Zaza e Piergiovanni: due risultati di spicco per la sinistra
Molfetta di destra. Molfetta ormai stanca, forse troppo delusa dalle proposte generalizzate, collettive, e quindi rassicurata dalla concretezza dei visi, da una dimensione “personale” della politica. Innegabile, infatti, è stato l’insuccesso politico di Pasquale Mancini e di Saverio Tammacco, in un periodo in cui il PdL raccoglie valanghe di voti qui a Molfetta. Evidentemente questa logica personalistica, emotiva più che razionale, focalizzata sul popolarissimo leader, il sindaco di Molfetta e senatore Antonio Azzollini, è stata confermata in queste elezioni provinciali. In cui è bastato candidare due volti “nuovi”, o per lo meno diversi da Azzollini, tra le file del PdL, per tradire questa pesante eredità. E’ innegabile, a Molfetta il PdL è Antonio Azzollini. Per questo, in occasione delle elezioni europee la gente non ha tradito il simbolo del politico del popolo, del politico di Molfetta, regalando al PdL un risultato del 41,36%. Ma quando i due volti di Pasquale Mancini e Saverio Tammacco hanno sconvolto le componenti in gioco, con aria dissonante e fisionomie poco familiari, poco rassicuranti, ecco che il risultato del PdL, alle provinciali, è sceso attorno al 25%. Allora, forse, più che Molfetta di destra, Molfetta di Antonio Azzollini. Ma non siamo così pessimisti da degradare Molfetta ad una identità così riduttiva. C’è una Molfetta che ancora non si rassegna al vento a una direzione che da qualche anno invade la città, c’è chi continua a sperare che le soluzioni, i pensieri politici, tornino ad avere una portata comunitaria, e che non facciano del singolo l’inizio e la fine della propria azione elettorale e, quando se ne ha la possibilità, amministrativa. Degni di nota sono i risultati ottenuti, alle provinciali, da Antonello Zaza (Rifondazione Comunista), con 1205 voti e il 9,95%, e di Nicola Piergiovanni (Sinistra e Libertà), con 1571 voti l’11,61%. Fuori dal Consiglio provinciale il primo per lo 0,2%, il secondo per lo 0,05%. In caso di vittoria di Vincenzo Divella, Rifondazione avrebbe ottenuto oltre all’elezione-e probabilmente alla nomina ad assessore-di Antonello Zaza, primo nella Provincia di Rifondazione, anche l’elezione di Vincenzo Mongelli, che con 549 voti ha ottenuto il terzo miglior risultato nella provincia. Le voci autorevoli, nei salotti politici molfettesi, che prospettavano un tragico declino della sinistra molfettese, a fronte della forza dominante che avrebbero continuato ad esprimere a Molfetta i partiti di destra, sono state debitamente smentite. I successi ottenuti sul fronte del pulo, dell’Apicella, delle scuole, hanno portato il concetto di successo su una dimensione più ampia di quella del favore, del vantaggio hic et nunc. Ricordando alla gente l’importanza di un’etica dei diritti, che porti la politica a misura di certe classi, di favorire l’esercizio della libertà. Perché chi include nelle proprie etichette il concetto di libertà, non ricorda che essa è un concetto esigente, che richiede l’attuazione di condizioni pratiche per esprimersi. Altrimenti resta una pretesa puramente teorica, che chiude gli individui nell’illusione di essere autonomi, pur necessitando di continui favori, che fungono da “rattoppo” alle contraddizioni costitutive di certi modi di fare politica. Un’etica dei diritti deve coniugarsi con un’etica della cura, per portare tutti nella condizione di poter trasformare le proprie capacità in funzionamenti: E non nell’esigenza di chiedere l’aiuto, tanto limitato quanto ancor più condizionante rispetto alla potenza espressiva della persona. Sono state proprio queste capacità le protagoniste di questi anni in cui la sinistra è stata alla Provincia. La ristrutturazione di tutte le scuole superiori di Molfetta, la concessione diritto di potenziare le capacità intellettive, di alimentare l’istruzione. La rimessa in funzione dell’Apicella, con le possibilità introdotte per i sordi. Siamo costretti a riconoscere che gli scenari costruiti dalle tante cene delle scorse settimane, gli innumerevoli gelati offerti, la politica che mette alla porta i giornalisti e diserta i consigli comunali per tacere sul proprio operato, presenta un’immagine più ristretta delle ambizioni della politica, uno scenario, ritornando al punto di partenza, personalistico. Ma il seguito emotivo che queste agevolazioni spicciole possono offrire al singolo, qui ed ora, in queste elezioni provinciali, a Molfetta, non hanno trovato la risposta che aspettavano. Il concetto di “cura”, deve assolutamente aprirsi ai pensieri lungimiranti, che garantiscano i presupposti per esercitare a pieno titolo i diritti e le libertà. E non solo nell’immediato, grazie all’illusorio vantaggio del “favore”. Un centro commerciale edificato sulle lame a pericolo idrogeologico, una capitaneria costruita per poi agitare gli animi per farla spostare, una giunta senza donne fino a che la magistratura non ne impone la nomina. Sono questi gli esempi di una politica che non guarda al di là del proprio naso. Ma i molfettesi cominciano a non starci. E il risultato di Antonello Zaza e Nicola Piergiovanni lo testimoniano.
Autore: Giacomo Pisani