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“Resto di sinistra, ma non mi crea alcun problema l’alleanza con la destra” Tommaso Minervini: non darò indicazioni di voto alle politiche
15 novembre 2000

di Lella Salvemini Possiamo definirla a tutti gli effetti uno dei candidati alla carica di sindaco per le prossime elezioni amministrative? E di quale coalizione? “Ho fatto una proposta già nel marzo scorso e domenica 29 ottobre all'Odeon è stata manifestata pubblicamente l'adesione delle rappresentanze politiche della "Casa per le Libertà", dall'Udeur, da "l'Italia dei Valori", dal Pri, da "Molfetta che Vogliamo", da una lista nazionale d'area cattolica, che fa riferimento all'ex segretario nazionale della Cisl di D'Antoni, da altre liste civiche d'ispirazione laica, cattolica, socialista, dal movimento locale degli ambientalisti, oltre a singole rappresentanze cittadine oggi unite nella "Nuova alleanza". In una recente trasmissione tv, Lillino di Gioia, dell'Udeur, ha dichiarato che il progetto civico di Tommaso Minervini è sostanzialmente di centro sinistra e non prevede oggi "l'adesione alla casa delle libertà" e che, comunque, se il centro sinistra, chiamiamolo così, ufficiale, avviasse al suo interno un processo di discussione critica degli errori commessi, l'Udeur sarebbe pronto a ritirare la sua adesione al progetto di Tommaso Minervini. Allora non tutti gli accordi sono stati ancora presi? “Non mi risulta. Io ho fatto una proposta pubblica per un patto di stabilità civica e vi hanno aderito tutte quelle formazioni che prima ho detto. Certamente è un progetto in progressione. Mi sforzerò perché alla fine si formi un'alleanza con tutti coloro che, anche se in tempi diversi, hanno fatto opposizione alla "oligarchia". In questa città si è finalmente aperto un dibattito democratico, soffocato negli ultimi due anni, questo è importante per me. Non si discuteva più in termini politici, si assisteva piuttosto al ripiegamento su se stesse di poche persone”. In sostanza lei domenica 29 ottobre ha parlato della necessità di ricomporre il tessuto sociale e politico della città attraverso un progetto definito di "solidarietà civica" che comprende forze tra loro diversissime (nel manifesto dell'Italia dei Valori è scritto che questa forza "s'ispira alle tradizioni riformiste del '900 ed in particolare a quella socialista del lavoro"....incompatibile con An e Forza Italia). Non crede che queste differenze possano rendere difficile l'azione amministrativa, ostacolandola e paralizzandola? “Vi sono parti politiche diverse che si ricompongono in una sintesi per la città. Da tempo questo è sollecitato come fattore di stabilità e ricchezza. Si è fatta una riflessione comune e si è giunti ad una posizione concorde, occorre riavviare i processi di sviluppo in questa città. La "convivialità delle differenze" non è stato uno slogan degli ultimi anni? Un processo tradito, perché dagli uomini della società civile si è passati alle logiche esclusivamente partitiche”. Lei sembra assumere gli slogan, le procedure di quelli che sono stati i suoi antichi compagni, come se lei e la sua alleanza procedeste rincorrendo gli avversari sul loro terreno. “La mia è una scelta in positivo, quando sul palco dell'Odeon ho sciolto il nodo del fazzoletto, significava questo, che non m'interessa la misurazione in negativo o andar contro chicchessia. E' stato un segno positivo di concordia e di stabilità, non rincorriamo nessuno”. Lei parla di concordia e di stabilità, evidentemente in contrapposizione ad un periodo d'instabilità. Sembra quasi che abbia dimenticato di essere stato colui che forse più di tutti ha determinato questa instabilità. “Assolutamente no, mi sono dissociato pubblicamente dal trasformismo dei valori”. Sia più chiaro. “Si era partiti da una gestione che doveva essere trasparente nella gestione amministrativa e invece ci si è racchiusi nella "sinistra professionale". Si voleva realizzare un grande processo di coinvolgimento della società civile e si è pervenuti alla logica partitica. E' stato sbagliato il bilancio