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Una politica su due binari Cambiamenti di schieramento in vista da destra a sinistra per rafforzare la maggioranza
15 gennaio 2000

di Lella Salvemini L’impressione negli ultimi tempi è che la politica a Molfetta scorra su un doppio binario. Da un lato ci sono le vicende di cui ci siamo diffusamente occupati nel numero di QUINDICI di dicembre. Da questo punto di vista non dobbiamo registrare grandi novità. La maggioranza consigliare è ancora simile ad un puzzle da ricomporre, ma con pezzi sfuggiti da una scatola caduta per terra, così che non si è del tutto sicuri che siano tutti e sufficienti a riprodurre il disegno di base. Il consigliere Franco Altomare passa nei Democratici Unica novità di rilievo il passaggio alla formazione dei Democratici del consigliere Franco Altomare. Eletto nelle liste del “Movimento del Buon Governo”, il lizza alle scorse comunali con Finocchiaro, ma già da tempo in sintonia con la coalizione che sostiene il sindaco Minervini, ha ritenuto di trovare in questo partito consonanza con le proprie idee e quindi scelto di darsi una nuova identità politica. Ricordate la questione dei numeri? Un solo nuovo ingresso in maggioranza non basta a raggiungere quota 16, che permette di governare con un certa tranquillità e soprattutto affrontare senza eccessivi travagli quelle votazioni che hanno bisogno di questa maggioranza qualificata. Prima fra tutte quella del bilancio, termine massimo 28 febbraio, che può configurarsi come le forche caudine per quest’amministrazione, in quanto la sua mancata approvazione significherebbe automaticamente il commissariamento. Altri consiglieri da tempo sono in predicato di seguire le gesta del consigliere Altomare, ma a quanto pare la scelta è difficile e per questo continuamente rimandata. Per quanto riguarda i transfughi, le cose stanno più o meno come un mese fa, tranne che forse, dopo le dichiarazioni fatte dal sindaco nella sua uscita pubblica prenatalizia, la possibilità di una rentrée è diminuita parecchio. A dire la verità si sarebbe tentati di riferire almeno uno dei pettegolezzi che corrono in città, quello dell’accordo dato per sicuro fra due personaggi politici di spicco, oggi schieranti su fronti contrapposti, per realizzare un raggruppamento di “grande centro” che consentirebbe la candidatura a sindaco di colui che così appassionatamente ad essa aspira. La data delle prossime elezioni comunali, però, è fissata ufficialmente per il 2002, non ci sembra il caso di cominciare già da ora ad annunciare accordi che possono non reggere la prova del tempo. Guglielmo Minervini al contrattacco Questo è un binario, poi ce ne è un altro, quello che risponde ai progetti del sindaco: per lunghi mesi invischiato in un verifica che alla fine se ha dato frutti, li ha dati amari, ha cercato la svolta. Il primo segnale lo si è avuto a dicembre, quando sul palco dell’Odeon, attorniato dai 6 rappresentanti delle forze politiche che compongono la coalizione di centro-sinistra (con il trattino, direbbe D’Alema), ha rivendicato orgogliosamente i risultati dell’attività amministrativa degli ultimi anni, smentito chi lo accusa di aver ceduto sul terreno delle regole e della moralità pur di rimanere in carica, invitando chi parla di “cupole affaristiche” a denunciare tutto alla magistratura, se ha prove, e infine mandato un chiaro messaggio ai dissidenti, “basta stare all’uscio, non possiamo tirarla per le lunghe, dite pubblicamente quello che volete”, evidenziando anche intenti propositivi. “Si esce da questa crisi – ha affermato ancora Guglielmo Minervini – solo con una nuova idea di coalizione, solo se riusciamo a costruire un luogo dove a Molfetta si ritorni a fare politica, senza guardare al marchio di provenienza”. Insomma, dal palco dell’Odeon il sindaco ha reso noto d’essersi stancato delle trattative con i singoli consiglieri alla ricerca di “visibilità” e di volere dare altro carattere al fare politica. Sono parole del 19 dicembre, in una recente conversazione ci è sembrato che su questo “luogo” ora abbia le idee più chiare. “L’idea è quella di dare al bilancio un forte spessore di ragionamento su alcuni temi irrisolti della città – ci ha detto Guglielmo Minervini - su cui sviluppare un ampio confronto con le forze politiche, quelle sociali e gli operatori economici”. Il terreno di questo confronto sarebbe quello dei servizi, determinati per la qualità delle vita o come infrastrutture per lo