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Una lettura rotariana dell'enciclica Laudato sì di Papa Francesco al Club di Molfetta col past governatore Palombella
18 aprile 2016

MOLFETTA – Sei capitoli che si snodano in 192 pagine, 246 paragrafi e due preghiere per chiedere «che tipo di mondo vogliamo trasmettere a coloro che verranno dopo di noi». Una fotografia senza filtri dello spreco dei beni più preziosi del creato come acqua, terra e cielo. Un’attenta analisi delle cause, a cominciare dallo strapotere della finanza e dalla debolezza della politica. Si tratta della lettera enciclica Laudato sì scritta da Papa Francesco che – aggiungendo un nuovo contributo alla dottrina sociale della Chiesa – esprime la necessità di un’alleanza tra scienze e religioni, utile alla cura dell’ambiente in cui siamo chiamati a vivere e nello stesso tempo rigetta l’idea che la salvaguardia della terra passi solo attraverso il controllo della bomba demografica. È una critica rivolta al modello di gestione del mondo imposto dalla globalizzazione, da un’economia che non rispetta l’uomo e da un tipo di politica che si sottomette al potere finanziario. Di questo e molto altro si è discusso durante l’incontro organizzato dal Rotary Club di Molfetta presso la consueta sede dell’Hotel Garden.

Ad introdurre la serata, il presidente Enzo Galantino che - dopo i saluti di rito - ha passato la parola al presidente del Rotary Club di Corato, Nico Longo dal quale è scaturita una domanda stringente sul tipo di mondo che lasceremo ai nostri figli e su quale futuro ci attende. Una questione cui ha cercato di dare risposta il Governatore Luigi Palombella, attraverso un’attenta e piacevole lettura “rotariana” dell’enciclica del Papa. Una lettera esortativa rivolta non soltanto ai credenti cattolici ma al mondo intero, indistintamente. Non a caso Palombella ha voluto iniziare la sua lectio con un “delizioso contributo” lasciato ai posteri dall’economista John Maynard Keynes che già nel 1929 si interrogava sulle sorti del nostro Pianeta. Si augurava, infatti che l’economia potesse rimanere all’ultimo posto nella scala dei valori dell’uomo e che per contro prevalessero la ragione, i sentimenti e la passione per costruire un avvenire migliore in cui il creato potesse essere considerato un dono e la Terra invece una “casa comune”, una “sorella” con la quale condividere l’esistenza. E proprio in nome di questo paradigma che Papa Francesco coglie l’occasione per lanciare un grido d’allarme rispetto allo sfruttamento sconsiderato delle risorse, rispetto ad una politica miope che guarda al successo immediato senza prospettive a lungo termine e anche contro una società improntata sul consumismo massivo ed incapace di invertire la rotta mediante il cambiamento degli stili di vita delle persone.
Bisognerebbe imparare a capire che siamo stati chiamati ad esistere su questa Terra e che ciò rappresenta un dono, concetto non di certo estraneo all’etica rotariana e che si fonda sull’idea di gratuità piuttosto che di contraccambio. È un valore immateriale di cui si è fatto portavoce anche il presidente internazionale del Rotary Club, esortando gli esseri umani ad essere «dono nel mondo». Un dono da mettere in circuito secondo il paradigma della condivisione per rimarcare quanto il creato non abbia padroni e i beni universali debbano essere destinati a tutti e tutti ne debbano poter fruire. Ma nella realtà dei fatti ciò non accade. L’uomo sembra quasi divertirsi a mettere in atto un uso predatorio delle risorse naturali, distribuendole in modo ineguale. Basti pensare alla «questione dell’accesso all’acqua potabile che rappresenta un diritto umano essenziale, fondamentale e universale perché determina la sopravvivenza delle persone» ma che in realtà viene negato ai più poveri a vantaggio di una modello tecnocratico, le cui logiche portano a distruggere la natura e sfruttare le persone e le popolazioni più deboli. Tale modus operandi tende infatti ad esercitare il proprio dominio anche sull’economia e sulla politica, impedendo di riconoscere che il mercato da solo non garantisce lo sviluppo umano integrale e l’inclusione sociale.
Ne deriva la logica che porta a sfruttare i bambini, ad abbandonare gli anziani, a ridurre altri in schiavitù, a sopravalutare la capacità del mercato di autoregolarsi, a praticare la tratta degli esseri umani e a commerciare pelli di animali in via di estinzione. Al contrario il Papa parla di «dignità del lavoro e della centralità dell’uomo, spiegando che rinunciare ad investire sulle persone per ottenere un maggior profitto immediato è un pessimo affare per la società». Pertanto, per invertire la rotta – come ha sottolineato Palombella sarebbe opportuno ricorrere ad una ecologia integrale che ricordi a tutti gli esseri umani la grande responsabilità nei confronti del creato. E allora come impostare un cambiamento che faccia recuperare all’uomo la sua autenticità e che gli restituisca una dimensione etica e morale nei confronti di ciò che gli è stato affidato? Rompendo schemi ed indugi, Papa Francesco cerca di dare una risposta a questo interrogativo di cui – in realtà - si sarebbe dovuto prendere coscienza già tempo addietro. Nella sua lettera il Papa parla di responsabilità, sobrietà ed educazione.
Valori indispensabili che gettano le basi motivazionali per intraprendere un cammino educativo che possa portare un mutamento favorevole. Per fare in modo che ciò avvenga è necessaria una forte sinergia che coinvolga tutti gli ambiti educativi come la scuola, la famiglia, i mezzi di comunicazione e la catechesi. Così «puntando su un diverso stile di vita si avrebbe la possibilità di esercitare una sana pressione su coloro che detengono il potere politico, economico e sociale». È ciò che accade quando le scelte dei consumatori riescono a modificare il comportamento delle imprese, inducendole quasi a ravvedersi del massacrante impatto ambientale che i modelli di produzione adottati, provocano.
Sarebbe interessante mettere su una governance, non intesa come forma di Governo ma come un’unione di intenti che crei ed adotti un modello comportamentale etico e morale riconosciuto universalmente e messo costantemente in pratica per avviare il tanto agognato processo di cambiamento sociale.

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Autore: Angelica Vecchio
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