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Una sorta di “sistema Molfetta” negli appalti del Comune?
15 novembre 2020

Premesso che gli avvisi di garanzia non significano che le persone coinvolte sono colpevoli, ma solo che la magistratura sta indagando sul loro operato, vediamo le ipotesi di reato contestate agli indagati. Ci sarebbe stata una sorta di “sistema Molfetta” negli appalti del Comune? Lo stabilirà la magistratura. Le indagini che riguardano del sindaco Tommaso Minervini, in concorso con l’assessore ai Lavori Pubblici Mariano Caputo, il segretario generale Irene Di Mauro e il funzionario Orazio Lisena, dirigente del settore Territorio, si indirizzerebbero ai lavori di riqualificazione di piazza Moro, dove si trova la stazione ferroviaria, che furono aggiudicati alla ditta Di Gregorio s.n.c. di Trani. Altro oggetto di indagine a carico del sindaco Tommaso Minervini, in concorso con l’assessore ai Lavori Pubblici Mariano Caputo, il funzionario comunale Orazio Lisena, il dirigente comunale del settore Territorio Alessandro Binetti e l’imprenditore Pietro Paolo Paparusso, farebbero riferimento ai lavori di messa in sicurezza delle ciminiere dell’ex cementificio de Gennaro, che si trova a ridosso della stessa stazione ferroviaria: l’opera pubblica fu aggiudicata alla ditta Imcore s.r.l. di Andria. Infine, ancora una volta oggetto di indagine è il costruendo nuovo porto commerciale carico del sindaco Tommaso Minervini, in concorso con gli altri, fra cui, sempre l’assessore ai Lavori Pubblici Mariano Caputo e il dirigente comunale del settore Territorio Alessandro Binetti, si riferirebbero in particolare all’incarico del piano di monitoraggio dell’ambiente marino per il nuovo porto commerciale: l’appalto, sempre secondo l’accusa, sarebbe stato suddiviso in lotti per essere successivamente affidato senza alcuna gara d’appalto pubblica a imprese o persone «con ciascuno di essi direttamente o indirettamente collegate». Ma nelle indagini della magistratura ci sarebbero anche altri appalti fra cui i lavori di realizzazione del teatro comunale, della biblioteca comunale, ma anche della Cittadella degli Artisti. Anche qui l’accusa riguarderebbe affidamenti diretti senza compiere le gare, favorendo imprenditori amici. Tra gli altri indagati oltre all’assessore Mariano Caputo, il consigliere Anna Sara Castriotta, il segretario Irene Di Mauro, i dirigenti Alessandro Binetti e Enzo Balducci, ma anche Orazio Lisena, funzionario e responsabile di vari procedimenti amministrativi assieme alla moglie, Ottavia Paola Antonucci, funzionario. Ed ancora: Giuseppe Mascolo, delegato dal direttore generale del Cnr-Irsa di Taranto, Nicola Falco, quello che avrebbe avuto il ruolo di “mediatore”, e Patrick Atena, della Cmc di Ravenna. I reati, contestati a vario titolo e secondo le rispettive responsabilità, risalenti al periodo fra il luglio 2018 e l’agosto 2020, sono di turbativa d’asta, corruzione, abuso d’ufficio e peculato, ma anche turbata libertà degli incanti e turbata libertà del procedimento di scelta del contraente. I Pm stanno indagato se l’assessore ai Lavori Pubblici Mariano Caputo abbia ricevuto dalle ditte interessate, soldi e lavori edili eseguiti nel lido “Marina Piccola” sulla strada Molfetta-Giovinazzo, di cui l’ex assessore è socio. Secondo l’accusa, Caputo nell’aprile scorso si sarebbe anche appropriato di asfalto destinato a lavori stradali per realizzare un parcheggio nella sua struttura balneare. Di corruzione rispondono anche il funzionario comunale Orazio Lisena e l’ingegnere Paolo Conforti. A Orazio Lisena sarebbe contestata la corruzione in concorso con Paolo Conforti anche perché, in cambio dell’incarico di progettazione dei lavori di riqualificazione della biblioteca comunale alla società Arevà s.r.l., un’azienda di ingegneria integrata e nella gestione dei progetti, sia per le pubbliche amministrazioni che per le aziende private di Noci, avrebbe ricevuto “delle utilità” dallo stesso Conforti. La Procura di Trani ha nominato come consulente il tecnico informatico, Raffaele Colaianni, di Bari, col compito di estrarre la copia forense dai documenti e dai file contenuti nei cellulari, nei pc, nelle pen drive e negli hard disk sequestrati agli indagati. L’indagine è solo all’inizio e non sono esclusi nuovi sviluppi e possibili nuovi indagati.

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