Volontari di tutto il mondo a Molfetta
Il campo di lavoro di servizio civile internazionale
Ormai non è più tempo di mare, ma vi sarà capitato nei giorni passati di imbattervi nel megamurales che adesso colora il muro di cinta dello stadio che dà sulla prima cala. Si tratta del frutto di una delle attività realizzate dai giovani volontari provenienti da tutto il mondo, che tra il 29 luglio e il 12 agosto scorsi, hanno partecipato al campo di lavoro organizzato dallo Sci (Servizio Civile Internazionale).
Associazione partner per l’occasione è stata l’Amministrazione Comunale che ha finanziato l’iniziativa, consentendo ai tredici ragazzi coinvolti, un alloggio confortevole – cosa insolita per un campo Sci – presso il Seminario Regionale.
“Il tema di questo campo – ci ha detto Cristoforo Marzocca, che ne è stato il coordinatore – ha toccato l’area della tolleranza, in particolare in relazione all’immigrazione presente a Molfetta di provenienza soprattutto albanese. L’obiettivo è stato favorire un processo di integrazione fra la comunità locale e quella degli immigrati, ora del tutto ai margini della vita sociale cittadina, sensibilizzando alla reale convivenza multietnica fatta di scambi e contatti”.
Un obiettivo faticosamente raggiunto, ma che ha visto mancare del tutto la necessaria partecipazione nella fase progettuale del campo da parte delle associazioni locali, colpevoli di aver disertato quest’impegno, ad eccezione dell’Arciragazzi.
E così, confidando esclusivamente sugli operatori Sci, ragazzi finlandesi, francesi, italiani, lituani, tedeschi, portoghesi, austriaci, americani e irlandesi si sono dati appuntamento a Molfetta cercando di gettare un ponte con quella parte della città emarginata più volte dagli stessi molfettesi.
Si è cominciato con l’avvicinare al tema della non violenza e dell’amicizia tra i popoli i bambini immigrati e non, attraverso il gioco; la villa è stata lo scenario di un inconsueto “ giro del mondo in 80 giochi ”, attraverso cinque zone che hanno assunto i panni dei cinque continenti.
E’ stata forse l’esperienza teatrale a dare i frutti migliori sotto il profilo dell’integrazione con la popolazione albanese, che allo spettacolo “Enderr e madhe – Il grande sogno” ha partecipato in veste di pubblico, collaborandovi anche in fase di allestimento.
“Avvalendoci anche del contributo di Francesco Tammacco per la regia, abbiamo rivisitato sulla scena teatrale la tragedia dell’affondamento, nel marzo ’97, della nave carica di albanesi, speronata da una nave militare, vicenda elevata a simbolo della sofferenza delle migrazioni ”. A coinvolgere emotivamente la parte albanese, soprattutto canti folkloristici e brani di testo recitati in lingua albanese.
Arlecchino, miracolosa fusione di colori, il drago, simbolo di guerra e intolleranza e infine la colomba, tutti personaggi della “esposizione teatrale”, sono stati infine immortalati dai volontari, con la collaborazione dell’associazione Cassandra, nel murales della prima cala, sigillo finale del campo.
All’aspetto operativo i partecipanti al campo hanno affiancato la parte studio, riguardante appunto la condizione dei rifugiati. In questo contesto, fondamentale si è rivelata la visita al campo profughi di Palese che, andando ben oltre l’inespressiva teoria delle norme, ha fatto sì che i volontari si confrontassero in maniera concreta con la triste realtà della vita di un rifugiato.
A Cristoforo chiediamo se quest’esperienza ha centrato l’obiettivo e meriti di essere ripetuta.
“L’iniziativa si è rivelata un successo, anche se, per esempio, è stato faticoso contattare gli albanesi presenti a Molfetta, peraltro chiusi e gelosi dei loro vincoli familiari. Abbiamo però penetrato il loro mondo, riuscendo persino ad avvicinare i più giovani alla nostra associazione. E tuttavia non sarei propenso a ripetere l’esperienza, se questo significasse, così come è stato quest’anno, non avere alcun appoggio da parte della comunità locale”.
L’integrazione sembra insomma per ora essere avvenuta in un unico senso, quello degli immigrati: per il resto restarsene ciascuno a casa propria pare essere ancora abitudine ben radicata tra i molfettesi.
BOX
Il Servizio Civile Internazionale è un movimento laico di volontariato, nato nel 1920 per iniziativa di un obiettore di coscienza svizzero, e sin dall’inizio di orientamento pacifista e non violento.
L’associazione, presente oggi in 60 Paesi del mondo, ha visto la luce in Italia nel 1948 ed è oggi impegnata direttamente, come organizzazione super partes, nel promuovere rapporti di cooperazione e comprensione pacifica tra i popoli, ma soprattutto nel creare, quanto più possibile, reali e concrete occasioni di superamento delle disuguaglianze, determinate da situazioni di degrado e povertà, di incomprensione culturale e mancata integrazione.
Tra i fronti che vedono lo Sci in prima linea, le campagne di solidarietà con i rifugiati – è degli ultimi mesi il ponte con Belgrado, contro l’embargo ai danni della Serbia-, la promozione dell’adozione a distanza dei bambini del Timor est, avviata già due anni fa, la campagna di boicottaggio della Nestlè e quella di sensibilizzazione al tema della prostituzione infantile, per la quale si sollecita una legge che renda perseguibile il turismo sessuale.
I campi di lavoro sono forse lo strumento più efficace per divulgare e rendere fattivo lo spirito che anima lo Sci: incentrati su temi diversi – dalla tutela ambientale, alla educazione alla pace, alla raccolta e riparazione di strumenti utili a sostenere progetti di recupero in zone di degrado o di sottosviluppo -, i campi sono occasione si scambio, di confronto con culture provenienti da altri Paesi, essendo quasi sempre internazionali, oltrechè momento di sperimentazione di relazioni interpersonali molto forti.
I campi durano in media due o tre settimane, sono organizzzati sia in estate che in inverno, e sono articolati per gruppi composti da un massimo di venti volontari.
Per informazioni, rivolgersi al gruppo Sci di Bari in c.so Sonnino, 34 o consultare il sito internet www.sinet.it/SCI/.