sviluppo, per capire come innovarne i modi di conduzione, aumentarne l’efficienza e ridurre i costi di gestione, a volte insostenibili. Finora il Comune si è dotato di un solo strumento innovativo in questo campo, la Multiservizi, si tratta di pensare ad altri per l’Asm, che comporta un insostenibile carico finanziario, circa il 25% del bilancio comunale quest’anno, il nido e in genere tutti i servizi che riguardano il sociale, i due mercati all’ingrosso e poi servizi di nuova istituzione: gestione dei beni culturali e degli impianti sportivi. Un Comune snello “L’idea che stiamo maturando – ci ha detto ancora il sindaco – è quella di un Comune snello che coglie i bisogni, predispone i servizi, ma non gestisce e chiama la comunità, nel suo complesso organizzato di risorse, a concorrere per la gestione. Su questo vogliamo aprire una fase nuova di confronto, che impegni il Consiglio comunale, trasformando il bilancio in sorta di manifesto programmatico per la definizione di questi obiettivi”. Non c’è che dire, è un bel colpo di scena, mentre lo pensavamo intento a far passare consiglieri sul pallottoliere per arrivare al fatidico numero 16, in previsione dell’approvazione del bilancio, Guglielmo Minervini rilancia e di parecchio. Chiama le forze politiche a discutere del futuro della città in un settore nevralgico, che coinvolge tutti, sventagliando una proposta che si può condividere o no, ma a cui è difficile rispondere chiedendo cosa ne viene ad ogni singolo consigliere o forza politica o continuando con la melina del dentro o fuori l’aula consigliare a seconda delle votazioni o della pressione da esercitare. I discorsi del sindaco trascinano, soprattutto quando spaziano sugli ampi scenari, ma basta il ricordo di uno degli ultimi Consigli per chiedersi come si tradurranno poi questi progetti nella realtà. Non si può dimenticare, solo perché si ha il coraggio e la lungimiranza di disegnare gli scenari futuri per lo sviluppo di Molfetta, che poi eventuali cariche andranno distribuite secondo le regole della rappresentatività di tutti i partiti e che non sempre le persone indicate sono quelle più adatte a ricoprire ruoli molto impegnativi. Il sindaco è sereno: “Sarà una battaglia, dipenderà molto dalla qualità delle risposte che daremo, dal grado di coinvolgimento degli interlocutori che si creerà e che diventeranno essi stessi controllori del processo. Nella politica niente è scontato, è una lotta, può essere che si vinca può darsi che si perda, l’importante è avere in ogni caso un progetto”. “Niente promesse” Il cronista che, ritirandolo con i piedi per terra, chiede al sindaco se è sicuro di aver seguito in Consiglio comunale, si sente rispondere che: “Questo progetto politico serve rimescolare un poco le carte, a dire ad una serie consiglieri che in questo momento stanno in rotta con il Polo, che non si sentono ancora politicamente pronti a passare con noi, ma non ritengono sia opportuno che la città vada al voto con una mozione di sfiducia, così come ai transfughi, che si può stabilire un terreno di lavoro in cui facciamo delle cose assieme, senza che per questo si stabilisca un vincolo d’alleanza politica”. Insomma un segnale che sull’appoggio a questo progetto non vi sono preclusioni di sorta. Vi sarà chi griderà al trasformismo, ma Guglielmo Minervini afferma di non avere promesse d’alcun tipo da fare a chi farà questa scelta. Insomma il sindaco rilancia la palla a coloro che negli ultimi mesi hanno tentato di imporgli le regole del gioco e lo fa alla sua maniera, rispolverando l’idea, a lui tanto cara, del cambiamento culturale da imprimere a questa città, soprattutto in un momento che in ogni caso sarà segnato da profonde trasformazioni. In particolare gli insediamenti nella zona industriale avranno comunque ripercussioni sull’equilibrio economico della città, produrranno probabilmente ridistribuzione di ricchezze e di potere sul territorio, cambiamenti a cui si tenta di sovrapporre un’idea, di indicare una direzione e se questa alla fine non passa, almeno si cade in piedi e non su un banale storno di bilancio. Una politica su due binari, il successo dell’uno o dell’altro contendente dipenderà dalla capacità di saldarli o quantomeno di farli procedere nella stessa direzione. Staremo a vedere, sarà sempre meglio di fare la cronaca di Consigli comunali in cui l’unico interesse sia quello di sapere se vi siano 16 mani che si alzano.
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