Un tranquillo giro in auto nella città dei fossi
Alessandra Lucivero
Molfetta città della pace e dei fossi. Oramai da qualche anno, appena varcate le soglie della nostra città, questa frase è pronta ad accoglierci. C'è chi leggendo sorride, chi la considera solo come l'ennesima “ragazzata”, e chi trova suo malgrado assolutamente veritiera questa aggiunta, riservando semmai qualche dubbio per l'originale. Come poter affermare il contrario del resto? L'unico modo per constatare la verità è quello di fare un giro in macchina tra le vie di Molfetta. Armati di pazienza e di voglia di rilassarci al volante, noi di Quindici iniziamo a percorrere le strade più periferiche della zona 167. Tutto sembra procedere tranquillamente quando all'improvviso un colpo secco avvertito sotto la nostra auto ci fa pensare di esserci imbattuti nella prima buca. Pazienza, probabilmente è stata una disattenzione. Ma dopo pochissimi istanti ecco un nuovo tratto di strada assolutamente rovinata, rattoppata nel peggiore dei modi, che ci costringere a tenere un'andatura a serpente pur di salvaguardare l'auto. Sarà un problema delle periferie? Dei nuovi quartieri, i cui tombini spuntano come funghi giganti tra l'asfalto, e le cui strade diventano veri e propri laghi quando piove? Probabilmente è così. Anche in questo caso però le nostre convinzioni vengono smontate dalla prima, enorme buca. Ed ecco di nuovo sentire l'urto della nostra auto con la strada, una delle strade centrali, ma poco importa. Notiamo muovendoci come dal multicolore dell'asfalto traspari un continuo lavoro di copertura delle buche, che si ripresentano però nello stesso punto, più profonde di prima. Sarebbe forse più opportuno operare diversamente nella manutenzione delle stesse? Iniziamo a pensare proprio di sì. Ad ogni via, ogni zona, si ripresenta puntuale uno di quei “fossi” di cui eravamo stati informati già da subito. Prendiamo per ultimo il ponte della nostra città, che collega le zone più centrali alle nuove. Lì non ci si aspetterebbe alcun tratto di strada rovinata, anche vista la pericolosità che questa comporterebbe. Ma ecco che il giro non poteva concludersi che in un solo modo. Quasi come inghiottiti da una mini voragine risentiamo preoccupati l'ennesima infame buca. Questa volta però non potendo muoverci come serpenti al volante, vista la presenza di un'altra automobile a fianco, la nostra vettura non è tanto fortunata. Risultato del botto? Il cerchio dell'auto piegato e una ruota sgonfia. La tranquilla passeggiata si è trasformata in un fastidioso incubo. Il cartello dice il vero. Ad oggi non rimane che tradurre la frase anche in inglese in modo che chiunque venendo da fuori città possa cogliere le peculiarità della nostra pacifica Molfetta, e magari evitare di uscire in macchina.
Autore: Alessandra Lucivero