Via Ugo Bassi a Molfetta topi e degrado, ma per il Comune non è una priorità. Una lettrice scrive a “Quindici”
MOLFETTA – Dei “cantieri perenni” dell’ex assessore ai lavori pubblici di Molfetta, Mariano Caputo, oggi in carcere a Trani per la vicenda di “Appaltopoli” con l’accusa da parte della magistratura di presunte irregolarità, ci siamo occupati più volte.
Oggi torniamo sull’argomento per una segnalazione di una lettrice a “Quindici” che riguarda via Ugo Bassi a due passi dal centralissimo Corso Umberto dove continuano da anni i lavori del principale “cantiere perenne” della città.
«Credo che sia evidente agli occhi di tutti (tranne a quelli dell’amministrazione comunale) lo stato di degrado in cui versa la via Ugo Bassi nella mostra Molfetta. Una stradina, è vero, ma in pieno centro, adiacente a corso Umberto, visibilissima da ogni prospettiva, ma lasciata alla totale incuria: topi circolanti, erba incolta, asfalto divelto, marciapiedi con lastre di pietra sconnesse.
Esclusa anche dalla sanificazione in pieno lockdown; ne è stata fatta solo una a seguito di una mia personale telefonata all’assessore ai lavori pubblici, all’epoca Mariano Caputo.
Nel corso di quella conversazione evidenziai il problema relativo allo stato di manutenzione della strada, ma lui mi liquidò dicendo che c’erano altre priorità. Non so quale sia stato il criterio delle priorità, ma certamente anche la nostra rientrava fra queste, ma forse l’assessore dell’epoca ne aveva altre nella sua agenda.
Certamente appare discutibile il metodo applicato ai lavori pubblici di Molfetta, come più volte “Quindici” ha evidenziato. Una per tutte: il rifacimento di Corso Umberto che ha richiesto anni per essere portato a termine.
Mi piacerebbe, perciò, conoscere, come cittadina che paga le tasse, il criterio con cui vengono spesi i miei soldi e con quale logica si è proceduto al rifacimento di alcune strade e non di altre?
Siamo veramente stufi, e sono convinta di interpretare il pensiero di molti, della spregiudicatezza con cui viene considerato il bene pubblico, dell’ignoranza dei più elementari principi etici, di solidarietà e di cittadinanza, e mi auguro che il bubbone scoppiato con l’inchiesta giudiziaria, al di là delle responsabilità degli indagati, serva almeno a risvegliare la capacità di ciascuno di noi di dire BASTA».
© Riproduzione riservata