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“Su Battiato, polemica strumentale e faziosa" Il sindaco Minervini: non abbiamo grandi contenitori culturali
15 gennaio 2000

Il sindaco Guglielmo Minervini è accusato di aver organizzato a Natale un concerto per pochi. Gli abbiamo rivolto alcune domande per capire i motivi di questa scelta. Sindaco Minervini, da più parti di questo concerto di Natale si chiede una giustificazione. Ci sono alcune questioni in ballo. La prima: c’era proprio l’esigenza di stornare 40 milioni di fondi comunali per una iniziativa che alla fine è stata pubblica solo in parte, dato che ha coinvolto solo una bassissima e quasi irrilevante percentuale della cittadinanza? “Il concerto di Natale è diventato da tre anni un evento di un certo tipo per la città di Molfetta, che si caratterizza di situazioni culturali di alta qualità. Questi eventi hanno un riverbero assolutamente straordinario sull’immagine della città, dinanzi agli occhi della Provincia e della Regione, e dell’opinione pubblica in generale, e canalizzano su Molfetta attenzioni importanti. Questo di per sé li giustifica”. Concretamente, però, sono eventi “a numero chiuso”, come li ha definiti qualcuno. “Questo è dovuto a un problema, che è l’assenza cronica per questa città di contenitori al chiuso, che non ci ha permesso di studiare una soluzione di altro tipo. Peraltro farla in piazza sarebbe stata una soluzione impensabile per l’attuale tournèe che Battiato sta proponendo, dato che lo spettacolo di Fleurs necessita un contesto raccolto e non può essere svolto all’esterno. Oltretutto un concerto in piazza avrebbe comportato costi al di sopra di quelli previsti dall’operazione”. 900 biglietti a disposizione, di cui 240 riservati alle autorità. La disponibilità dei biglietti, già insufficiente, è stata così limitata ulteriormente. “E’ vero, ma il Concerto di Natale ha avuto fin dalla sua prima edizione una fisionomia di gala. Portiamo nella città degli opinion makers, i responsabili del territorio provinciale e regionale, al fine di produrre una immagine positiva della città. Un altro conto è stato il fenomeno spiacevole della cessione dei biglietti riservati da parte di chi non ha potuto essere presente in prima persona all’evento. Una transazione che posso riconoscere come poco gradevole”. Mi consentirà di concludere, quindi, che avete operato una scelta di Realpolitik: 40 milioni per pubblicizzare la città agli occhi dell’esterno. Condivisibile in termini di scelta pratica, ma in linea di principio non credo. “Le contesto il termine con cui ha definito la scelta in causa: non mi piace essere chiamato “realista”, perché ritengo di conservare ancora la mia vena utopica. Sicuramente è stata una scelta audace. Ma ogni cosa va collocata con equilibrio nel suo contesto. Queste iniziative, programmate nella misura di una all’anno, costituiscono una eccezione su un programma di politica culturale che nella norma è a fruizione illimitata. La carenza di spazi della nostra città che permettano lo svolgimento di eventi di un certo tipo e livello ci taglia fuori da certi circuiti e questo per la città non è un bene. Abbiamo scelto di reinserirla negli stessi con questi eventi. Sarebbe, consentimelo, autolesionista il contrario. Il risultato è che da più parti si guarda alla nostra politica culturale con consenso. Molfetta città laboratorio: è questa l’idea, ed è stata raccolta. Certamente sono cose da fare con estremo equilibrio, non devono essere caratterizzanti e prevalenti rispetto agli eventi a fruizione illimitata, ossia quelli organizzabili in piazza, ma mi si deve riconoscere che questa linea non è mai stata adottata”. Rifondazione comunista, però, ha detto seccamente: Masini al popolo, Battiato all’elite. “E’ proprio qui che ho visto l’aspetto strumentale e fazioso di una polemica che, per il resto, accetto perché ben venga il dibattito attorno alle cose di cultura. Il rovescio di Battiato, infatti, e loro lo sanno bene, non è Masini, sebbene abbia portato in piazza le sue buone diecimila persone, ma che comunque non è rimasto come evento caratterizzante. Il rovescio di Battiato sono stati i Madredeus, che di persone in piazza ne hanno portate undici-dodicimila da tutta la regione e oltre, e che è un prodotto culturale tra i più raffinati in circolazione. La deformazione della verità non mi piace e un po’ mi irrita”. In tutto questo resta il fatto che tanta gente dal “grande evento” è rimasta tagliata fuori. Il che resta, diciamo così, un peccato. “Certo, ma se si facesse questo ragionamento non si dovrebbero più organizzare manifestazioni del genere e anche quello sarebbe un peccato. Oltretutto bisogna anche guardare al riverbero economico che l’operazione ha avuto. Quella sera e nei giorni successivi le strutture alberghiere e i ristoranti di Molfetta hanno lavorato, e in giro c’era gente forestiera che ha colto l’occasione per visitare il borgo antico, il duomo. La cultura produce economia, e quindi i riscontri dell’evento sono andati ben oltre l’evento stesso. Questo per dire che le critiche le raccolgo, ma come sempre la cosa ha avuto le sue giustificazioni più che fondate e va analizzata nel complesso”. Paola Natalicchio
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