movimenti che hanno dato origine alla prima fase dei Democratici e di cui oggi il centro sinistra ha più che mai bisogno. Oggi, di fatto, i Democratici sono l’unica forza politica del centro-sinistra che definisce se stessa in virtù della necessità di cambiamento della coalizione. Mantenere questa diversità non è facile e mi è stato chiesto proprio di interpretare questa funzione”. Il doppio incarico di sindaco e di coordinatore regionale non rischia d’essere gravoso e soprattutto di impedirle di seguire adeguatamente l’attività amministrativa? “Sto cercando di creare una correlazione positiva fra questi due impegni, portando nell’ambito dell’attività politica di coordinamento dei Democratici l’esperienza di sintesi e di rappresentanza complessiva di molte diversità che mi viene dalla mio ruolo di sindaco. Dal movimento alla città porto il confronto continuo con dinamiche più ampie e con realtà più articolate. Non è da sottovalutare che grazie a quest’incarico ho la possibilità di allargare le reti di relazioni che ci consentiranno di sviluppare molto più incisivamente i progetti della città e di ricercare nuove opportunità. Spero si crei una buona sinergia”. Venendo alle questioni locali, nell’aprire la crisi politica molti le hanno rimproverato una scelta di campo che le avrebbe fatto perdere quelle garanzie d’imparzialità che aveva invece al momento della sue rielezione, non teme che quest’incarico possa dare ancora più fiato a questo tipo di contestazione? “Magari fosse questo il problema a livello locale! Direi anzi che proprio la situazione qui a Molfetta irrobustisce la necessità di realizzare quanto i Democratici hanno nel codice genetico, superando questo frazionamento assurdo che non fa altro che alimentare una strisciante ingovernabilità, vero ostacolo al compimento di questa fase di transizione e al ritorno della politica a standard il minimo accettabili d’efficacia. La mia è sì una scelta di campo, ma fuori campo, perché i Democratici non stanno lì a chiedere poltrone, stanno lì a sostenere esattamente quello che ho cercato di essere nei primi quattro anni, e che, anche se in forma diversa, sto cercando di fare anche in questo secondo mandato, cioè costruire la coalizione non come puro evento elettorale, ma come comune soggetto politico. Mi pare che da questo punto di vista ci sia un lento, lentissimo cammino di maturazione cui si sovrappongono problemi che credo abbiano di tutt’altra natura”. Con questa scelta il suo percorso personale assume connotati ben precisi, all’inizio prestato dalla società civile alla politica, ora possiamo dire politico a tutti gli effetti? E dopo il coordinamento regionale cosa verrà? “A quest’incarico mi ci sono trovato senza andare a ricercarlo, perché sono così maturate le cose, anche se vi avevo già rinunciato qualche mese fa, ma ad un certo punto è stato necessario che una persona che avesse le mie caratteristiche desse la sua disponibilità. Per il futuro non ho una prospettiva per la quale sto lavorando, mi piace essere nelle cose di cui mi assumo gli impegni e poi quello che matura matura, ora ho quello di servire bene la città e poi di affrontare questo che mi è stato assegnato, il resto non m’interessa”. Lella Salvemini
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