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Veduta di pianura con dame di Muriel Pavoni
15 maggio 2020

Il periodo del lockdown ha veduto la fioritura di numerose iniziative virtuose in ambito editoriale, con case editrici che hanno offerto e-book o li hanno lanciati a prezzi estremamente accessibili per favorire la lettura. Tra queste ci piace segnalare il dono della versione digitale del libro di Muriel Pavoni Veduta di pianura con dame, che La Meridiana ha attuato in prossimità del 25 aprile, proprio perché tale opera dedica particolare attenzione alle figure femminili che hanno giocato ruoli chiave nella Resistenza italiana. L’autrice, nata a Imola nel 1973, laureata in Discipline dell’Arte a Bologna, ha compiuto opera di grande pregio in questo bel volume, che si legge con piacere e appare molto ben documentato ed efficace, nella sua architettura. Al centro dell’opera è la rievocazione di momenti delle vite di otto importanti figure femminili. Si muove dall’esplorazione del percorso di attiviste (Giuseppina Cattani, Maria Goia, Maria Luisa Minguzzi), per passare alle staffette partigiane (come Ida Camanzi, Maria Margotti, Benilde Verlicchi) o ancora ad artiste (Cordula Poletti e Sonia Micela) e maestre (Maria Maltoni e Giovanna Righini Ricci). Donne che, in ambiti diversi, hanno condotto battaglie che le hanno vedute operare con abnegazione e coraggio e che rivivono nei racconti della Pavoni. La struttura del volume è scandita in maniera molto precisa. Ogni storia si apre con le protagoniste che si raccontano in prima persona (e sull’importanza del racconto in prima persona l’autrice, metaletterariamente, si interroga nella sezione dedicata alla Maltoni), suggellando la propria esistenza in alcuni momenti di particolare significato. Il secondo momento è quello più prettamente della veduta con dame, perché l’autrice pennella con tratti impressionistici i paesaggi romagnoli che non hanno funto da mero scenario, ma sono intrinsecamente legati allo sviluppo della vita di queste donne. In queste ‘vedute’, singoli elementi acquisiscono spesso valore altamente simbolico. È il caso della casa alla torre rossa della Maltoni con l’albero del diospero, emblema di una didattica diversa, fecondata dall’elemento esperienziale e dall’osservazione costante dell’operosità umana e della natura, con i suoi ritmi. Nei paesaggi romagnoli, la Pavoni inserisce le donne, le loro storie che s’innestano nella vita dei luoghi, divenendo un tutt’uno con essi: si pensi all’immagine di Cordula Poletti nella pineta di Classe, luogo dall’aura metafisica, in cui ti sorprende all’improvviso la visione dell’azzurro del cielo. O si consideri ancora la villa “immersa nel verde delle colline di Riolo Terme”, in cui si alimenta la solitudine creativa della pittrice Sonia Micela, nutrita da un dolore dalle radici antiche. Le vedute con dame sono poi completate da brevi e icastici dialoghi, in cui la loro vita è ripercorsa da persone che le conoscevano, momenti in cui a volte la dimensione si fa straniante, perché emerge lo stigma del pregiudizio tranciante che le ha condannate e sminuite. In quest’ottica diviene emblematico il colloquio immaginario tra Anna Kuliscioff e Leda Rafanelli a commento della morte dell’anarchica Maria Luisa Minguzzi. La memoria corre sul filo del vino rosso e non mancano le stoccatine alla compagna, nella contestazione dell’idea ch’ella possa assurgere a “icona degli anarchici italiani” e librarsi “nell’empireo degli internazionalisti”. Mi piace però ancora ricordare il ritratto dell’amazzone Poletti, pennellato, tra gli altri, da un Rainer Maria Rilke che con lei condivise l’interesse e la vicinanza alla Duse. Emerge così uno spaccato dell’entourage della divina Eleonora e, con esso, si avverte lo sguardo impietoso verso il lesbismo, per nulla dissimulato, della Poletti. E che dire delle demolizione della pedagogia e della narrativa della Righini Ricci operata da due anonime maestre tradizionaliste e misoneiste? L’ultimo momento è quello che vede la Pavoni esprimere il proprio rapporto con queste figure, la sua riconoscenza per l’apporto che hanno dato alla scienza (la Cattani con le sue importanti ricerche, per esempio, sul tetano), alla collettività italiana (Ida Camanzi, Ilonka, col suo umile e fondamentale apporto, donna tra tanti uomini, al mondo partigiano), alla libertà femminile – e non solo – e al nevralgico settore dell’educazione. Per non parlare dei fondamentali tasselli offerti, per la Pavoni, al mosaico del suo esser donna e soggetto attivo nella società, attraverso l’arte di tessere storie. Alcune immagini si imprimono nella memoria. Su tutte quella di Maria Margotti, fornacina falciata da una raffica di mitra durante uno sciopero di braccianti e mondine. Era andata a quello sciopero come si andrebbe a una festa. Cantando. Per regalare alle sue figlie e alle figlie dei suoi compagni una società più giusta. © Riproduzione riservata

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