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Una cronaca marinara di Corrado Pappagallo di un secolo fa
12 aprile 2011

La cronaca che riportiamo, di quanto accaduto a Molfetta un secolo fa, ci informa che nel corso della costruzione del porto talvolta le innovazioni che si apportavano erano causa di nuovi problemi, a volte anche drammatici. Ecco quello che scriveva il corrispondente locale sulla testata Corriere delle Puglie alla fi ne di febbraio del 1911: Il 27 un forte temporale da tramontana con forte vento ha rotto gli ormeggi di numerose bilancelle che stavano nel porto, anche molti velieri hanno rinforzato gli ormeggi per la forte risacca prodotta dal muro di sponda in costruzione, la Società Armatori ha mandato un telegramma al Ministero della Marina riferendosi al telegramma del 13-11-1909 e successivo memoriale per non far costruire il muro di sponda senza prima provvedere a una difesa foranea aggiungendo che l’ancoraggio nel porto era disastroso. E chiedono soccorsi al Governo. In città e lutto perché ogni bilancella ha 4 o 5 proprietari il quale hanno perso tutto. La classe marinara da da vivere a 2/3 della popolazione. Il 1 marzo lo stesso corrispondente riportava: Le bilancelle aff ondate sono 6: Garibaldi e Cosimino di Mauro Salvemini e Giuseppe Caputo e C., Agata e Toselli di Michele Cuocci, Mauro Altomare e Vito Camporeale e C., Unione e Concordia di 14 proprietari comandate da Salvatore Drago. Due bilancelle di Bari di Stoppaiolo che si trovavano nel porto per disarmo e armare altre due nuove sono distrutte. I padroni delle bilancelle aff ondate si cacciarono in mare e faticarono molto per triplicare gli ormeggi ma fu inutile per la fortissima risacca e a stento si salvarono. Insieme ai marinai che stavano sulle barche, la Capitanria di Porto dispose tutti i mezzi per salvare il naviglio e i marinai, la Società degli Armatori ha invitato l’ing. capo per un sopraluogo. Il mare è sempre agitato. Il 2 marzo un’altra corrispondenza riportava: Facendo seguito alle due mie precedenti, riguardanti la furiosa tempesta che infi erì nel nostro porto e che mandò a picco otto bilancelle fo notare che oltre ai bastimenti che hanno subito avarie, venti lancie di salvataggio furono mandate a picco o rovinate ed i poveri marinai si salvarono a stento dopo inauditi sforzi nella lotta contro i marosi spaventosi. Nel nostro porto lo specchio d’acqua è coperto di avanzi delle barche naufragate e tale vista addolora vivamente la cittadinanza che vede nella miseria e nel dolore tante famiglie. I padroni delle lancie perdute sono: Natale Amato, Giuseppe Annese, Raff aele Salvemini, Giuseppe Camporeale, Nicola de Pinto, Gaetano Annese, Giuseppe de Pinto, Cosmo Sasso, Saverio Ognisanti, Giambattista Amato, Girolamo Pisani, Filippo de Pinto, Giuseppe Antonio Messina, Onofrio Messina, Corrado Servilio. Il muro di sponda, causa di tanta rovina è rimasto abbattuto. Da tutti si vede la necessità della difesa foranea, prima che sia ripreso il lavoro del muro di sponda. Il personale delle lancie aff ondate che ascende a circa 60 persone, ha perduto ogni avere. Urgono provvedimenti immediati da parte del Governo. Nella corrispondenza del 18 aprile si riporta che: il muro di sponda costruito per una certa estetica nel nostro porto banchina è riuscito e continua a riuscire funesto per l’ancoraggio delle barche in genere e ciò per il ristretto specchio d’acqua che forma continuo contrasto di correnti. E la classe marinara è indignata nel vedere rovinato l’avvenire del loro capitale che salvaguardati dal cielo in alto mare, vengono a perdersi proprio nel porto. Si quantifi cano i danni che ammontano a £. 100.000 Il 20 settembre dello stesso anno un forte vento di tramontana accompagnato da mare grosso sconvolse il bacino del porto. Per la risacca i grossi velieri rinforzarono gli ormeggi, mentre le bilancelle ancorate al centro del porto corsero serio pericolo tanto che le bilancelle S. Francesco e S. Modesto di proprietà di Angelo Paparella e di Minervini Francesco con tutto ciò erano ancorate persero la presa e andarono a sbattere contro il muro di sponda. Ebbero circa £. 1.000 di danni. Diamo alcune notizie relative al naviglio aff ondato: bilancella Garibaldi, varata a Molfetta nel 1888, stazzava 13,28 t ed era iscritta alle matricole di Molfetta nel 1907 al n.39 (ex matr.1093 di Bari) e la bilancella Cosimino, costruita a Molfetta da Luigi Cormio e varata nel 1908, stazzava 15,57 t ed era iscritta nelle matricole di Molfetta al n. 272 e successivamente al n. 292. Al momento del sinistro erano di Mauro salvemini e di Giuseppe Capotorti. Bilancella Concordia, varata a Molfetta nel 1891, stazzava 12,99 t ed era iscritta nel 1907 alle matricole di Molfetta al n. 59 (ex matr. 1179 di Bari) e la bilancella Unione, varata a Molfetta nel 1891, stazzava 13,16 t ed era iscritta nel 1907 nelle matricole di Molfetta n.60 (ex matr. 1180 di Bari). Ambedue appartenevano agli stessi proprietari in numero di circa venti. Bilancella Agata, varata a Molfetta nel 1894, stazzava 13,76 t ed era iscritta nelle matricole di Molfetta nel 1907 al n. 88 (ex matr. 1319 di Bari) e la bilancella Toselli, varata a Molfetta nel 1896, stazzava 13,77 t ed era iscritta nelle matricole di Molfetta nel 1907 al n. 113 (ex matr. 1283 di Bari). Ambedue appartenevano a Altomare Mauro, Cuocci Michele e Camporeale Vito1.

Autore: Corrado Pappagallo
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