Il saluto del capitano, l’uomo simbolo, il campione più amato dal pubblico virtussino, che ne ha sempre riconosciuto le qualità cestistiche e morali, giunge a metà luglio di questa travagliata estate del basket molfettese, un saluto carico di affetto ma anche di speranze per il futuro. Abbiamo sentito Andrea Maggi perché ci sembrava doveroso ospitarlo per dargli la possibilità di esternare le sue emozioni dopo una partenza certamente non facile dalla Virtus Molfetta per accasarsi a Martina Franca, dopo sei stagioni cariche di gloria.
Allora Andrea, dopo 6 stagioni lasci la Virtus, di cui eri il capitano e il leader indiscusso in campo e fuori. E’ ufficiale la tua firma per Martina Franca. Qual è la prima sensazione?
“Dispiace tantissimo lasciare Molfetta, dove sono stato benissimo e dove sarei rimasto a vita. Quest’anno non c’erano davvero i presupposti per una mia permanenza, ho trent’anni e ancora carriera davanti a me, ma non è solo un discorso di categoria. La società, come tutti sanno, sta attraversando un momento di cambiamento sotto vari profili, ma tengo a precisare che non parto per problemi con qualcuno, anzi sono stati sei anni bellissimi, ed ho firmato con altre società così tardi, nonostante diverse proposte, perché ho aspettato la Virtus fino all’ultimo, sperando che i problemi potessero risolversi”.
Qual è il ricordo più bello di questi sei anni?
“Devo dire che ce ne sono stati tanti, in ogni campionato. Direi però la promozione in B2 al primo anno e l’emozione della prima palla a due di serie A dilettanti, che rappresentava l’esordio sia per me che per la Virtus. Un momento che non dimenticherò mai. Ma sicuramente anche fuori dal campo il gruppo di compagni, la città, mi sono sentito sempre in famiglia. Un pensiero particolare allo staff tecnico, a Sergio Carolillo e Ilario Azzollini in particolare, che anno dopo anno mi hanno sempre riconfermato, e ad Andrea Bellifemmine. Per me Molfetta ha sempre rappresentato la prima scelta”.
Il momento più difficile?
“Per fortuna non ce ne sono stati tanti. Direi certamente la fine, sia sul campo che fuori. Abbiamo ottenuto un risultato straordinario, un ottavo posto che fino all’anno scorso ci sarebbe valso i playoff per la Legadue, ed invece quest’anno ci ha costretto ai playout. E’ bastata una settimana sbagliata e siamo retrocessi. Poi fuori dal campo per i problemi societari a fine stagione e, ovviamente, la difficoltà e il dispiacere nel lasciare la Virtus”.
Quali sono il compagno di squadra ed il coach a cui ti senti più legato?
“Come coach inutile dire Sergio Carolillo, mi ha sempre fortemente voluto, è stato l’allenatore per quasi cinque stagioni, e quando è andato via si è creato anche un forte rapporto di amicizia. Con i compagni di quest’anno sono stato benissimo, ma direi Francesco Teofilo e Flavio Parrino”.
Cosa ti mancherà di più di Molfetta, anche fuori dal basket?
“A Molfetta sarò sempre legato, anche perché lo sono a livello di affetti, quindi ci sono rapporti che continuano e non si perdono assolutamente. Mi mancherà la vita quotidiana, la colazione al bar, le abitudini, la conoscenza totale dell’ambiente cestistico, a livello di persone e di strutture”.
Il tuo è un arrivederci o un addio?
“Sento sicuramente di promettere che si tratta di un arrivederci, naturalmente un matrimonio si fa in due, quindi vedremo se ci saranno le condizioni in futuro, ma da parte mia c’è tutta la voglia di tornare”.
I tifosi in questi anni ti hanno amato moltissimo. Rivolgiti direttamente a loro. Cosa senti di dire?
“La prima cosa che mi viene in mente è che tutte le società attraversano dei momenti bui. Noi in tre anni abbiamo fatto il doppio salto dalla C alla A dilettanti, non è facile gestire tutto questo anche a livello di costi. Poi la crisi economica e sicuramente qualche errore hanno fatto il resto, ma voglio dire ai tifosi che non è un dramma ripartire dalla C nazionale, c’era il rischio di perdere il basket, come è successo a piazze di ben più alta tradizione e in serie superiori. Dico di avere coraggio e sostenere la squadra”.
Quando non sarai impegnato in campo ti vedremo qualche volta al PalaPoli a sostenere la Virtus?
“Di sicuro, sono il primo tifoso della Virtus, ho tanti amici dallo staff tecnico alla società, da Andrea Bellifemmine ai nuovi soci che ho conosciuto quest’anno e hanno tanto entusiasmo. Verrò sicuramente a salutare e tifare, e quando non ci sarò il primo pensiero sarà chiedere il risultato della Virtus”.
Qual è il tuo ultimo pensiero da dedicare alla città?
“Chiedo a Molfetta di aiutare la Virtus, di andare al palasport. Questa società ha dato tante gioie alla città in questi anni, sarebbe un peccato disperdere questo patrimonio, anche perché non si tifa solo perché si è in una certa categoria, ma per amore verso la squadra. La mia non è una speranza, ma una certezza: Molfetta risalirà ricominciando dalla C ma con basi più solide ed evitando qualche errore commesso. Forza Virtus e un abbraccio”.
Questo il saluto del capitano, che abbiamo sentito davvero molto emozionato mentre ci rilasciava questa intervista, una emozione vera, come è vero il suo amore per questa città e questa squadra. Anche noi la domenica sera andremo a dare un’occhiata allo score di Andrea.
In bocca al lupo, capitano.