Una stanza al Pronto Soccorso dedicata alle donne vittime di violenza
La Consulta Femminile del Comune di Molfetta ha approvato il 25 novembre scorso, tramite apposita seduta del consiglio comunale, un documento di contrasto alla violenza di genere sottoscritto dalla presidente della Consulta Sara Pisani e dalle consigliere comunali Rosalba Secchi, Isabella de Bari, Sara Castriotta, Alina de Gioia, Paola de Candia e Carmela Minuto. La richiesta, inoltrata al Comune anche negli anni precedenti, è stata esplicita: rendere pubblica la discussione di un documento sulla violenza e condividerlo nella massima assise cittadina presentandolo come un punto all’o.d.g. del Consiglio Comunale. E’ falsa speranza dire che si sarebbe volentieri fatto a meno di questo documento. La violenza di genere sembra non fermarsi mai, è inarrestabile e miete vittime in modo cadenzato: una donna è morta ogni 72 ore nel 2018. La scelta è parlarne. Ogni donna ha subito, a vario modo, violenza. Ognuna di noi è stata oggetto di derisioni, oltraggi e umiliazioni. Poche le donne sfuggite alla violenza psicologica, che è alla base di ogni altra forma di violenza. Alcune sono riuscite ad allontanarsi da questi uomini, altre ne sono rimaste vittime, donne manipolate ed impaurite, donne che non possono sfuggire al loro destino perché la minaccia è vicina, è in casa, donne che hanno paura di denunciare o di entrare in un centro antiviolenza. Il documento della Consulta Femminile è dedicato alla memoria di Hevrin Khalaf politica curda che ha lottato per il suo popolo e per i diritti delle donne in un paese fortemente patriarcale. Attesa da un commando di militari turchi e uscita dall’auto, certa di quello che la attendeva, subì indescrivibili torture. Fu trascinata per i capelli fino a procurarle il distacco di parte del cuoio capelluto: uno scalpo da viva. Poi le hanno sparato con armi militari alla testa. E’ stata colpita da distanza ravvicinata, dopo essere caduta a terra. Hevrin Khalaf è morta così, in un orrore che solo le risultanze autoptiche riuscirebbero a descrivere ma su cui è meglio tacere. Aveva 35 anni e per lei si è parlato di crimine di guerra. “Noi diamo simbolicamente voce a questa donna e ne onoriamo la memoria” afferma Sara Pisani, presidente della Consulta Femminile. Alla base della violenza di genere vi è una radice culturale e sociale che giustifica il possesso all’interno della relazione di coppia e porta a derubricare alcuni comportamenti che non vengono riconosciuti come violenti, di cui viene sottovalutata la portata e gravità e, invece, essi presagiscono appieno ciò che accadrà. Permane un’immagine di subalternità della donna che è infondata ed anacronistica, una donna vista come soggetto debole e incapace di autodeterminarsi, Una donna che subisce gli stereotipi sociali e che vede, come massima realizzazione personale, l’adempiere al ruolo di moglie e madre. La violenza non denunciata si nasconde ancora in gran parte dietro le pareti domestiche e nell’invisibilità delle case private. Ma non è una questione privata! Come sostenuto dalla Convenzione di Istanbul sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne, sottoscritta dal Consiglio d’Europa nel 2011 e successivamente ratificata dall’Italia, è dovere di tutta la comunità riconoscere la violenza e contrastarla, è l’intera società che deve farsi carico del problema. In Italia le Regioni, le Province, gli Enti locali, le Consulte Femminili, i centri antiviolenza hanno promosso importanti azioni di formazione e di sensibilizzazione per prevenire e contrastare la violenza e per consentirne l’emersione e il monitoraggio. A Molfetta è finalmente operativo, dalla fine di luglio, il Centro antiviolenza: ad accogliere le donne maltrattate un qualificato staff di operatrici (avvocati, psicologhe ed educatrici). Alle operatrici del Centro spetta un compito arduo ed è necessario che ci sia la consapevolezza di una intera comunità a sostenere e coadiuvare il loro lavoro. Pubblichiamo la parte conclusiva del documento presentato dalla Consulta Femminile durante il Consiglio Comunale del 25 novembre 2019. “In questo momento di riflessione pubblica ricordiamo che la Consulta femminile è da sempre consapevole che il contrasto alla violenza di genere non può che partire dall’educazione dei più giovani a sane relazioni ed affettività e su questo ha sempre agito con interventi mirati. Riteniamo fondamentale il progetto che il Comune di Molfetta ha avviato con il Dipartimento di psicologia dell’Università di Bari nelle scuole. E dovrebbero essere raggiunti anche altri soggetti sociali: medici di famiglia, pediatri, ginecologi, strutture sanitarie, parrocchie affinché riconoscano le richieste di aiuto e possano attivare un percorso in rete di sostegno e contrasto. Ribadiamo a tal proposito la necessità di attivare una stanza dedicata alle vittime di violenza presso il Pronto Soccorso del Presidio Ospedaliero di Molfetta, così come stabilito nelle Linee guida per le Aziende Sanitarie ed Ospedaliere (G.U. del 30/01/2018). Chiediamo che siano mobilitate le forze dell’ordine a sorvegliare le denunce silenziose e gli avvertimenti di violenze o stalking quando ci sono già le prime avvisaglie, non solo i maltrattamenti fisici, anche la violenza psicologica, il ricatto, la manipolazione, il pretendere di decidere della vita di una donna perché sia totalmente dipendente dall’uomo. In questo senso ci sono molte misure preventive anche fortemente punitive, come prescrive il Codice Rosso, che è stato recentemente approvato dal Parlamento. Ma non basta. La vera svolta sta nella educazione al rispetto dell’altro e della vita. Non ci sarà mai soluzione se gli uomini in quanto uomini non si renderanno conto dell’importanza dell’alterità, mettendo in discussione il loro vecchio modo di relazionarsi con le donne e nel contempo tra tutti gli esseri umani”. © Riproduzione riservata