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Un tesoro di città
15 ottobre 2018

Un’operazione a nostro avviso assolutamente meritoria è quella condotta da Paola de Pinto, che ha recentemente pubblicato per i tipi dell’Editrice L’Immagine Un tesoro di città. Molfetta raccontata ai ragazzi. Il volume, prefato da Barbara Jatta, direttrice dei Musei Vaticani, e squisitamente illustrato da Gabriella Carofiglio, vuole rivolgersi alle giovanissime generazioni, allo scopo di condurle per mano in un appassionante itinerario di conoscenza della nostra città. La pubblicazione è stata promossa dalla Cooperativa FeArT (di cui la de Pinto è cofondatrice), ente gestore del Museo diocesano di Molfetta. A sostenere l’iniziativa l’Opera Pia Monte di Pietà e Confidenze di Molfetta, presieduta dall’ing. Sergio De Ceglia. Come ha ben evidenziato nell’introduzione don Michele Amorosini, direttore del Museo diocesano, l’opera rappresenta “un tour tra il reale e l’immaginario”, “alla scoperta dei luoghi e dei monumenti più incantevoli della città baciata dall’Adriatico”. A fungere da motivo conduttore un’esile, ma avvincente, trama, che vede protagonisti in primis la piccola Paola e, in seconda battuta, alcuni suoi compagni della classe quinta elementare. La bambina, reduce da un viaggio a Roma, appare incline, alla luce del confronto, a sminuire la sua città d’origine. Cosa mai potrà offrire un centro di provincia come Molfetta? Si ribella a questa logica la nonna Margherita, concretizzazione, insieme ad altre figure (le statue parlanti, ma anche la signora Tanella, cara a tanti molfettesi), del genius loci, dell’anima e della memoria delle nostre contrade e del centro storico. Margherita conduce così la nipotina a vedere il busto di Giuseppe Maria Giovene, a riprova del fatto che Molfetta abbia dato i natali a personaggi illustri e geniali. Qui si innesta il fiabesco: Paola ode una voce, che le pare proprio provenire dalla statua. Tornerà in seguito a visitare il luogo e qui Giovene darà avvio a un’appassionante ‘caccia al tesoro’, costellata d’indizi che la piccola protagonista risolverà con l’ausilio di alcuni suoi amici, Sara e i gemellini Anna ed Enrico. Questo stimolante gioco intellettuale la porterà a dialogare con il busto di Gaetano Salvemini e con un angioletto della composizione dell’Assunzione di Maria di Corrado Giaquinto. La indurrà a riscoprire il Pulo, a interrogarsi sull’importanza del mare come elemento identitario da cui la nostra cittadina non può prescindere. Ultimo anello del viaggio, ma solo momentaneamente, il Museo diocesano, con i suoi molteplici capolavori. In Paola maturerà il desiderio di divenire una guida turistica, proprio allo scopo di valorizzare quel “tesoro di città”, che inizialmente aveva frettolosamente misconosciuto. Il messaggio dell’opera è piuttosto chiaro. Siamo circondati dalla bellezza, ma non riusciamo più a riconoscerla. I bambini giocano accanto a statue che celebrano figure importanti del nostro passato, eppure questi nomi, peraltro di rilievo internazionale, sono spesso a loro ignoti. L’unica soluzione è fermarsi a guardare. Riscoprire monumenti cui passiamo accanto senza neppure degnarli di uno sguardo fugace. Non è un caso come, appena i bambini protagonisti del racconto cominciano a renderli oggetto di interesse, allora busti, dipinti, statue si animino e raccontino loro la propria storia. In realtà è esattamente ciò che farebbero se gliene offrissimo l’opportunità. E questo libro giunge a proposito, con il suo linguaggio agile, con la sua narrazione accattivante e mai banale, i suoi personaggi mutuati dalla quotidianità e le improvvise incursioni nel meraviglioso. Un meraviglioso a misura di ragazzo, ricondotto a medietas e reso carezzevole. Ottimo strumento sono anche le schede a conclusione del volume, che forniscono alcune informazioni su monumenti e personaggi e suggeriscono itinerari. “A chi ama la propria città e a quanti, conoscendola, impareranno ad amarla”. © Riproduzione riservata

Autore: Gianni Antonio Palumbo
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