“Domeniche ecologiche del 2000”: soltanto fumo
I molfettesi non rinunciano all’automobile
“Lascia l’auto e respira la città”. Proprio una bella frase ad effetto, quella recitata dai manifesti e dai volantini che un po’ bugiardi e decisamente tardivi, Venerdì 4 febbraio - a soli tre giorni dalla prima delle quattro “Domeniche ecologiche del 2000” - informavano i cittadini dell’iniziativa partorita dal ministro dell’Ambiente Edo Ronchi. Molfetta vi ha aderito insieme ad altri più di 100 Comuni italiani.
Peccato, però, che gli stessi molfettesi, a quanto si è visto, non hanno lasciato l’auto, né tantomeno hanno respirato la città. Ne sa qualcosa quel vigile urbano che in mattinata, all’incrocio fra via Terlizzi e corso Fornari, circondato da quattro lunghi serpenti di automobili, si è accorto che i semafori non bastavano più a tamponare la crisi ed è dovuto intervenire con sbandieramenti di braccia, fischiettate e qualche scatto di nervi di troppo. Inconsueto -.per trattarsi di una Domenica ecologica con le auto al bando - anche l’altro millepiedi di auto che da piazza Margherita di Savoia si snodava lungo via de Luca fino ad arrivare quasi a via Baccarini.
Ma c’era d’aspettarselo: altro che “respira la città”. Un po’ bugiarda come frase, si diceva prima. Già: sarebbe stato meglio dire “respira... solo qualche strada della città”. Ironia a parte, a nostro parere le aree chiuse al traffico erano troppo limitate per sperare di dissuadere quelli che l’auto se la porterebbero pure in casa. Dalle aree off-limits, togliendo il centro storico - che sicuramente non è una delle zone più trafficate della città, anzi - togliendo pure corso Umberto, già chiuso ogni domenica, è rimasto solo quel poco che bastava a creare un leggero spostamento del baricentro del traffico e qualche grattacapo per quelli (ed erano in tanti) che di questa novità non ne sapevano nulla.
“ Non volevamo creare troppi disagi ai cittadini”, ha spiegato l’assessore all’Ambiente, Matteo Innominato. Intendiamoci: nessuno sta auspicando una paralisi della città intera (già è troppo penalizzante, in questo senso, la chiusura del passaggio a livello di levante). Ma se a Molfetta c’è un vero problema legato all’inquinamento, quella del blocco delle auto è una scelta doverosa il cui obiettivo deve essere proprio quello di creare - volutamente - degli ostacoli a chi dell’auto non ne può fare a meno. Bisogna decidere, quindi, qual è il male minore.
Se l’obiettivo, è quello di sensibilizzare a una maggiore attenzione all’ambiente e alla nostra salute, servirà una rivoluzione culturale, una programmazione di lungo termine, una politica mirata e, soprattutto, un ripensamento dell’attuale sistema di trasporto pubblico urbano. Altrimenti è inutile scimmiottare le grandi città come Roma, Milano o Torino col rischio di dipingere le domeniche a piedi solo come un’idea propagandistica.
Nemmeno gli ambientalisti, peraltro, hanno fatto salti di gioia: “L’iniziativa così come è stata impostata non ha senso” dichiara Pasquale Salvemini, responsabile della sezione locale del Wwf “la nostra proposta all’amministrazione è che a partire dall’apertura del cavalcavia di levante, le aree del centro rimangano chiuse al traffico per tutte le domeniche e non solo una volta al mese”.
Nessun entusiasmo nemmeno dal neocostituito circolo di Legambiente: “Si è trattato di un’azione parziale che non è riuscita a convincere la gente a lasciare l’auto a casa. Bisognerebbe estendere le zone chiuse al traffico”.
Oltre a quella dello scorso 6 febbraio, le Domeniche senz’auto, torneranno il 5 marzo, il 9 aprile e il 7 maggio (dalle 9 alle 13 e dalle 16,30 alle 21,30). L’utilizzo degli autobus cittadini sarà gratuito e il servizio sarà potenziato con una linea che si aggiungerà all’unica operativa nei festivi.
Le associazioni ambientaliste, culturali e sportive, organizzeranno le giornate a tema: la prima Domenica era dedicata alla cultura; sarà la volta della giornata dello sport, dell’ambiente (con la “Earth day”) e quella della musica e dello spettacolo.
Alla fine, tanto fumo (quello di scarico delle auto) e...
Cosimo de Gioia
Wwf e Legambiente scendono in piazza
Alle domeniche ecologiche, non potevano mancare le associazioni ambientaliste della città. Il Wwf, si è affacciato al tema della cultura - alla quale era dedicata la prima delle quattro domeniche senza le automobili - occupandosi delle visite guidate alla Siloteca di Palazzo Giovene. Per il prossimo 5 marzo - giornata dedicata allo sport - organizzerà, invece, una biciclettata lungo le vie cittadine e per le Torri, oltre a una escursione a piedi attraverso Lamacupa.
Il neocostituito circolo di Legambiente, ha promosso l’iniziativa “Mal’Aria” distribuendo ai cittadini un lenzuolo bianco da stendere ai balconi: esso servirà a misurare - per le zone più nevralgiche e in base al colore che assumerà dopo un mese - il livello di smog raggiunto; i risultati, poi, saranno simbolicamente presentati al sindaco.
Per le altre domeniche “verdi”, in programma sono previsti anche concerti e spettacoli in piazza, a cura dell’assessorato alla Socialità, e la manifestazione “Strade in gioco” che intratterrà i più piccoli con animazione e giochi nelle strade.
C. d. G.
SCHEDA
Un cocktail di veleni
L’automobile: croce e delizia di tutti noi. Forse, più croce che delizia. E’ disarmante e senza appello al tempo stesso, l’esito di una recente ricerca dell’Organizzazione Mondiale della Sanità: ogni anno nel mondo circa 80 mila persone muoiono prematuramente a causa dell’inquinamento da gas di scarico delle auto. Malattie cardiocircolatorie, bronchiti croniche, attacchi d’asma, leucemie infantili, tumori e altri mali, sarebbero il fatale risultato di quel cocktail di veleni che quotidianamente respiriamo. Si tratta di un mix di ozono, monossido di carbonio, benzene, benzopirene e altre sostanze killer difficili anche da pronunciare, attratte dalle polveri presenti nell’aria (piccole particelle solide invisibili) e prontissime a farsi un viaggetto nei nostri polmoni.
Nemmeno la benzina verde è poi così “verde”. Anche su questo fronte si sono scoperti gli effetti cancerogeni di un suo additivo l’ che, negli Usa, pare abbia infestato addirittura le falde acquifere che alimentano alcune città.
Beh, forse due passi a piedi in più non farebbero così male. Che ne dite?
C. d. G.