comunale, è fallita la politica della casa, non sono state colte importanti occasioni per lo sviluppo, come i patti territoriali ed altri finanziamenti e non si è voluto fare autocritica, correggersi, rimanendo vittime della stessa tecnica dell'aggiustamento delle varie maggioranze, giusto per conservare il potere”. La compagine di cui, a quanto pare, lei si presenterà come candidato è composta anche da questi stessi uomini che hanno traslocato da un partito o da uno schieramento all'altro con una certa disinvoltura, pensa davvero di poter creare una forza di governo stabile con queste persone? “Vedo che lei è stata contagiata dal vizio degli ultimi anni, quello di concepire la politica, in questa città, come un processo in cui qualcuno debba trascinare qualcun altro, io non trascino nessuno, ho fatto una proposta pubblica e questi e tanti altri hanno aderito”. Pensa di riuscire a tenerli assieme? “Non capisco che concezione della democrazia è questa. Avrei dovuto compiere una specie di epurazione? Sono i cittadini che eleggono i consiglieri comunali”. Si può comunque scegliere i propri compagni di strada. “Io ho fatto una proposta. I cittadini votano e dicono se sono d'accordo, eleggono i loro rappresentanti. Io mi assumo la responsabilità del governo. Questa è la democrazia. Altrimenti siamo nel campo della manipolazione della volontà popolare”. La sua storia politica si è svolta per gran parte nelle file del partito socialista e comunque all'interno del centro sinistra, non le crea problemi ricevere ora l'appoggio di An? “Assolutamente no. Stiamo parlando di un progetto civico per realizzare lo sviluppo e la modernizzazione di questa città, nel rispetto dei valori umani, della democrazia e della libertà. Quando ci siamo incontrati abbiamo detto: rinunciamo ad un pezzettino di noi stessi, ciascuno rimanendo nei propri valori, per fare qualcosa di più grande, un collettivo che impegni le migliori competenze ed esperienze per il governo di questa città con un forte patto di stabilità. I grandi processi di sviluppo non si ottengono con le liste di epurazione, ma coinvolgendo i mondi vitali, quelli che i cittadini sceglieranno. Coloro che sederanno in Consiglio comunale non li deciderò né io né voi”. Ma An sarà nella coalizione con il suo simbolo, con la sua storia, con la sua identità nazionale. “In altra sede, magari, potremo discutere di come in tutta Italia e in modo particolare in provincia di Bari, si stia si stia riflettendo molto sulle necessità di favorire l'evoluzione delle aree politiche tradizionali, riprendendo il ragionamento da quelli che erano i filoni del socialismo liberale, che iniziano da Gaetano Salvemini e che sono presenti in tutta l'evoluzione politica del '900. Voglio scontare adesso tutte le calunnie, per dimostrare dopo, nei fatti, come questa è un'innovazione culturale per la città, che viene seguita nella provincia di Bari. I grandi processi di modernizzazione hanno questi connotati alla base. Vedi il crollo del muro di Berlino, che è stato possibile perché si sono mischiate le culture andando ad innescare il processo di modernizzazione. L'alternativa è la conservazione, il ripiegamento in se stessi”. Proviamo a fare fantapolitica, se il genio della lampada le offrisse oggi di essere il candidato sindaco dello schieramento di centro sinistra, accetterebbe? “Primo, non voglio fare il sindaco a tutti i costi; secondo, il centro sinistra in questo momento a Molfetta è devastato, ha bisogno di una lunga stagione di decantazione e di riflessione sui suoi mali, cosa che non ha fatto in questi due anni, ed è bene che rifletta al suo interno prima di lanciare anatemi”. Quali sono i rapporti con Beniamino Finocchiaro, a lungo suo punto di riferimento in politica? “I miei rapporti con lui sono buoni, come possono essere quelli di un giovane fatto uomo che è andato a vivere per conto suo perché vuole vivere il suo presente, ma che non vuole scordare i legami con il suo passato”. La appoggerà? “Lo chieda a lui”. Quanto è stato scelto da queste forze politiche, quanto si è imposto? A