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Verso il voto (e il re) di maggio: il sindaco nomina assessori elettorali La sinistra annaspa Le manovre in vista del voto: tutto si fa per il consenso, dai cambi di casacca ai nuovi ciambotti
15 marzo 2022

Con la nomina di due nuovi assessori (con deleghe solo virtuali, perché restano realmente in mano del sindaco) in scadenza di mandato, Tommaso Minervini apre la campagna elettorale e si ricandida a guidare la città. Mai dire mai in politica, lo abbiamo ripetuto più volte e si conferma anche in questa occasione: Minervini aveva giurato (spergiurato) di non volersi candidare più a sindaco e di concludere la sua carriera politica con questo mandato. Siccome il potere logora chi non ce l’ha (Andreotti docet) il nostro sindaco si è affezionato alla poltrona e, magari, come l’ex sindaco Antonio Azzollini, è convinto di poter esercitare questo ruolo a vita. Anche se la conclusione dell’era Azzollini, dovrebbe avergli insegnato qualcosa. Ma chi si affeziona al potere, non prende lezioni dalla storia. E un esempio concreto lo abbiamo in questi giorni in Russia col despota Putin che non sente più ragioni e va avanti per la sua strada fino a quando non si schianterà, come tutti i suoi predecessori, da Hitler a Stalin. Tornando al nostro Minervini, c’è da dire che ha fatto un patto col diavolo (Tammacco o Emiliano?) e con le cosiddette forze politiche di destra che lo sostengono. Anche se definire forze politiche questi mercenari delle liste civiche, significherebbe nobilitare la loro funzione che, in realtà, è di voltagabbana per interessi politici-elettorali. Per giustificare questi pasticci, il buon Minervini si è inventato la formula di “stabilità operosa”, che tradotta dal politichese, significa: dalla poltrona non mi stacco anche a costo di pasticciare ancora di più un ciambotto ormai rancido con l’arrivo dei fascisti. Così Minervini resiste agli scandagli e agli arresti degli assessori, resiste all’immagine di una città in degrado, ma pensa a rinsaldare la sua poltrona sempre grazie alla “continuità operosa” nella demolizione di quel che resta di questa comunità cittadina. L’ultima mossa del risiko che sta giocando il sindaco è stato quello di rinforzare la sua giunta ciambotto (a proposito, avete letto nel numero della rivista mensile “Quindici” di febbraio, l’editoriale nel quale si parla dello stallo amministrativo e della vergona delle liste civiche con personaggi che cambiano casacca solo per ottenere le prebende comunali?). Come rinforzo, dopo le dimissioni, per la seconda volta, dell’assessore Germana Carrieri, che certo non ha brillato per efficienza, il sindaco ora ha inserito altre due donne per “rinforzare l’organico” (così scrive lui) in vista della prossima consiliatura della maggioranza ciambotto da Pino Amato a Carmela Minuto passando per i fascisti e gli improbabili politici alla Saverio Tammacco. Come sempre Minervini si è fatto supportare dal suo sito locale commerciale a lui collaterale (a che serve, ci chiediamo, un ufficio stampa con due dipendenti pagati dai cittadini, quando la comunicazione-propaganda la fanno altri gratis?), annunciando il rimpasto (per preparare la città a questo nuovo choc, su suggerimento di Tommaso?). Poi, puntualmente, è arrivato il comunicato ufficiale con i nomi: l’infermiera Gianna Sgherza e il soprano Luisella De Pietro. La prima avrà la delega ai Servizi Sociali e finanziamenti Regionali europei e PNRR in materia di servizi sociali e la seconda, alle politiche del lavoro, attività per i giovani e le donne, attività dell’Ufficio Relazioni col pubblico, spiagge, delega a seguire la Consulta femminile e la Commissione pari opportunità, Molfettesi nel mondo. Come si vede due deleghe pesanti che non possono certo essere affidate a chi non ha alcuna esperienza amministrativa. Una conferma che, come ha fatto finora, a gestire realmente gli assessorati sarà l’immarcescibile Minervini. Infatti, al di là delle persone, entrambe degnissime, queste nomine nascondono un’operazione politica elettorale e di facciata del sindaco, che, con molta probabilità gestirà direttamente alcune di queste deleghe soprattutto quelle relative ai finanziamenti regionali, europei e Pnrr, ma si mette la medaglia di altre due donne in giunta. In conclusione, Tommaso ci propina, attraverso l’ufficio propaganda del Comune, il solito pippone sulla “continuità operosa” che «è un valore aggiunto importante in questo momento storico per la Città, come è stato per il Paese, in un momento in cui – continua l’ufficio propaganda –, oltre ai 43 milioni di euro già ottenuti dal Comune di Molfetta, sono prossimi altri finanziamenti anche nei Servizi Sociali, che come per il resto del Paese, rappresentano una opportunità unica di sviluppo e di miglioramento della qualità della vita”. Insomma, vai con la candidatura a sindaco, ma c’è il rischio che Minervini possa fare la fine del “re di maggio”. Ma a destra il fronte è diviso, soprattutto per il ritorno in campo dell’ex senatore Antonio Azzollini, che appoggerebbe la candidatura di Pietro Mastropasqua e del gruppo Solimini, che ha abbandonato la coalizione, dopo lo scandalo “Appaltopoli” e l’arresto dell’ex assessore Mariano Caputo (il quale, almeno questa volta dovrebbe restare fuori dalla competizione elettorale, vista la sua situazione giudiziaria). L’opposizione per ora sta a guardare, con un Pd ormai in perenne commissariamento, dopo che, da partito, si era trasformato in lista civica e attende ancora il congresso, per cancellare la vergognosa vicenda di Nicola Piergiovanni e Gianni Facchini i quali hanno rifiutato di dimettersi e di uscire dall’amministrazione, per mantenere le poltrone. Dopo la loro espulsione dal partito, il quadro è ancora incerto: il Pd non sa ancora cosa fare e al suo interno si muove, con la spregiudicatezza di sempre, il solito Piero de Nicolo, alle cui spalle opera l’immarcescibile Emiliano, eterno governatore della Puglia e di Molfetta. Che farà de Nicolo: appoggerà la coalizione di sinistra o sosterrà la candidatura di Minervini che opera sulla scia del Governatore nei pasticci operosi? Il gruppo “Rinascere” che ha lanciato un appello all’unità della sinistra, oggi divisa almeno in due fronti, peraltro poco compatti: quello della stessa “Rinascere” che tenta l’aggregazione con lo stesso Pd e il gruppo che fa capo a Lillino Di Gioia e Annalisa Altomare con l’improbabile candidatura a sindaco dell’ex magistrato Pasquale Drago (dopo la rinuncia del medico Felice Spaccavento), con tutte le perplessità che i magistrati in politica hanno generato in questi anni. Tra l’altro è una candidatura divisiva, sulla quale non convergerebbero tutte le forze di sinistra. Il secondo fronte è quello che vede gli irriducibili avversari del Pd, al quale imputano la sua adesione alla giunta destrorsa di Minervini e che vede in campo oltre a Rifondazione comunista, che andrà da sola al voto, anche Sinistra italiana e Area pubblica di Bepi Maralfa, oltre a una possibile aggregazione del Movimento 5 Stelle, che a Molfetta ha scarso peso politico e qualitativo: in pratica, visti i rappresentanti, si rischia di dialogare col nulla. Insomma, tutto da costruire a sinistra, ma il tempo è sempre più scarso. © Riproduzione riservata

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