muoverla è una spinta politica, l'ambizione o una sorta di rivalsa personale? “Le cose dell'umanità non funzionano con la tecnica del "sei stato scelto o hai scelto", le cose umane accadono perché un uomo ha un'intuizione, la persegue, la modifica, la confronta con gli altri, si convince e a sua volta convince, è da questi processi che nascono le grandi idee collettive. Il termine ambizione designa colui il quale per rincorrere un obiettivo è capace di calpestare le regole della democrazia, come non andare alle urne quando non hai più maggioranza, della moralità e dell'etica”. Forse qualche regola lei l'ha ignorata. I suoi elettori l'hanno eletta nelle file dei Ds, in appoggio ad una determinata maggioranza che ha poi abbandonato. “I miei elettori hanno eletto me, non i Ds di Molfetta, lo posso garantire”. L'incontro all'Odeon avrebbe dovuto servire a presentare i punti di forza del programma di sviluppo della città. Non sembra, però, che lei abbia annunciato grandi novità, in fondo solo la costruzione di un capannone nella zona artigianale in cui trasferire il centro elaborazione dati e di propulsione allo sviluppo economico. Qual è il plus che dovrebbe spingere i cittadini a scegliere lei? “E' stato avanzato un nutrito corpo di proposte in materia di sviluppo, tenendo conto che il programma è ancora da scrivere. Il 9 novembre si è insediato il tavolo programmatico con le parti politiche, continuerà il confronto con la città e solo alla fine verrà fuori il programma”. La proposta di cui parla è relativa alla realizzazione di un grande "centro servizi di alta tecnologia", che metta in comunicazione le imprese con il Comune e con le scuole e che abbia come missione il marketing delle risorse di Molfetta. Lo "start up" di un processo industriale è cosa molto complessa e oggi non ha un'interfaccia nel Comune, non esiste un apparato municipale per questo. Da qui la proposta di far nascere il dipartimento per lo sviluppo, con varie sezioni. Mi interessa soprattutto il mondo giovanile, si creerà un collegamento con le scuole, ci sarà un'agenzia di informazione permanente per i docenti e per i giovani, nei due settori della conoscenza, quello umanistico e quello scientifico, sì da creare sinergie. “E' una proposta originale, realizzata sinora solo nelle realtà industriali più avanzate del nord Italia e che se la maggioranza dei cittadini lo vorrà, si realizzerà a Molfetta. Noi consideriamo questa città come un sostanziale distretto di sviluppo industriale, vi sono le condizioni geografiche, infrastrutturali ed umane, di qualificazione professionale di alto livello, che se opportunamente sostenute faranno da propulsori dello sviluppo. Sarà quello che ho chiamato il Comune numero 2”. Non le pare che in questi anni, che l'hanno vista anche protagonista in quanto amministratore, si sia lavorato esattamente in questa direzione? Dov'è la novità? “Lei confonde quello che è l'abbozzo di un'idea con una proposta, per esempio, come quella detta prima, di realizzare le grandi reti di comunicazione di merci, di idee, di uomini, di mercati, un grande processo di investimento di risorse umane e infrastrutturali. Le cose che abbiamo a disposizione sono ancora carenti”. Chi sono i suoi finanziatori? Lei ha avviato una campagna elettorale a titolo esclusivamente personale, i megamanifesti, le trasmissioni tv e altro, a quali fondi ha attinto? “Ai miei risparmi. Chi mi conosce sa bene che non ho finanziatori, se vuole posso fornirle le matrici dei miei assegni. Ho pagato tutto con i miei soldi e così andrà avanti. Sino ad ora mi ha aiutato solo qualche amico della coalizione”. Quasi sicuramente le amministrative saranno precedute dalla elezioni politiche, sosterrà le candidature a Camera e Senato del Polo, darà indicazioni di voto? “Il nostro è squisitamente un progetto civico, vale solo per la realtà amministrativa, io non darò indicazioni di voto. E' chiaro, però, che nella città inevitabilmente si creeranno delle correnti di opinioni, sarebbe da sprovveduti non crederlo”.
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